13 luglio 2020 ore: 10:38
Società

Cinema, al Festival Sole e Luna la storia di 4 adolescenti del quartiere Zisa

di Serena Termini
Uno spaccato di vita reale che apre una finestra sul rapporto tra adolescenza e periferia a Palermo. E' il docu-film “La nostra strada” di Pier Francesco Li Donni, proiettato venerdì sera in occasione del XV festival Sole e Luna
La nostra strada 1 (1)

PALERMO - Uno spaccato di vita reale che apre una finestra sul rapporto tra adolescenza e periferia a Palermo. E' il docu-film “La nostra strada” di Pier Francesco Li Donni, proiettato venerdì sera in occasione del XV festival Sole e Luna. Il film racconta le giornate di quattro tredicenni del quartiere popolare della Zisa, alla fine della scuola dell’obbligo. Il regista, che per tre mesi è stato osservatore nella classe di questi ragazzi nell'ora di italiano, cerca di fare emergere tutta la dimensione di vita quotidiana che caratterizza le giornate di questi ragazzi, influenzati parecchio dal contesto socio-culturale di appartenenza.
Ci sono i tempi della scuola con gli stimoli forniti dal prof. di lettere dell'istituto Bonfiglio, quelli dello svago e quelli del pensiero al futuro con tutto il loro carico di sogni, teneri desideri e spontanea leggerezza. Alla fine della terza media, i quattro ragazzi decidono di scegliere strade diverse: Desirè lascia la scuola per un lavoro pur con tutto il suo carico di incertezza, ma nello stesso tempo di determinazione di avere una indipendenza economica; Simone decide di vendere frutta e accudire cavalli e altri animali; Daniel decide di seguire un corso di formazione professionale come elettricista pensando anche di potere fare il Dj. L’opera ha vinto il premio come “Miglior film” alla 16° edizione del Biografilm Festival nel Concorso Biografilm Italia.

"Questo film, in due anni e mezzo, mi ha aiutato molto a crescere sia mentalmente che fisicamente - racconta Daniel -. Pier Francesco per noi è stato come un fratello, un papà e uno zio ed è un amico con cui confidarmi. Oggi mi sento diverso. Pensavo di fare il muratore, poi ho scelto di fare il corso professionale al Don Orione come operatore  elettrico.  La mia passione che continuo a coltivare è però anche quella del Dj perché faccio il fonico a Radio In".

"C'è stata una complicità nella spontaneità del nostro manifestarci ed essere amici - aggiunge Desirè Lo Vetere, che oggi ha quasi 16 anni - che è stata unica. Nel film si vuole fare capire la nostra vita reale; in questo ho percepito e visto la mia crescita da tutti i punti di vista. Le mie idee sono cambiate rispetto a prima e mi sento diversa in positivo. Ho deciso per adesso di lasciare la scuola e ancora non so cosa farò da 'grande', però sicuramente voglio trovare un lavoro che mi piace".

"E' stata un’esperienza fortemente empatica, vissuta molto bene - ha aggiunto il prof. Giovanni Mannara -. Soprattutto è stato tutto altamente formativo perché in realtà non ce l'aspettavamo. Il regista mi ha detto subito che sarebbe stato un film di parole e devo dire che a poco a poco insieme ai ragazzi ci ho creduto sempre di più. Non c'è mai stato un canovaccio durante le lezioni, ma tutto si è svolto in modo molto naturale. Sicuramente ci sono due spiriti che convivono in questo lavoro: da una parte quello dionisiaco che è quello delle strade, del quartiere e delle difficoltà dei ragazzi in crescita dall'altro lato lo spirito apollineo cioè quello delle lezioni direi maieutico di interazione dove il loro vissuto entra in classe e assume anche un valore didattico".

"C'è sicuramente un grande conflitto tra la legge del rione e la legge dello Stato. Volevo raccontare la loro vita per certi versi a rallentatore rispetto ad altri loro coetanei mentre poi è emerso in maniera forte anche il tema della dispersione scolastica. Per me potere lavorare con questi ragazzi è stata una esperienza grandiosa che mi rimarrà per sempre - ha proseguito il regista Pier Francesco Li Donni -. L'idea del film è nata alcuni anni fa quando, ritornando a Palermo, sentivo il bisogno di sentirmi straniero a casa mia. Addentrandomi nel quartiere Zisa ho trovato la classe e i ragazzi con il loro prof. di lettere su cui avrei potuto basare il mio lavoro. Il cinema del reale resta una magia, perché riesci ad abitare dentro le persone. Il grande valore aggiunto di questo film, al di là di tutto, è proprio i rapporto di amicizia e di fiducia che abbiamo creato. E' stato un arricchimento reciproco molto bello".

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