9 giugno 2017 ore: 10:26
Ambiente

Clima, Bernacchi (Cesvi): "Manca una visione futura"

L'analisi di Daniela Bernacchi, general manager della ong, a pochi giorni dal G7 dell’Ambiente: “Dai 7 ministri ci aspettiamo che tengano fede agli Accordi di Parigi e che tentino di dissuadere gli Usa dal ritirarsi: senza gli Stati Uniti l’obiettivo sarà molto più lontano”
Ambiente. Accordo di Parigi sul clima

BOLOGNA - “Serve un impegno dei governi, della società civile, di tutti per concentrarsi sulle generazioni future e sulla salvaguardia del pianeta come bene comune. Purtroppo, alcuni Paesi sono concentrati solo sul bene del proprio territorio, senza capire che contrastare i cambiamenti climatici andrà anche a loro vantaggio”. Lo dice Daniela Bernacchi, general manager di Cesvi, che aggiunge: “Quello che manca è una visione futura e di scenario e lo scenario attuale è preoccupante perché l’attuazione degli Accordi Parigi adottati nel 2015 ha delle grosse falle”. Tra pochi giorni a Bologna si terrà il G7 dell’Ambiente e Bernacchi si augura che “i ministri tengano fede agli impegni di Parigi e che portino avanti il tentativo di dissuasione verso gli Stati Uniti, la cui uscita dagli Accordi ha messo un’ipoteca importante sul riscaldamento del pianeta e allontana l’obiettivo di contenere entro i 2 gradi l’aumento della temperatura globale”. Bernacchi ricorda, inoltre, che le stime sulla popolazione mondiale ci dicono che nel 2050 la Terra sarà abitata da circa 10 miliardi di persone, che le possibilità di cibo si ridurranno e aumenterà lo sfruttamento di risorse e territorio, “e avere un continuo aumento di emissioni di gas serra peggiorerà la situazione, tanto più se una delle principali economie del pianeta non rispetterà gli impegni”.

- Riscaldamento globale, precipitazioni anomale, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare. Sono alcune delle forme in cui si manifestano i cambiamenti climatici. Le attività umane, in particolare la combustione di carbone, gas e petrolio che portano all’aumento delle concentrazioni di gas serra, sono la causa principale di questi cambiamenti. Le conseguenze? Alluvioni, siccità, aumento di fenomeni estremi come uragani e tempeste. “El Niño è una delle conseguenze della cattiva salvaguardia del pianeta”, dice Bernacchi. Questo fenomeno (che causa una riduzione delle piogge e acutizza gli eventi meteorologici con effetti devastanti) ha causato un’intensa siccità ad Haiti che, a sua volta, ha creato una grave crisi alimentare. “Sono stata ad Haiti lo scorso dicembre e ho visto con i miei occhi gli effetti dell’uragano Matthew – continua la general manager di Cesvi – Lì stiamo lavorando sulla resilienza delle popolazioni colpite da cambiamenti climatici e malnutrizione. Ad esempio, stiamo costruendo terrazzamenti, rinforzi e muretti a secco per veicolare l’acqua senza che sradichi le piante e stiamo realizzando dei pozzi”.

Cesvi è presente anche in Somalia dove la siccità ha aggravato la malnutrizione (quasi 308 mila bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta e, di questi, 56 mila sono a rischio di malattia o morte) e sta provocando la migrazione inusuale del bestiame verso le zone più umide, oltre alla crescita del prezzo dell’acqua. In Zimbabwe, Cesvi sta lavorando per diversificare la produzione agricola: nel Paese il numero di persone affette da insicurezza alimentare nelle zone rurali è aumentato da 1,5 a 2,8 milioni, le precipitazioni sono state insufficienti per coltivare la terra e, dove è stato possibile, il raccolto è stato sottoposto a stress eccessivo a causa del clima secco e delle alte temperature. “Nei Paesi più vulnerabili questi cambiamenti sono devastanti perché non hanno le risorse per affrontarli”, dice Bernacchi. Oltre a non rispettare gli impegni di Parigi, gli Stati Uniti non contribuiranno al Fondo Ambiente che prevede tra l’altro il trasferimento di tecnologia ai Paesi più poveri. “In questo modo si crea un effetto domino, ad esempio ad Haiti per produrre e vendere carbone stanno disboscando, arrivando anche a intaccare le radici degli alberi – conclude Bernacchi – Il problema è che ognuno pensa al ‘qui e ora’ e non alle generazioni future”. (lp)

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