11 febbraio 2016 ore: 17:31
Immigrazione

Centro Astalli: "L'incolumità dei migranti non è tra le priorità dell'agenda Ue"

Il commento del presidente Ripamonti, alla luce del Rapporto della Commissione Europea: "L’avere frontiere solide non può essere anteposto alla responsabilità nel creare vie legali e sicure di accesso per chi ha bisogno di protezione"
Mayotte, immigrati su barca

ROMA - "L’incolumità dei migranti e il rispetto dei diritti umani non è tra le priorità dell’agenda Europea”. Questo il commento di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli alla luce del Rapporto pubblicato ieri dalla Commissione Europea. " Dal report - si legge in una nota - si evince la volontà di mantenere in vigore il trattato di Dublino (che stabilisce che il Paese di primo arrivo sia competente ad esaminare la domanda di asilo). Nonostante ormai da più parti sia considerato strumento obsoleto per gestire le domande di protezione internazionale nell'Unione, addirittura nel documento si parla della ripresa dei trasferimenti (sospesi da tempo) verso la Grecia. Le notizie che riceviamo dal nostro ufficio del Jrs ad Atene ci confermano condizioni estremamente preoccupanti non solo nell'accesso alla protezione, ma anche nell'insufficienza delle strutture di accoglienza e nelle condizioni di detenzione, ancora particolarmente critiche. Sarebbe questa pertanto un’indebita misura che metterebbe a rischio l'incolumità e la tutela delle persone"

"Nel documento - prosegue la nota - silascia intendere che le persone che non sono di una nazionalità candidabile per la relocation (che al momento è prevista per Eritrea, Siria, Iraq e Repubblica Centrafricana) siano automaticamente considerate non bisognose di protezione. In questi mesi abbiamo avuto la prova che la 'selezione' dei richiedenti asilo allo sbarco pone molte difficoltà per l'individuazione delle vulnerabilità e ha dato origine a molti casi di impropria gestione che hanno tagliato fuori decine di persone dalla procedura d'asilo". E ancora, "sugli hotspot non possiamo che ribadire che l'uso della forza e il trattenimento prolungato per il rilevamento delle impronte digitali non solo non sono consentiti dalla legge italiana, ma pongono gravi problemi rispetto alla costituzionalità di tale misure". Infine, conclude la nota, "troviamo estremamente preoccupanti le politiche relative agli accordi di riammissione. Già i Paesi in cui l'Italia sta effettuando i rimpatri appaiono quanto meno critici sotto i profili del rispetto dei diritti fondamentali: proprio in questi giorni la vicenda Regeni fa discutere anche l'opinione pubblica sull'Egitto. La prospettiva di riammissioni veloci in Gambia, Costa d'Avorio o addirittura Afghanistan e Pakistan ci pare quanto meno allarmante. “Ancora una volta chiediamo che la dignità, la sicurezza e la tutela delle persone sia anteposta all’esigenza di ridurre i flussi.

L’avere frontiere solide non può essere anteposto alla responsabilità dell'UE nel creare vie legali e sicure di accesso per chi ha bisogno di protezione. Priorità sia il porre fine alle drammatiche stragi quotidiane a cui ci rifiutiamo di abituarci. Ma di questo nel documento non si fa cenno”. 

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