8 ottobre 2015 ore: 12:07
Immigrazione

Cento anni di accoglienza: dalle mondariso alle rifugiate di oggi. "Un tetto non basta"

A Roma l'assemblea nazionale della storica associazione cattolica Acisjf. Nel 2015 oltre 19 mila ragazze prese in carico e 38 mila pasti gratuiti. Serve una nuova accoglienza, Cavallaro: “Rispondiamo alle esigenze del territorio”
Assemblea dell'ass. Acisjf

ROMA – Dall’accoglienza alle “mondariso”, le lavoratrici stagionali nelle risaie del secolo scorso, fino alle giovani migranti dei nostri giorni: è l’impegno dell’Associazione cattolica internazionale al servizio della giovane, l’Acisjf, che da domani e fino all’11 ottobre si riunirà presso la Casa Maria Immacolata a Roma per la 38esima assemblea nazionale “L’Acisjf tra vecchie e nuove sfide dell’accoglienza”. Una storia lunga e importante quella dell’associazione. Nata a Friburgo nel 1897 e arrivata a Torino nel 1902, l’Acisjf ha sempre avuto come missione “l’attenzione alle necessità delle giovani”: dalle mondariso, appunto, del 1914, al dopoguerra, con l’impegno nelle stazioni, impegnandosi anche sul fronte di alcune leggi, dal diritto di voto alle donne, all’adozione e all’eliminazione delle case chiuse.

Un momento di un seminario nazionale Acisjf
Assemblea dell'ass. Acisjf

Oggi, l’associazione conta oltre 2 mila volontari assidui e 18 case di accoglienza che, soprattutto nel Centro Nord, raccolgono oltre 1.100 posti letto. Solo nel 2015, l’associazione si è occupata di oltre 19 mila ragazze e giovani e ha fornito più di 38 mila pasti gratuiti. Oltre alle case di accoglienza, le attività dell’Acisjf riguardano anche mense, servizi in stazione, centri di ascolto, affidi diurni e doposcuola: un impegno che non è esente da difficoltà. “Attualmente al Sud Italia ci sono nuovi comitati sia in Sicilia, Sardegna e in Calabria – spiega Emma Cavallaro, presidente di Acisjf -. Oggi le case sono un grande peso organizzativo, per cui un comitato che nasce oggi si dedica più ad attività di ascolto. Da un punto di vista economico non è semplice affatto, ma neanche da un punto di vista organizzativo”. Gli ambiti d’azione sono diversi, spiega Cavallaro. “Rispondiamo alle esigenze del territorio – spiega -. A Pisa abbiamo una casa che è solo per madri e bambini, mentre a Venezia abbiamo un pensionato universitario. La casa di Venezia ci è stata donata dall’allora patriarca e futuro Papa Giovanni XXIII che chiese all’associazione di farne un pensionato universitario. Di fatto ce n’è ancora bisogno. Ad oggi sono ospitate molte ragazze che non avrebbero possibilità di studiare se non fossero accolte da noi. Vengono anche da paesi in guerra e dove ci sono violenze”.

Una missione, quella di Acisjf, che negli ultimi anni si sta rinnovando, per rispondere a nuove necessità, come l’accoglienza dei migranti. “Abbiamo sempre avuto questa attenzione alle nuove sfide e alle nuove difficoltà – spiega Cavallaro -. Ci siamo lasciati interpellare da quello che avveniva e per questo abbiamo nelle case abbiamo studentesse, lavoratrici, donne agli arresti domiciliari affidate a noi per problemi particolari e abbiamo anche rifugiati”. Un’accoglienza che va anche oltre la propria missione. “Nel caso dei rifugiati – spiega Cavallaro - non abbiamo avuto solo ragazze, ma in quest’ultimo periodo abbiamo accolto anche interi nuclei familiari. Non abbiamo voluto dividerli dopo tutto quello che hanno vissuto prima di arrivare finalmente in una realtà di famiglia”.

Nella sola Casa di Roma, da maggio 2015 l’associazione ha accolto già 930 migranti, di cui molti in assistenza alloggiativa temporanea. “Siamo stati coinvolti dall’assessore al sociale, Francesca Danese, quando sono stati sgomberati i campi di Ponte Mammolo ed altri che lasciarono per strada tanta gente – racconta Cavallaro -. Abbiamo cominciato a rispondere così accogliendo successivamente anche i transitanti. In questo caso, ci siamo occupati non solo di giovani donne ma anche di nuclei familiari”. Ai migranti è stato assicurato vitto e alloggio, spiega Cavallaro. “Alcuni avevano bisogno di vestiti, altri di essere curati – continua -. Ci siamo occupati dei bambini e di tutti quelli che sono i bisogni primari, ma non solo. Dare loro un tetto, un vitto e un alloggio è già molto, ma ci sembrava che meritassero qualcosa di più dopo tutto quello che hanno passato”. Nei prossimi giorni a Roma, l’assemblea si occuperà di definire le nuove sfide, anche alla luce di quanto chiesto da papa Francesco. Per Cavallaro, però, serve una nuova accoglienza. “Non basta dare loro un tetto se accanto a questo non c’è il rispetto della loro dignità e dei loro diritti. L’accoglienza andrebbe sottratta alle strumentalizzazioni politiche. L’istigazione all’odio è un fatto grave. Spesso si dicono cose che non sono vere e servono solo a fomentare un odio tra poveri che non serve a nulla”.

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