Cittadinanza, “diritto non privilegio, ora riforma seria”. Il movimento rilancia la battaglia
Gli stessi protagonisti del Movimento Italiani senza cittadinanza, sono pronti a rilanciare la battaglia, facendo tesoro però degli errori del passato. Attenzione, dunque, alle parole (eliminando quello "ius soli" che tanto contribuì a inquinare il dibattito) ma anche a non essere strumentalizzati da leader politici, che poi al momento decisivo non hanno esitato a voltare le spalle. “Quello ci preoccupa, da un punto di vista politico, è la vaghezza delle parole di Conte, che ha detto di voler rimuovere i profili discriminatori: non abbiamo capito se per tutti o solo verso i discendenti. Inoltre, ci preoccupa molto anche il pressing di Matteo Renzi, perché non vogliamo essere uno slogan per chi la proposta di riforma l’ha affossata nel 2017 - spiega Marwa Mahmoud, consigliera comunale a Reggio Emilia e portavoce del Movimento -. Non vogliamo essere strumentalizzati, da chi non ha avuto il coraggio di portare a casa il risultato basandosi solo sul consenso elettorale. Ci sono un milione di italiani senza cittadinanza, oltre 800 mila hanno iniziato a settembre l’anno scolastico, e non potranno di nuovo partecipare alle gite, o a un concorso. A noi interessano le persone”.
Alla poca attenzione politica si aggiungono le lungaggini burocratiche: il decreto sicurezza, firmato da Matteo Salvini nell’ultima legislatura, ha allungato i tempi per la richiesta della cittadinanza. “A nostro avviso è importante ricominciare a parlare di riforma, sedersi attorno a un tavolo, ma lo faremo solo se ci sarà la reale volontà, fattiva e concreta, di fare qualcosa, se deve essere uno spot non ci stiamo - aggiunge Mahmoud -. Ci siamo stufati, non si tratta più ius sanguinis, ius soli, ius culturae, la nostra battaglia è per una riforma del diritto di cittadinanza che generi anche un processo di contro-narrazione rispetto alle tematiche legate al fenomeno dell’immigrazione. La nostra battaglia ha le sue fondamenta lì. Inoltre - aggiunge - la nostra è una battaglia ancora percepita come se fosse una pretesa, un capriccio, qualcosa che vogliamo solo noi. Non se ne parla in termini di diritti”. Per Mahmoud il risultato è quello di rendere le persone di origine straniera “figli illegittimi della società, sospesi in un limbo”.
Per il Movimento bisogna dunque pensare a una riforma in grado occuparsi di “chi studia e cresce qui, non fa differenza il luogo di nascita: la differenza la fa il luogo in cui si coltivano le relazioni col territorio. Molto di questi ragazzi sono emiliani, lombardi, calabresi, siciliani. Per noi è molto importante individuare un criterio normativo ma bisogna stare attenti che non riguardi solo la scuola, oggi abbiamo trentenni e quarantenni che vivono qui senza avere la cittadinanza”.
Sul piano operativo, si sta pensando di rilanciare la battaglia, innanzitutto pensando a un tavolo tecnico di lavoro con i diretti interessati. E' di oggi anche il lancio dell'appello al presidente del Consiglio Conte. Poi seguiranno le iniziative per coinvolgere i soggetti della società civile, ma - conclude Mahmoud: “senza più parlare di ius soli, ius culturae, ius sanguinis che spaventano l’italiano media. Parleremo di diritto di cittadinanza a tutti gli effetti, nel rispetto dell’ articolo 3 della Costituzione”.