Codice terzo settore, impresa sociale e 5 per mille: ecco le novità della riforma
ROMA - Arriva il Codice del terzo settore, nuove regole per l’impresa sociale e per il 5 per mille, ma il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Luigi Bobba, ci tiene a precisare: la riforma “è ispiratada una logica promozionale, non regolatoria”. Ad analizzare, punto per punto, i tre decreti approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 12 maggio scorso in una conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la sede del ministero in via Veneto, è lo stesso Bobba. “E’ stato un lavoro complesso”, ha detto il sottosegretario che ha sottolineato l'esigenza di uno scatto finale per concludere l’iter della riforma. C'è tempo solo fino al prossimo 3 luglio. I tre decreti approvati, intanto, sono stati già inviati alle Commissioni parlamentari e alla Conferenza unificata. Ecco di cosa parlano.
Codice del terzo settore. Con il primo dei tre decreti si punta ad un riordino della disciplina, sia civilistica che fiscale, riguardante il settore. Il testo è il più corposo, con ben 104 articoli. “Nascono gli enti di terzo settore - ha spiegato Bobba -. Non cambia la natura giuridica, saranno sempre associazioni, fondazioni, imprese sociali, ma saranno delineati in modo puntuale nelle loro caratteristiche. Enti che potranno avere una procedura facilitata nell’acquisizione della personalità giuridica. Non sarà un obbligo, ma una facoltà”. Ampliati i settori di attività in cui gli enti di terzo settore possono operare. “Abbiamo cercato di delinearne un perimetro piuttosto largo - ha aggiunto Bobba -, anche se non sarà definitivo. La legge consentirà modifiche”. Nascono, inoltre, le reti associative che secondo il sottosegretario saranno “catalizzatori a cui andranno compiti promozionali, di controllo, di sviluppo delle forme della rappresentanza”. Definita come uno dei “pilastri della riforma”, invece, l’istituzione del Registro unico nazionale. “Uno strumento che darà una fotografia reale e aggiornata della situazione - ha spiegato Bobba - e consentirà piena accessibilità e trasparenza”.
Presso il ministero del Lavoro, inoltre, verrà istituito il Consiglio nazionale del terzo settore che avrà il compito di esprimere pareri su atti normativi riguardanti il settore, sulle modalità di utilizzo del Fondo per il finanziamento dei progetti del terzo settore, designerà un componente della Fondazione Italia sociale e i rappresentanti del terzo settore presso il Cnel. Nel decreto anche la riforma dei Centri di servizio per il volontariato. “Sono una realtà importante - ha detto Bobba - e abbiamo pensato sia utile riformarli, aprendo ad altre forme associative, e rafforzarli con 10 milioni strutturali di risorse ulteriori a quelle provenienti dalle Fondazioni di origine bancaria”. Altri 40 milioni annui, invece, andranno al Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore. “Sarà il vettore dell’innovazione - ha aggiunto il sottosegretario -. Le organizzazioni potranno accedervi sia in forma singola che attraverso le reti”.
Le misure fiscali per il terzo settore introdotte dal decreto sono diverse. A partire dal Social bonus per la valorizzazione degli immobili pubblici destinati al terzo settore. “Se un’organizzazione decide di valorizzare l’immobile - ha aggiunto Bobba - potrà attrarre donazioni con un meccanismo particolarmente vantaggioso: un credito d’imposta del 65 per cento per i privati e del 50 per cento per le imprese”. In arrivo anche i Titoli di solidarietà. L’obiettivo, ha spiegato Bobba, è di “introdurre forme di risparmio facilitato in termini fiscali purché sia orientato a interventi nelle organizzazioni di terzo settore e abbia una componente anche di tipo donativo”. Notizie positive per le detrazioni e deduzioni per le donazioni destinate agli enti di terzo settore: il limite passa dal 26 al 30 per cento per le persone fisiche, mentre sono del 35 per cento se le donazioni sono a favore di organizzazioni di volontariato. Sempre di natura fiscale l’introduzione dell’obbligo del bilancio sociale per le organizzazioni che superano un milione di euro di ricavi, rendite, proventi o entrate. Gli enti che invece hanno entrate superiori a 50 mila euro l’anno dovranno pubblicare eventuali compensi, emolumenti o corrispettivi attribuiti ai componenti dell’organizzazione. Spazio anche al lavoro negli enti di terzo settore i cui lavoratori avranno diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi nazionali. Infine, c’è anche la tassazione agevolata per la raccolta fondi tramite portali online di social lending.
L’impresa sociale, nella riforma viene definita come motore di crescita e di sviluppo di un’economia inclusiva e sostenibile. “Abbiamo una spinta forte che arriva dalla cooperazione sociale, dall’Unione europea e dal fatto che esiste una domanda di fare imprenditorialità sociale a cui abbiamo cercato di dare una risposta”, ha spiegato Bobba. Tra le novità, prima di tutto, un ampliamento dei campi di attività con l’inclusione di microcredito, housing sociale, commercio equo e solidale e agricoltura sociale. “Ci sarà una possibilità di ripartizione, seppur limitata, degli utili di chi ha investito nel capitale sociale di queste imprese - ha aggiunto Bobba -. Poi, incoraggiamo gli investimenti con una forma di agevolazione sia dal lato delle persone fisiche che giuridiche, agevolazioni che abbiamo mutuato dalla legge sulle startup innovative e tecnologiche. Le misure sono analoghe e hanno dato un buon risultato. Tuttavia, sono norme che entreranno in vigore solo previa autorizzazione della Commissione europea”. A questo bisogna aggiungere la defiscalizzazione totale degli utili se interamente reinvestiti nell’attività dell’impresa sociale e la possibilità di accedere al crowdfunding.
Attesa finita anche per la riforma del 5 per mille. Un campo su cui al ministero hanno dovuto lavorare col “bisturi”, ha scherzato il sottosegretario. “La delega è circoscritta al terzo settore, ma ci sono anche altri soggetti, come i comuni. Per questo ci siamo mossi con cautela per cercare di completare la riforma strutturale”. Tra le novità, l’accesso al beneficio vincolato all’iscrizione al Registro unico, ma anche l’accelerazione delle procedure di erogazione dei contributi. Non bisognerà attendere più due anni per ricevere il beneficio, ha spiegato Bobba. Tra gli interventi quelli per una maggiore trasparenza delle informazioni, il divieto di utilizzo delle risorse del 5 per mille per spese di pubblicità per campagne di sensibilizzazione, ma soprattutto l’introduzione di una soglia minima dell’importo erogabile. “Dobbiamo correggere una distorsione verso l’alto e una verso il basso - ha chiarito Bobba -. Ci sono circa 5 mila enti su 54 mila che o non ricevono nulla (sono 2 mila circa) o ricevono meno di 100 euro. Per cui l’amministrazione mette in moto una procedura che non produce di fatto alcun beneficio, eppure ha un costo. Bisognerà trovare una soglia per evitare la procedura costi di più del beneficio. Per quanto riguarda la distorsione verso l’altro non c’è ancora un criterio, ma sarebbe bene ripartire parte dell’inoptato tra coloro che ricevono meno”. Su questo punto, però, dal ministero fanno sapere che bisognerà rimandare la decisione ad un successivo atto normativo. (ga)