Celle sovraffollate e fatiscenti per gli oltre 500 detenuti dell'Ucciardone
PALERMO – Nel carcere Ucciardone di Palermo sono ci sono oltre 500 detenuti. Celle buie, divorate dalla muffa. Cucinini accanto ai gabinetti. Letti a castello in stanze che potrebbero ospitare un solo detenuto. Garitte fatiscenti. Impianti elettrici a rischio. E’ la fotografia della Uil Pa Penitenziari, in un reportage del luglio scorso, dedicato alle carceri italiane, che testimonia lo stato di degrado degli ambienti di vita dei detenuti ma anche degli stessi agenti penitenziari. Nel carcere Ucciardone, secondo i dati di luglio 2013, sono 519 i detenuti collocati in solo 5 sezioni aperte su 8 e dunque, nelle celle singole vengono rinchiusi anche tre detenuti. Entro 5 anni le cose dovrebbero cambiare, sono previsti nuovi posti in più e nuovi padiglioni tra Palermo, Trapani, Siracusa, Caltagirone. Ma, all'attivazione dei nuovi padiglioni e dunque di nuovi posti per i detenuti, non corrisponde un aumento del personale di polizia penitenziaria.
Lo scorso aprile, a scendere in piazza a Palermo davanti all’Ucciardone sono stati i poliziotti penitenziari della Sicilia aderenti a Sappe, Uil, Sinappe, Ugl e Cgil, che rappresentano oltre il 70% dei lavoratori. Delegazioni delle 26 carceri siciliane con la partecipazione dei segretari nazionali, che hanno denunciato la mancanza di almeno mille poliziotti.
Il carcere dell'Ucciardone è la casa circondariale più antica dell’Isola ubicata in via Enrico Albanese. Il nome deriva dal siciliano “u ciarduni”, a sua volta dal francese “chardon”, che vuol dire cardo: un tempo, infatti, questa pianta commestibile veniva coltivata nel terreno in cui sarebbe poi sorto l'edificio. Nel carcere ci sono la scuola elementare, la media e il liceo scientifico. Poi, tra le attività, si fanno cucina, giardinaggio, un corso di mosaico, un corso di pc e, inoltre c’è la fruibilità di una biblioteca. L'imponente struttura è situata in pieno centro storico, vicino al quartiere di Borgo Vecchio, nei pressi del porto. È stato progettato all'inizio dell'ottocento dall'architetto Nicolò Puglia e riformato, come oggi si vede, dall'architetto palermitano Emmanuele Palazzotto. Nel 1842, con il trasferimento dei detenuti dallo storico carcere della Vicaria, poi trasformato in Palazzo delle Reali Finanze dallo stesso architetto Palazzotto, iniziò la sua attività. (set)