25 gennaio 2013 ore: 16:27
Disabilità

Cittadinanza negata a immigrati down. Aipd: “Grave basarsi sul pregiudizio”

L’associazione persone Down giudica grave negare la cittadinanza per un pregiudizio di incapacità nell'effettuare il giuramento: paradossale negare diritti a chi ne avrebbe più bisogno. E intanto arrivano i primi spiragli dal punto di vista giuridico
Francesco Cocco/Contrasto Disabilità: ragazzo down si tappa il naso

Disabilità: ragazzo down si tappa il naso

ROMA - “Riteniamo grave negare il diritto di cittadinanza a una persona straniera con sindrome di Down, per un pregiudizio di incapacità nell'effettuare il giuramento richiesto”. Così Anna Contardi, coordinatrice nazionale Aipd (Associazione Italiana Persone Down) commenta la vicenda del ragazzo di origine albanese, con sindrome di Down, che al compimento del 18esimo anno di età non ha potuto completare la pratica per ottenere la cittadinanza perché ritenuto incapace di prestare il giuramento necessario per diventare italiano a tutti gli effetti”. Una situazione, questa, che non riguarda solo i giovani con sindrome di Down, ma tutti coloro che, a causa di una disabilità intellettiva, si vedono negare la cittadinanza proprio perché ritenuti impossibilitati ad esprimere con piena coscienza e consapevolezza l’atto personale del giuramento, che nella nostra attuale legislazione rappresenta un passaggio imprescindibile nell’iter per ottenere la cittadinanza. Difficile dire quante persone sono coinvolte, ma secondo i dati del Ministero dell’Istruzione relativi all’anno scolastico 2009/10 si stimavano nelle classi italiane oltre 10.500 alunni immigrati con disabilità intellettiva.

In linea di principio, chi richiede la cittadinanza, pur in presenza di una disabilità intellettiva, potrebbe comunque venire giudicato dai soggetti coinvolti nell’iter (l’ufficiale giudiziario, il funzionario della prefettura, ecc) come capace di compiere il giuramento con piena consapevolezza: ciò potrebbe venire in particolare in casi di disabilità non particolarmente marcate. Nella prassi però, almeno a quanto è dato sapere, in presenza di una qualunque disabilità intellettiva viene invocata l’incapacità naturale del soggetto, rendendo di fatto impossibile l’acquisizione della cittadinanza. Ma in ogni caso, specificano da Telefono D, il servizio di consulenza gratuita gestito dall’Aipd (risponde al numero 06.3720891), quand’anche alle persone con disabilità più lieve venisse concesso il giuramento, rimarrebbe il fatto che le persone con disabilità intellettive più gravi, cioè proprio quelle che in via teorica andrebbero maggiormente tutelate, si vedrebbero continuare a negare il diritto all’acquisizione della cittadinanza. Un vero e proprio paradosso.

Della questione l’Aipd ha di recente investito alcuni qualificati giuristi in modo da valutare le opportune azioni da compiere per consentire anche alle persone con sindrome di Down che venissero giudicate incapaci di intendere e di volere di poter completare l’iter per la cittadinanza. In particolare, potrebbe occuparsene l’avvocato Alfonso Amoroso, padre di una ragazza disabile, assai conosciuto nell’ambiente per aver condotto numerose cause a tutela delle persone con disabilità, che ha già manifestato ottimismo sulla possibilità di ottenere pronunciamenti positivi. Peraltro, è attesa a breve una sentenza del Tar del Lazio su un caso attinente la materia, dalla quale potrebbero arrivare interessanti novità.

“Tra le persone con sindrome di Down – afferma la coordinatrice nazionale Aipd - c'è una grande variabilità e negli ultimi anni abbiamo visto persone con sindrome di Down andare a lavorare e crescere nell'autonomia. Crediamo che questo episodio – dice sempre con riferimento alla vicenda del ragazzo di origini albanesi cui è stata negata la possibilità di prestare giuramento - cozzi con lo spirito di accoglienza verso i giovani stranieri auspicato di recente dallo stesso presidente Napolitano e tanto più necessario nei confronti di persone in difficoltà: il nostro paese è noto per le sue scelte inclusive nei confronti di persone con disabilità e – conclude - non vogliamo tornare indietro”. (ska)
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