28 gennaio 2019 ore: 17:13
Immigrazione

Caso Sea Watch. Il Garante, Mauro Palma: “E’ illecita detenzione”

Inviata informativa alla Procura di Siracusa e richiesto al Ministro dei trasporti Toninelli di consentire urgentemente lo sbarco: "Le persone sono la nostra giurisdizione, anche se con bandiera straniera". Intanto 50 organizzazioni scrivono al premier Conte: "Sbarco Immediato". E il Cnca si dice disponibile ad accogliere i migranti nelle sue strutture

Roma- La situazione di stallo sulla Sea Watch 3, per gli effetti della mancata autorizzazione all’attracco e dell’impossibilità della nave di riprendere la navigazione, determina “la privazione di fatto della libertà dei migranti soccorsi. Oltretutto è stato anche superato il limite massimo di 96 ore che la legge prevede per il fermo di una persona senza convalida giurisdizionale”. Lo sottolinea il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma, esprimendo preoccupazione per la situazione dei 47 migranti soccorsi il 19 gennaio scorso e da tre giorni ancorati nella rada al largo di Siracusa. Il Garante ha scritto al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, chiedendo l’immediato attracco della nave Sea Watch 3 e il conseguente sbarco delle persone soccorse, “nella chiara finalità di tutelare i diritti delle persone salvate e di preservare il Paese dal dover rispondere in sede internazionale di possibili violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)”. Nella lettera il Garante nazionale ha chiesto con la massima urgenza al Ministro informazioni relative all’assegnazione di un luogo sicuro (POS) dove sbarcare le persone ora a bordo della nave Sea Watch 3; all’indicazione data e allo stato attuale della situazione circa l’impossibilità di approdo, con la specificazione della motivazione; alla presenza di donne e minori a bordo; alla sistemazione delle persone salvate in ambienti coperti o esterni, con l’indicazione numerica in un caso e nell’altro; alle condizioni materiali attuali e alle azioni intraprese per rispettare il divieto di trattamenti inumani e degradanti, con particolare riferimento all’accesso a cibo e acqua e alla tutela della salute; ai motivi di ordine pubblico e sanità pubblica che hanno portato all’adozione dell’ordinanza che vieta a ogni natante di avvicinarsi alla Sea Watch 3.

“Le persone a bordo di una nave che ha fatto ingresso nelle acque territoriali italiane, per quanto battente bandiera straniera, sono sotto la giurisdizione del nostro Paese - sottolinea il Garante - Ciò implica la responsabilità dello Stato per ogni eventuale violazione dei diritti umani: la situazione di privazione di fatto della libertà personale, in violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Cedu; il mancato avvio delle procedure individuali di identificazione e quindi la mancata considerazione delle posizioni individuali, a rischio di violazione del divieto di espulsioni collettive; la mancata considerazione degli aspetti di vulnerabilità individuale, a rischio di violazione dell’articolo 3 della Cedu; la possibile violazione del divieto di non refoulement, considerato che le persone soccorse dalla nave Sea Watch 3 provengono dalla Libia, Paese verso cui non possono essere respinte; il rischio di violazione del diritto d’asilo regolato dalla Convenzione di Ginevra; la possibile violazione dell’articolo 3 della Cedu in relazione alle condizioni in cui sono costrette le persone migranti a bordo”. Il Garante nazionale ha informato delle sue preoccupazioni la Procura della Repubblica di Siracusa, in particolare sulle possibili responsabilità penali riguardo a un’illecita detenzione dei migranti sulla Sea Watch 3 e sui rischi di condanne del nostro Paese in sede internazionale. Inoltre, il Garante ribadisce il principio che “le persone sono sempre un fine e mai un mezzo per raggiungere qualsiasi obiettivo e si riserva di aprire un confronto in ambito europeo sull’atteggiamento tenuto dalle autorità olandesi nella gestione della vicenda Sea Watch 3”.

L’appello di 50 organizzazioni a Conte. “È ormai di urgenza improrogabile che i minori e tutte le persone presenti a bordo possano toccare terra nel più vicino porto sicuro e non restare ostaggio di dispute politiche alle quali, siamo certi converrà, il rispetto degli esseri umani e dei loro basilari diritti va sempre anteposto”. E’ questo il messaggio contenuto nella lettera inviata oggi al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte da oltre 50 organizzazioni e associazioni a diverso titolo impegnate per i diritti dei minori. Nella lettera in particolare si chiede al Presidente Conte che si dia seguito oggi stesso alla richiesta della Procura presso il Tribunale per i minorenni di Catania di far sbarcare i minori, sottolineando che “le disposizioni della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, del diritto internazionale del mare, della Convenzione Europea sui diritti umani, della nostra Costituzione e delle leggi interne di tutela dei minori di 18 anni rendono lo sbarco un atto dovuto, sinora ritardato senza comprensibili motivi”. La richiesta al Premier è di intervenire immediatamente ed “esercitare quanto nelle Sue responsabilità per far sì che questo ulteriore penoso episodio si concluda oggi stesso con lo sbarco di tutti e l'opportuna e immediata presa in carico dei minori loro malgrado coinvolti. Si tratta di persone che hanno già subito violenze e privazioni durante il viaggio, la loro sofferenza si è prolungata sin troppo ed è responsabilità delle Istituzioni italiane porvi fine.”

Cnca: "pronti a ospitare i migranti". Intanto il presidente il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Riccardo De Facci dichiara la disponibilità ad “accogliere, nelle nostre strutture, le 47 persone migranti a bordo della Sea Watch 3”. “Il divieto imposto alla nave della ong tedesca di sbarcare persone che vengono dall’inferno della Libia viola diritti e principi fondamentali - sottolinea - Tra di esse ci sono pure 13 bambini e adolescenti, alcuni non accompagnati, e il loro trattenimento sulla nave della Sea Watch è illegale e perseguibile, configurando un atto contrario alle norme internazionali di tutela dell’infanzia che anche il nostro paese ha ratificato. Ed è inumano ‘chiudere i porti’ a esseri umani particolarmente vulnerabili, che hanno subito torture e violenze di ogni genere, bloccati per giunta a un passo dalla terra che speravano di raggiungere per costruire una vita migliore. Dinanzi a questo scadimento nel livello di civiltà siamo costretti a dire: Non in mio nome.”“Le persone migranti a bordo della Sea Watch 3”, conclude De Facci, “hanno diritto ad essere accolte e inserite in un percorso che ne permetta la regolarizzazione e l’inclusione sociale. Le organizzazioni del Cnca, come diverse altre associazioni e alcuni Comuni, sono disponibili a essere coinvolte immediatamente in questo processo". (ec)

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