Cittadinanza, associazioni in piazza fino all’approvazione della legge
ROMA – Ogni martedì in piazza, fino alla fine di febbraio per chiedere che la legge di riforma sulla cittadinanza venga approvata. E’ l’iniziativa lanciata oggi in Senato dalla campagna L’Italia sono anch’io, una rete di organizzazioni che, ormai da anni si batte per il cambiamento delle legge 91 del 1992. Il nuovo disegno di legge che introduce lo ius soli temperato e lo ius culturae, è stato approvato più di un anno fa alla Camera ma ora è in stallo al Senato. “Siamo molto preoccupati per il destino di questa riforma importante, ma siamo anche convinti che ci siano le ragioni per approvarla velocemente. Gli ostacoli che vediamo sono solo politici, non sono legati al numero degli emendamenti presentati dalla Lega – sottolinea Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale e portavoce della campagna -. È la volontà politica della maggioranza, del Pd, che manca. Per noi non ci sono più scuse: questa riforma si può votare subito e se non si fa è per scelta, per paura che si vada ad elezioni e si perdano così consensi. Per arrivare all’obiettivo si può andare direttamente in aula – aggiunge –saltando il passaggio in commissione. Noi continueremo a monitorare il dibattito e saremo in piazza fino alla fine di febbraio ogni martedì per dire ai senatori che noi stiamo aspettando che legge venga approvata e che fino ad allora non lasceremo la piazza”. Il luogo scelto per la mobilitazione è piazza del Pantheon che si animerà a partire dal martedì 7 febbraio con diversi flash mob. L’iniziativa si concluderà il 28 del mese con l’evento più rilevante che vedrà la partecipazione di persone e realtà sociali che arrivano da tutta l’Italia.
“Ci troviamo di fronte a uno stato d’inerzia, ci sono grandi difficoltà ad andare con passo spedito verso l’approvazione della legge – sottolinea il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani -. Io sono stato eletto nel Pd e per me questo stallo della legge è ancora più amaro – spiega - la campagna elettorale per questa legislatura condotta allora da Bersani aveva come primo obiettivo la riforma della legge sulla cittadinanza. Con Matteo Renzi il tema è stato riproposto come priorità ma ora siamo in questa situazione di stallo. Lo ritengo un fatto gravissimo: la mancata riforma di questa legge costituisce un fatto di autolesionismo che, attraverso i suoi parlamentari, la società italiana realizza a suo danno. Non solo perché tiene ai margini italiani non cittadini che sono tantissimi, ma anche perché mantiene in vita una legge datata e anacronistica che non tiene conto delle trasformazioni legate al tema dell’immigrazione che ci sono state in Italia”. Anche per la senatrice Loredana De Petris, ex Pd ora confluita nel Gruppo misto è “arrivato il momento di chiedere ragione di questa legge. Dobbiamo insistere perché il provvedimento salti il lavoro della commissione e arrivi in aula – afferma -. Il numero di emendamenti non è un ostacolo, la vera ragione è che in questo momento non si ha voglia di entrare in contrasto con la Lega. Si ha paura di perdere i consensi senza rendersi conto che questa legge è assolutamente necessaria”.
Alla conferenza stampa sono intervenuti anche rappresentanti del neonato movimento “Italiani senza cittadinanza”, che rappresenta i ragazzi di seconda generazione nati e/o cresciuti nel nostro paese. “Sono arrivata a 7 anni in Italia e 7 anni fa ho avuto la cittadinanza nonostante io abbia 40 anni – racconta Paula Baudet Vivanco -. So cosa vuol dire vivere in Italia dovendo sempre chiedere il permesso, so cosa vuole dire essere a rischio espulsione. Se i tuoi genitori non ce la fanno non ce la fai neanche tu”. Il movimento ha inviato nei giorni scorsi una lettera al quotidiano La Repubblica e oggi ne ha consegnata una analoga ai senatori. “Quello che vogliamo far capire è che non si possono sacrificare i bambini – spiega -. I senatori devono uscire dal palazzo e vedere cosa succede fuori, il 73 per cento degli italiani vuole questa legge. E’ in gioco la democrazia: gliela dobbiamo far votare, se lasciamo ai senatori la scelta non la voteranno mai”. “E’ una questione che limita le nostre vite – aggiunge Fatima Edith Maiga– Sono nata nel ’91, dal ‘99 sono in Italia, non mi ritengo immigrata, mi sento italiana, l’unica differenza è la dicitura sulla mia carta d’identità”. “Questa legge è frutto di un compromesso, ma il migliore che fosse possibile – ricorda Ian della Rete G2- . Non possiamo non sottolineare il nostro sbalordimento davanti a tanta inerzia”.
A sostenere la campagna anche alcune organizzazioni storiche come le Acli. “Abbiamo raccolto oltre 200 mila firme per questa proposta di iniziativa popolare - ricorda il responsabile immigrazione dell’organizzazione, Antonio Russo -. Nell’ottobre scorso abbiamo incontrato la relatrice della legge Lo Moro e la presidente della commissione Finocchiaro, ci hanno detto di aspettare l’esito del referendum, poi non è successo più nulla. Ma il momento della legge è adesso: ci sono milioni di italiani elettori e circa un milione di italiani di fatto e non di diritto che aspettano questa una riforma di buon senso”.
“Di fronte all’ inerzia di chi dovrebbe portare la legge ad approvazione è indispensabile fare uno sforzo di mobilitazione – aggiunge Grazia Naletto di Lunaria -. Siamo costretti a dire ‘non c’è più tempo’ di nascondere le responsabilità precise. L’allora presidente di commissione e oggi ministra (Anna Finocchiaro, ndr) ci aveva promesso la calendarizzazione dopo le elezioni. Oggi la stiamo ricontattando chiedendole un incontro. Intanto ci mobiliteremo”. (ec)