Città europee inaccessibili per gli anziani che perdono la vista
BRUXELLES - Le città europee pongono seri problemi di accessibilità e mobilità per le persone non vedenti e ipovedenti e per gli anziani, ma ancora più problematica è la situazione per quelli che perdono la vista in tarda età e che quindi combinano la loro condizione di cecità con i problemi legati all’invecchiamento.
A lanciare l’allarme è l’Unione Europea dei Ciechi (Ebu), che in un rapporto pubblicato oggi in collaborazione con la Federazione Europea dei Cani Guida e con la Age Platform (il network europeo delle persone anziane) analizza la situazione in tre città prese come studi di caso: Tullamore in Irlanda, Salisburgo in Austria e Marsiglia in Francia.
La relazione rileva come, nonostante ci sia una sempre maggiore consapevolezza riguardo il crescente invecchiamento demografico nell’Unione Europea, spesso si trascura il conseguente aumento dei problemi di vista nella popolazione: se solo il 3,27% delle persone nella fascia fra i 60 e i 69 anni è affetto da seri problemi di perdita di vista, la proporzione schizza al 15% per chi ha fra gli 80 e gli 89 anni.
Finora, dice il rapporto, mentre si sono fatti in alcuni casi passi avanti nella progettazione urbana che tenga conto dei problemi di accessibilità di ciechi e ipovedenti e anche - attraverso linee guida dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità - per avere città più a prova di anziani, si è sempre trascurata la relazione fra seri problemi della vista e invecchiamento della popolazione.
Le conclusioni del documento, il primo a tentare di colmare questo gap, si basano su interviste e attività svolte con un focus group di venticinque persone anziane con problemi di vista di diversa gravità e un’età media di quasi settantuno anni.
A emergere con più forza dallo studio sono fattori quali il rallentamento dei miglioramenti per quanto riguarda l’accessibilità delle città a persone non vedenti e ipovedenti, la mancanza di coerenza negli interventi (per cui magari si adottano meccanismi come semafori sonori o percorsi tattili a terra solo in alcune aree della città e in maniera diversa da area ad area), la mancanza di formazione per le persone anziane alle nuove tecnologie disponibili quali navigatori satellitari e servizi ad hoc via internet e l’importanza dell’apprendimento informale dai propri pari.
Inoltre, lo studio ha riportato che i soggetti intervistati preferiscono partecipare ad attività sociali specificatamente organizzate dalle associazioni di ciechi e ipovedenti, piuttosto che prendere parte ad attività con pari età vedenti. Infine, per quanto riguarda i cani guida, sebbene sia stata ampiamente riconosciuta dai partecipanti allo studio la loro utilità sociale e per una maggiore autonomia e mobilità personale, solo una persona su venticinque ne possiede uno a causa dei costi troppo elevati dell’addestramento e del mantenimento del cane stesso.
Il rapporto è accompagnato da linee guida e suggerimenti per buone pratiche scritte per essere utilizzate dalle associazioni che lavorano con persone non vedenti e ipovedenti e con le persone anziane, per facilitarne l’integrazione nelle città e nelle aree urbane. (Maurizio Molinari)