Case famiglia, servono maggiori risorse: a Roma mozione approvata. “Ora tocca al sindaco”
Casa famiglia di Casa al plurale
ROMA – Le case famiglia per minori e per persone con disabilità hanno bisogno di maggiori risorse, per cui è necessario che l'amministrazione capitolina avvii finalmente “un percorso che porti all'adeguamento delle rette corrisposte per le case famiglia parametrandole ai reali costi di gestione”: è quanto chiede una mozione, firmata dai consiglieri Erica Battaglia, Nella Converti, Tiziana Biolghini e Paolo Ciani e approvata nei giorni scorsi dall'Assemblea Capitolina con 32 voti favorevoli e uno contrario.
“Le rette previste oggi per il progetto residenzialità (immodificate da cinque anni) devono essere rivalutate in base all'aumento del costo della vita e di quello del lavoro, riportato nelle apposite tabelle ministeriali – si legge nelle premesse della mozione - Dal 2002 in poi, l'importo di esse deve essere annualmente rivalutato in base alle variazioni Istat”. Si fa riferimento in particolare alla delibera di Giunta Capitolina n. 191 del 2015, che definisce “necessario e improcrastinabile procedere ad una rideterminazione dei corrispettivi relativi ai servizi domiciliari” e “determina il compenso orario per un'ora di assistenza alle persone con disabilità in 23.85 euro”. Si rammenta che “Roma Capitale ha la responsabilità dei suoi concittadini con disabilità, nonché dei minori senza la tutela familiare; mediante atti di convenzione con diversi Enti gestori garantisce ai suoi concittadini più fragili una vita di tipo familiare, in strutture residenziali convenzionate con Roma Capitale” e che “da tantissimi anni tali strutture sono un fiore all'occhiello dell'Amministrazione capitolina; si tratta non di istituti anonimi ma di vere e proprie case, in cui al centro è la persona e chi lavora per lei”. E si fa riferimento allo “Studio dei costi delle case famiglia” di Casa al Plurale, che da oltre 20 anni l'associazione produce e che è stato riproposto recentemente “nell'audizione con le Commissioni V e VI del 30 marzo 2022, durante la quale è stato rappresentato in modo puntuale ed esaustivo il costo che ciascun ente gestore deve sostenere per garantire un servizio di qualità”. Da tale studio, “si evince da un semplice calcolo la differenza tra rette necessarie e attualmente previste è a volte doppio rispetto alle storiche quote di Roma Capitale”.
Alla luce di tutto questo, “l'Assemblea capitolina impegna il sindaco e la giunta ad avviare un percorso che porti all'adeguamento delle rette corrisposte per le case famiglia parametrandole ai reali costi di gestione, come esposto in premessa; a valutare, dove possibile, un’una tantum per indennizzare i tantissimi anni di arretrati non corrisposti adeguatamente; ad inserire progressivamente in bilancio, ogni anno, le risorse necessarie all'adeguamento Istat e ai futuri aumenti contrattuali e del costo del lavoro per il corretto calcolo di tali rette”.
La soddisfazione e l'attesa di un “atto formale”
Per Luigi Vittorio Berliri, presidente di Casa al Plurale, si tratta di “un passo importantissimo. La volontà "politica" dell'assemblea capitolina dimostra che chi è stato eletto per amministrare la città, e quindi individuare priorità e indirizzi, si è espresso con estrema chiarezza. Ora aspettiamo fiduciosi un atto concreto dal Sindaco Gualtieri – continua Berliri - che questo aveva in campagna elettorale e che ci ha più volte confermato e rassicurato che la direzione è quella indicata, così come i tanti colloqui con la dirigente e l'assessora alle politiche sociali ci rassicurano. Ora, manca solo l'ultimo passo: un atto formale!”
Soddisfatta anche la consigliera Dem Erica Battaglia: “L’orientamento dato oggi dall’aula Giulio Cesare relativamente all’adeguamento delle rette per le case famiglia va nella direzione auspicata da anni, ovvero l’inizio di un percorso che porti la città con le sue strutture sociali al pieno riconoscimento del loro ruolo e della loro funzione di accoglienza. Questo ovviamente per garantire qualità del servizio e giusto ristoro ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolte. La casa famiglia non è un servizio qualsiasi – precisa - ma è casa per chi, con una disabilità o a forte rischio di esclusione sociale, immagina e costruisce in quel luogo la sua autonomia e la sua famiglia. Dare dignità a questi luoghi con il giusto investimento – conclude - vuol dire cogliere questo aspetto della vita, che vale per i normodotati quanto per le persone con disabilità e i minori. Sono particolarmente orgogliosa dell’indirizzo dato e sono certa che la Giunta di Roma Capitale saprà cogliere questa occasione: ridare dignità ai servizi alla persona e autorevolezza al mondo del terzo settore”.
Commenta il capogruppo capitolino di Demos, Paolo Ciani: “Parliamo di tutela dei diritti di persone fragili che, laddove non si riesca a far fronte in famiglia, possono trovare una vera alternativa all'istituzionalizzazione in luoghi spersonalizzati nelle case famiglia, luoghi che mostrano già in queste due parole la centralità della persona e l'assistenza in modalità familiare. È evidente, quindi, che le case famiglia non possono lavorare con una quantità di fondi inadeguata a garantire la massima qualità del servizio, cui i cittadini più fragili hanno pienamente diritto. Le case famiglia convenzionate di Roma Capitale sono un fiore all'occhiello dell'amministrazione per la centralità della persona e la qualità del servizio offerto – ricorda ancora Ciani - eppure lo 'Studio dei costi delle case famiglia' ha evidenziato una differenza sostanziale, pari al doppio, tra le quote versate da Roma Capitale per ogni utente e quelle spese effettivamente da ogni ente gestore per l'erogazione di un servizio di qualità. La nostra amministrazione ha come priorità la tutela dei fragili e in questo caso specifico il mantenimento degli elevati standard di cura per gli ospiti di case famiglia convenzionate, che garantiscono, in virtù della delibera 1305, un educatore o un operatore ogni 3 o 4 ospiti, un responsabile e un assistente sociale. Parliamo di professionalità specifiche e necessarie al benessere di ogni singolo utente e al soddisfacimento dei suoi bisogni. Abbiamo quindi voluto garantire un percorso che porti all'adeguamento delle rette, dimostrando con la concretezza l'importanza che l'amministrazione riconosce la priorità del servizio e la centralità delle persone a cui è rivolto", conclude Ciani.
L'emergenza Oss ed educatori
Accanto al tema delle risorse finanziarie, resta un'altra urgenza, su cui Berliri richiama l'attenzione: la carenza di educatori e di Oss, figure fondamentali per la corretta gestione e la qualità del servizio ma soprattutto la qualità della vita di chi abita queste case. “Mancano OSS e mancano educatori – sottolinea Berliri - Con la pandemia, tanti Oss sono stati assunti negli ospedali e questo ha distolto risorse preziose dal sociale. Ma per entrambe le figure ,gli educatori e gli Oss, credo ci sia un dato 'culturale': il mestiere dell'operatore sociale e quello dell'educatore sono mestieri bellissimi e in cui, se si è davvero bravi, si trova lavoro subito e stabilmente. Sono lavori che però meriterebbero retribuzioni più elevate e un adeguato riconoscimento. Sono lavori che richiedono responsabilità enormi, soprattutto quando hanno a che fare con la cura e la presa in carico di persone 'senza difese', ma che aprono a un mondo sconosciuto e sommerso che è dato vedere solo a chi ha il coraggio di 'tuffarsi' in esso”.