Centri estivi e disabilità: dal volontariato una risposta fondamentale
Iniziamo con i centri estivi “speciali”, riservati ai ragazzi disabili: si tratta per lo più di esperienze che nascono dalle costole di centri diurni attivi durante l’anno e spesso rivolte anche a ragazzi disabili adulti. E’ questa, infatti, la “fascia critica” della disabilità: dopo i 14 anni, ma ancor più a partire dai 18, si riducono o spariscono i servizi rivolti ai ragazzi disabili. Non fanno eccezione i centri estivi. Una lacuna quindi colmata, in alcuni casi, dai centri diurni “aperti d’estate”, che accolgono i ragazzi anche durante il periodo di chiusura delle scuole.
Per quanto riguarda i centri estivi gestiti da parrocchie o associazioni (e in alcuni casi sostenuti da un finanziamento comunale), l’esperienza delle famiglie dei ragazzi disabili è generalmente positiva, come testimoniano diverse mamme. Non altrettanto può dirsi dei centri comunali, dove la situazione è molto disomogenea: alcuni comuni prevedono, nel bando di assegnazione del servizio, come requisito fondamentale la capacità di accogliere, con personale specializzato, i ragazzi con disabilità; in altri comuni, invece, questo riferimento non è contenuto nel bando e la questione dell’accoglienza della disabilità è quindi lasciata alla discrezione dell’associazione che si aggiudica il servizio. Di conseguenza, molti centri estivi comunali non sono di fatto preparati per accogliere bambini con disabilità: si arriva, in alcuni casi, ad escludere esplicitamente i bambini disabili.
All’interno di questo scenario, si inserisce naturalmente il problema dei costi: in un periodo di crisi economica, le famiglie con ragazzi disabili difficilmente hanno la possibilità di sostenere una spesa “straordinaria” per la gestione del tempo dei figli. Una spesa che oscilla tra i 20 euro, o anche meno, chiesti dai centri estivi comunali (qui il costo è generalmente modulato sul reddito della famiglia e, in alcuni casi, il servizio è fornito gratuitamente), ai 150-160 euro settimanali di alcuni centri estivi privati o “speciali”. Così, alcuni giorni fa, l’Anffas di Modica ha diffuso un appello, in cui denuncia la situazione: “Non riusciamo a reperire fondi per un progetto estivo per ragazzi disabili gravi e gravissimi”, un progetto nuovo e fondamentale, spiega l’associazione, perché “quando finisce la scuola, le famiglie non sanno dove mandare i loro figli”. Nessuno però, né tra le aziende né tra le istituzioni, sembra essere in grado di sostenere il progetto dell’associazione: “Il nostro appello – conclude l’Anffas - è quello aiutarci, non solo a livello economico ma anche umano, facendo del volontariato”. E’ una forza, quella del volontariato, sui cui come vedremo si reggono alcune delle esperienze positive raccontate dalle famiglie. (cl)