25 febbraio 2015 ore: 15:54
Immigrazione

Cie, il monito della Commissione diritti umani del Senato: il governo cambi le regole di appalto

Più attenzione ai diritti, maggiore formazione degli operatori, più apertura alle realtà del territorio, obbligo di firma e di dimora in luogo del trattenimento e soprattutto uso dei Centri solo nei casi indispensabili. Ecco i suggerimenti della Commissione
Cie ponte Galeria, mani di immigrati escono da sbarre

ROMA – Ogni decisione riguardante l’espulsione di uno straniero irregolare che soggiorna nel nostro paese deve necessariamente tener conto dei principi riguardanti il superiore interesse del minore, il diritto all’unità familiare e il principio di non refoulement, che prevede il divieto di respingere forzatamente un rifugiato o richiedente asilo verso le frontiere di uno Stato dove la sua vita o la sua libertà siano minacciate. È questo il monito della la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato nel rapporto sui Cie reso pubblico questo pomeriggio a Roma, le cui conclusioni vanno ad arricchire la fotografia dei Centri presentata sempre dalla Commissione lo scorso settembre.

Tra i suggerimenti espressi dalla Commissione per evitare che il trattenimento diventi prassi automatica e per assicurare un'accurata valutazione di ogni singolo caso, vi è anche la formazione specifica delle figure professionali: forze dell'ordine, giudici di pace, operatori. Ma anche l’apertura alle realtà operanti sul territorio può essere portatrice di benefici per l’intero sistema. Dove le associazioni di settore – si legge nel rapporto – riescono a svolgere la loro attività di informazione e sostegno entrando periodicamente all’interno dei Cie e seguendo da vicino i singoli trattenuti “è evidente la presenza di un clima meno teso e di un atteggiamento meno aggressivo verso operatori e forze dell'ordine”.

Riguardo poi alle condizioni di trattenimento e alla gestione delle strutture, la Commissione chiede al governo di rivedere “i criteri di assegnazione della gestione dei Cie, affidando a un ente gestore unico su scala nazionale tutti i Centri attraverso un'unica procedura a evidenza pubblica” e di modificare “i criteri di assegnazione delle gare d'appalto, valutando non solo l'offerta economica e il criterio dell'offerta più bassa”. Allo stesso modo sarebbe necessario “intervenire sulla disciplina relativa alla gestione per garantire il periodico monitoraggio da parte delle prefetture delle reali condizioni di vita nei centri, verificando la congruenza dei servizi offerti con le convenzioni e i capitolati stipulati”.

La Commissione, infine, interviene sulla sproporzione tra le risorse messe in campo e i risultati auspicati. “Se si escludono coloro dei quali è stata accertata o si deve temere una effettiva pericolosità – avverte – per gli irregolari destinati a rimanere tali, si potrebbero adottare altri mezzi utili a controllarli fino alla loro espulsione. Basterebbe un obbligo di firma o un obbligo di dimora, vincoli e limiti ai movimenti per verificare che lo straniero irregolare sia reperibile dalle forze di polizia (misure peraltro già previste, ma applicate solo in casi eccezionali). In questo modo i Cie si ridurrebbero a strutture di pochi locali, destinati a ospitare per qualche notte chi sia in attesa del rimpatrio ormai esecutivo. Si tratta, conclude la Commissione, di un “percorso complesso”, il cui esito possibile è “lo svuotamento delle ragioni che sembrano richiedere la permanenza residuale dei Cie”. (ap) 

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