Cittadinanza, Acli: il ministro Valditara chiude il paese ai nuovi italiani
ROMA - “In un Paese in cui vivono 5 milioni di cittadini stranieri regolari e oltre un milione di bambini con genitori di origine straniera, italiani di fatto ma non di diritto che negli ultimi anni hanno frequentato le scuole italiane, in percentuale alla popolazione scolastica, per 11,3%, pare che la preoccupazione maggiore del governo e del Ministro della Scuola, sia quella di ritornare alle classi differenziate”. Lo denunciano le Acli in una nota. “Ci saremmo aspettati a questo punto della legislatura un sussulto delle forze politiche sulla riforma della legge sulla cittadinanza e invece ci ritroviamo ancora a discutere di come dividere nella comunità scolastica, già di suo multiculturale, gli italiani dagli stranieri. Solo l’ultima manifestazione, in ordine di tempo, di un progetto, o peggio, di una idea di Paese, sempre più diviso per categorie. Tornando all’algebrica proposta del Ministro, riteniamo valga la pena ricordare, per chi come lui si avventura in computi ragionieristici, che in realtà criteri di composizione delle classi con riferimento a percentuali di presenze madrelingua esistono giàÌ da quasi quindici anni. Previsioni di difficile applicazione in aree del Paese a più densa concentrazione di migranti a cui si uniscono le migrazioni degli studenti italiani all’estero e l’inesorabile inverno demografico in corso che svuoterà le nostre scuole di 1,3 milioni di studenti”.
“Piuttosto che dividere e differenziare – concludono le Acli - , consigliamo al Ministro Valditara di investire le migliori risorse umane ed economiche a disposizione del suo Dicastero per consentire ai ragazzi di origine straniera, arrivati dopo l’età della scuola dell’obbligo in Italia, di recuperare con corsi ad hoc con momenti suppletivi di studio. Il cruccio che si ripresenta ogni qual volta si apre il dibattito sugli stranieri è aver mancato l’appuntamento con la Legge di riforma sulla cittadinanza in forza della quale gli alunni impropriamente definiti stranieri sarebbero già italiani. Se si vuole rendere un servizio al futuro del Paese, si lavori in questa direzione facendosi aiutare dagli insegnamenti ereditati da figure di sacerdoti santi come don MIlani e don Bosco”.