Cinesi a Bolzano, come integrarsi nella città della doppia identità culturale
- ROMA - Scardinare i luoghi comuni che circondano la comunità cinese di Bolzano, mostrando alla cittadinanza locale chi sono e cosa pensano i suoi membri, questo è l’intento del progetto di visual journalism “La Repubblica popolare di Bolzano”.
Il progetto multimediale, realizzato grazie alla collaborazione tra ricercatori, grafici, studenti
della facoltà di Design e arti della Unibz, un’antropologa culturale, una fotografa e un cronista è articolato in un’inchiesta giornalistica, una grande infografica e un sito internet corredato da grafici animati e videointerviste.
Il lavoro svolto ha affiancato un’indagine statistica delle attività commerciali ad una qualitativa sui singoli componenti della comunità. Si mettono in luce così le peculiarità, i desideri e la vita degli appartenenti alla comunità cinese locale, mostrando come siano ben lontani dallo stereotipo che li inquadra come rigidamente attaccati alle proprie tradizioni, incapaci di adeguarsi al nuovo contesto.
“Bolzano ha visto una graduale crescita di attività registrate a nome di cinesi, ma sono sparse in tutta la città, alla pari delle abitazioni occupate dai cinesi non certo rinchiuse entro quartieri circoscritti. Nemmeno la comunità sembra essere poi così chiusa su se stessa. C’è chi come Massimo intende rimanere a Bolzano, anziché tornare in Cina (come prevede la tradizione all’età della pensione), oppure Hongling che ci confida che qui ha acquisito autoconsapevolezza e libertà di pensiero, che non è certa di poter vivere allo stesso modo in Cina e poi c’è Yanghui che si definisce Bolzanino a tutti gli effetti, preferendo servire Bratwurst in un chiosco piuttosto che proseguire l’attività di ristorazione tradizionale dei suoi genitori”, si legge nel sito dedicato.
Le attività cinesi sul territorio di Bolzano sono solo 126 su 10 mila. In maggioranza si tratta di bar e ristoranti (il 64% del totale), una piccola parte sono negozi di abbigliamento, parrucchieri, drogherie, alimentari e sale giochi.
La ricerca ha anche portato a smontare l’idea di “invasione” del territorio della città da parte della comunità cinese: a Bolzano risiedono infatti 633 persone di nazionalità cinese, su 105.713 abitanti. Insomma lo 0,6% della popolazione.
Dunque, “assistiamo ad un fenomeno migratorio di dimensioni relativamente ridotte e, in assenza di un quartiere cinese, assistiamo anche a un’apparente integrazione, nonostante i tipici equivoci che caratterizzano l’incontro tra due culture”, si legge nella presentazione del progetto.
Ma da cosa nasce l’idea di un’invasione cinese? Il lavoro svolto ha provato a dare una possibile risposta: “Il settore prevalente in cui opera il business cinese è la conduzione di esercizi a stretto contatto con il pubblico. Questo comporta che siano molto più visibili rispetto ad altre comunità. Come ribadito da Ju Wu o Mouzhi ci sono alcuni fattori che quotidianamente manipolano la nostra percezione dei cinesi. Primo fra tutti il fattore economico: sono arrivati a Bolzano per cercare una qualità di vita migliore, compiendo enormi sacrifici e aprendo attività proprie grazie ai prestiti di amici e parenti che ora devono estinguere. Ciò porta molti a lavorare sette giorni su sette, dodici ore al giorno, limitando non poco lo scambio con la popolazione locale”.
Ma adesso “lentamente assistiamo ad un cambiamento della comunità che è sempre più inserita nel tessuto locale, favorendo un’estinzione dei luoghi comuni che la dipingono come chiusa ed impenetrabile. I processi d’integrazione non sono veloci e nemmeno facili, soprattutto se pensiamo al luogo in cui avvengono, Bolzano, città simbolo dalla doppia identità culturale, in cui le due comunità continuano a convivere spesso in modo parallelo. Nonostante ciò, stiamo assistendo ad una realtà rara in Italia con un altissimo potenziale, che potrebbe aprire la strada a nuove forme di convivenza, non solo tra cinesi ed italiani”.