Codice di condotta ong, regole riscritte: la giornata delle decisioni
Foto di F. Malavolta
ROMA – Il punto più controverso, quello relativo alla presenza della polizia giudiziaria a bordo è stato in parte riscritto, altri aggiustamenti sono stati fatti, ma non è affatto scontato che le ong accettino il nuovo codice di condotta elaborato dal ministero degli Interni dopo la riunione di venerdì scorso. Alcune organizzazioni, inizialmente orientate ad accettare il documento, potrebbero infatti non firmare. A pesare è anche la missione italiana in Libia, che verrà discussa domani nella commissioni Esteri e Difesa della Camera, e che inevitabilmente produrrà conseguenze anche sul soccorso in mare.
La posizione delle ong verrà resa nota, oggi pomeriggio dopo la terza riunione con il capo di gabinetto Mario Morcone, fissata per le 16. Intanto si continua a discutere sui punti centrali del nuovo documento. In particolare, per quanto riguarda i trasbordi, il punto 7 è stato riscritto prevedendo l’impegno a non trasferire i salvataggi su altre navi, salvo nel caso di una richiesta del Mrcc (Centro di coordinamento marittimo) competente e sotto il suo coordinamento anche sulla base delle informazioni fornite dal master della nave: dopo l'imbarco di superstiti, le navi delle ong devono completare l'operazione sbarcando i sopravvissuti in un porto sicuro sotto il coordinamento del Mrcc responsabile, salvo nelle situazioni di emergenza.
L’altro punto chiave è il 10, quello che prevede la presenza di polizia giudiziaria a bordo. In questo caso sono stati fatti numerosi aggiustamenti: si dice, infatti, che la permanenza è prevista per il “periodo strettamente necessario”, e deve essere richiesta dalle autorità italiane. L’obiettivo è raccogliere per indagini relative al traffico di migranti e / o al traffico di esseri umani. Gli ufficiali a bordo non dovranno in nessun modo ostacolare l'attività umanitaria in corso. Ma la richiesta delle ong di ricevere gli agenti disarmati (o di lasciare le armi al capitano) non è stata accolta. E potrebbe essere proprio questo uno dei punti che renderà inaccettabile l’intesa. Infine è stato modificato anche il punto 12, che prevede l’impegno da parte delle ong di fornire informazioni alle autorità per scopi investigativi, che dovrà avvenire – si legge - nel rispetto del diritto internazionale sui rifugiati e delle competenze dei soggetti giuridici coinvolti come previsto dal diritto nazionale e internazionale: tale obbligo si tradurrà, a titolo esemplificativo e non limitativo, in un impegno a fornire, almeno due ore prima dell'arrivo al porto, i documenti completati durante le fasi di salvataggio e di viaggio verso il porto, dopo le attività di assistenza primaria: cioè il rapporto dell’ incidente marittimo, cioè il documento di sintesi dell'evento e la "relazione sanitaria" (il documento di sintesi della situazione sanitaria a bordo). Intanto anche se non è ancora ufficializzato, tra le ong non orientate a firmare ci sarebbero Proactiva open arms e Sea Watch. (ec)