Caso Lambert, la Francia non ci sta: nuovo ricorso in Cassazione
ROMA – Ricorso in Cassazione. Al governo francese non piace la pronuncia con la quale la Corte d’Appello di Parigi ha deciso, lo scorso 20 maggio, che la Francia deve attendere il responso del Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità prima di applicare nei fatti la sentenza che autorizza la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione a Vincent Lambert, il 43enne tetraplegico che da 11 anni vive in una condizione di coscienza alterata dopo un incidente stradale.
Il ministero della Salute – che fin dal principio aveva negato che la richiesta dell’organismo delle Nazioni Unite fosse vincolante per lo Stato francese – e il ministero degli Esteri hanno annunciato nei giorni scorsi la decisione di ricorrere in Cassazione; l'organo giudiziario viene quindi chiamato a giudicare la decisione assunta dalla Corte d’Appello e a confermarla o meno. E a stabilire se il Comitato Onu ha il potere di emettere delle "raccomandazioni" (non vincolanti per lo Stato che ha firmato e ratificato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e il suo Protocollo opzionale), o se invece le sue richieste debbono ritenersi vincolanti.
Una partita giudiziaria e politico, con in gioco la vita stessa di Lambert: l’uomo infatti – che per la sua particolare condizione non è affatto da considerarsi in stato terminale né in fin di vita – ha di fronte (nel caso di una conferma della decisione) un arco temporale di almeno qualche mese, giacché il Comitato Onu aveva preannunciato di voler esaminare con calma il caso prima di restituire un parere. Se però dalla Cassazione arrivasse una decisione opposta, e si sostenesse - come ritengono i due ministeri coinvolti - che la Francia non è vincolata ad attendere il pronunciamento del Comitato delle Nazioni Unite, è chiaro che il protocollo di distacco di alimentazione e idratazione riprenderebbe il suo corso in tempi molto brevi. Non è un mistero infatti che l’èquipe medica dell’ospedale di Reims – dove l’uomo è ricoverato – e il suo tutore legale, la moglie Rachel, propendono per serrare i tempi. E Lambert, in quel caso, morirebbe nell’arco di alcuni giorni.
L’entrata in gioco giudiziaria del governo francese sposta gli equilibri. Il presidente Macron, di fronte alle richieste di intervento per fermare il protocollo, aveva risposto lo scorso 20 maggio affermando di non poterlo fare, e rimandando la questione alle sentenze, pronunciate nei mesi e anni precedenti – sottolineava - in conformità alle leggi dello Stato. Poi, a sorpresa, arrivò la decisione della Corte d’Appello che impose uno stop. Quello stop che il governo ora chiede di rimuovere.