Città come bene comune: i residenti se ne prendono cura
ROMA - Prima se un cittadino si azzardava a pulire un’aiuola, a riverniciare i portici, o una panchina del proprio quartiere fioccava una multa, quindi nessuno si azzardava. Ora c’è un regolamento che permette ai cittadini, d’intesa con il proprio comune, di prendersi cura e far rivivere gli spazi abbandonati delle città. A Bologna è stato applicato il primo regolamento comunale sull'amministrazione condivisa che permette di facilitare l’impegno dei cittadini che vogliono dare il proprio contributo per migliorare le strade, i muri, i giardini del proprio quartiere. Di questo si parlerà nella puntata di domani di Tg1-Fa’ la cosa giusta, in onda alle 9.20. L’Italia è piena di persone disposte a prendersi cura dei luoghi ma il diritto amministrativo li considera solo ‘utenti’ mentre molti di loro vorrebbero diventare ‘cittadini attivi’. Da questa considerazione nasce il regolamento che contiene tutto quello che serve per diventare cittadini attivi e migliorare la qualità della vita dell’intera comunità. Il testo del regolamento è la “traduzione” mai realizzata in Italia del principio costituzionale di sussidiarietà (l’articolo 118) in norme che gli enti locali potranno utilizzare per dare il via a rapporti di collaborazione con i cittadini. I comuni italiani potranno utilizzarlo adattandolo ed integrandolo secondo le loro esigenze. A Tg1/fa’ la cosa giusta in studio con Giovanna Rossiello Gregorio Arena, presidente di Labsus, laboratorio per la sussidiarietà, e ordinario di diritto amministrativo all'università di Trento illustra la rivoluzione civica per la cura dei beni comuni italiani.