Cibo, il World food program: con le carestie i migranti raddoppiano
- ROMA - "Per ogni punto percentuale in più di incidenza della malnutrizione, tra il 1990 e il 2015 il tasso di emigrazione è cresciuto del due per cento": lo ha sottolineato Arif Husain, capo economista del World Food Program (Wfp), autore di un rapporto presentato oggi a Roma.
Centrale nello studio, intitolato "At the Root of Exodus: Food Security, Conflict and International Migration", l'insicurezza alimentare come fattore critico per le partenze.
Nel rapporto, si evidenzia come sicurezza alimentare e migrazioni sono questioni interconnesse, rispetto alle quali servono interventi coordinati anche a beneficio delle comunità ospitanti del Medio Oriente e dell'Africa dove si sono trasferiti centinaia di migliaia di profughi.
Nel rapporto si evidenzia d'altra parte che, rispetto ai flussi globali, nell'Europa e nel mondo ricco arriva solo una quota esigua di migranti.
Husain ha sottolineato che in nove casi su dieci i migranti africani restano in Africa e la stessa relazione riguarda le comunità asiatiche.
Nello studio del Wfp, presentato alla Farnesina, è preso in considerazione un arco di tempo che va dal 1990 al 2015. Due anni fa i migranti internazionali sarebbero stati 244 milioni. Oltre 65 milioni invece i profughi costretti a lasciare le proprie case da conflitti: nel 55 per cento dei casi erano di nazionalità afgana, siriana o sud-sudanese. (DIRE)