3 aprile 2017 ore: 16:17
Giustizia

Cinevasioni: Claudio, dalla Dozza alle aule dell’università

Napoletano, 38 anni e un anno alla fine della pena, Claudio è uno dei detenuti che ha partecipato a “Ciak in carcere” e alla prima edizione di “Cinevasioni”. Da 5 mesi è in semilibertà e frequenta i corsi del Dams, a cui è iscritto da due anni, e fa volontariato. “Esperienza importante che permette di rompere gli stereotipi”

BOLOGNA – “Portare il cinema in carcere è stato importante. Al corso hanno partecipato detenuti di varie etnie e questo ha permesso di rompere il clima di disomogeneità all’interno dell’istituto. Il festival poi ha permesso di rompere gli stereotipi sui detenuti”. A parlare è Claudio, 38enne di Napoli, uno dei detenuti che l’anno scorso ha partecipato alla prima edizione di “Ciak in carcere”, il corso di cinema organizzato all’interno della Casa Circondariale della Dozza di Bologna, ed è stato uno dei giurati alla prima edizione di “Cinevasioni”, il festival del cinema in carcere. “Una bella esperienza”, racconta Claudio che, quest’anno (la seconda edizione del Festival è in programma dal 9 al 14 ottobre) non potrà ripetere: da 5 mesi, infatti, ha ottenuto la semilibertà, esce al mattino e rientra la sera alle 21. Claudio non è l’unico ad aver ottenuto la misura: da quando il corso è partito sono 5 i detenuti ad averne usufruito, il primo era stato Catalin, romeno di 42 anni, che aveva ricevuto la comunicazione proprio durante le giornate di Cinevasioni, l’ultimo Davide, semilibero da gennaio 2017,  che sta facendo uno stage presso la Smk Videofactory, proprio grazie alla formazione maturata nel laboratorio. 

Alla Dozza dal 2013, Claudio sta scontando 12 anni, “per una somma di condanne” e gli manca un anno. Iscritto dall’anno scolastico 2015/2015 ai corsi di Arti visive del Dams – il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, Claudio ora può frequentare le lezioni insieme ai suoi compagni di corso. “Prima studiavo e davo gli esami, ora al mattino vado a lezione – dice – e al pomeriggio faccio volontariato al Villaggio del Fanciullo dove cucino per i ragazzi, tanti di origine straniera, che sono accolti lì”. Alla laurea triennale manca un anno e poi Claudio ha già intenzione di iscriversi alla specialistica. “Ho scelto arte, in particolare fotografia, perché mi sembra che in questo campo il pregiudizio verso i detenuti sia più stemperato – racconta – Dopo la laurea mi piacerebbe fare un tirocinio in un museo di arte contemporanea, ma vedremo. Per il momento, voglio finire di studiare”. (lp)

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