16 giugno 2017 ore: 11:45
Economia

Colf e badanti: il lavoro dignitoso inizia in casa. "Torna l’occupazione in nero"

Oggi, 16 giugno, è la Giornata internazionale del lavoro dignitoso. A Roma il convegno di Acli Colf. Tra le badanti coinvolte in mansioni di piccola assistenza medica e para infermieristica (cosa tra l’altro vietata), il 33,9% lavora “in nero”. Forti sperequazioni a livello retributivo tra nord e sud
Roberta Valerio (www.robertavalerio.com) Onora il padre e la madre. Badanti. Anziana a letto con accanto badante

Foto di Roberta Valerio

- ROMA - Oggi, 16 giugno, è la Giornata internazionale del lavoro dignitoso. La data celebra l’anniversario della Convenzione 189 e della Raccomandazione 201 sulle lavoratrici e lavoratori domestici da parte dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 2011. Per l’occasione, l’associazione Acli Colf e la Caritas Internationalis organizzano il convegno “Colf e badanti: il lavoro dignitoso inizia in casa” che si svolgerà a Roma presso la Casa internazionale delle Donne.
“Con questa Convenzione – afferma Acli Colf -, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha voluto affermare la necessità di rendere quello domestico un lavoro dignitoso al pari degli altri: ciò implica una paga giusta, sicurezza del lavoratore e rispetto dei diritti della persona. Purtroppo il lavoro domestico, in Italia e nel mondo, è ancora lontano dagli standard previsti, non sempre considerato un vero lavoro e anche in Italia numerose tutele non sono garantite, come la malattia e la maternità”.

“Nel nostro paese – afferma Raffaella Maioni, responsabile nazionale Acli Colf – già dal 1974 ci sono delle forme di garanzia previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro domestico. Di fatto però il lavoro domestico risulta ancora poco tutelato, e in particolare i sostegni alle famiglie che assistono i propri anziani in casa, sono troppo deboli. Stiamo registrando nuovamente un aumento del lavoro nero e forti differenziazioni territoriali tra Sud e Nord Italia in merito alle retribuzioni. Sicuramente solitudine e fragilità sono il male peggiore di questo rapporto di lavoro”.

Nelle recente ricerca e promossa dalle Acli Colf Viaggio nel lavoro di cura (Ediesse 2016), emergono alcune evidenti situazioni di criticità. Ad esempio, tra le badanti coinvolte in mansioni di piccola assistenza medica e para infermieristica (cosa tra l’altro vietata), il 33,9%  lavora “in nero”. Insistono inoltre forti sperequazioni a livello retributivo: se un’assistente familiare a Bologna raggiunge uno stipendio mensile di 1000 euro, a Benevento si arriva appena a 550 euro. In affanno economico le famiglie spesso costrette a tagliare le spese per la cura, la salute, l’alimentazione.

“Celebrare questa data per le organizzazioni di lavoratori è dunque importante per rimettere al centro il tema del lavoro domestico”, afferma Acli Colf, secondo cui questa giornata assume un ulteriore significato poiché nel corso dell’incontro annunceranno la loro affiliazione all’Idwf (International Domestic Workers Federation). Nata nel 2013 questa Federazione internazionale di associazioni di lavoratori domestici, oggi comprende 61 associazioni di 49 paesi, con oltre 500 mila iscritti, la maggior parte dei quali organizzati in sindacati, associazioni, reti e cooperative di lavoratori. La federazione è nata per favorire la collaborazione tra associazioni a livello globale finalizzata alla promozione dei diritti dei lavoratori domestici.

Sono circa 67 milioni i lavoratori domestici 7 nel mondo - di cui l’83% donne e 11,5 milioni sono lavoratori domestici migranti - (fonte ILO), spesso privi di adeguate norme contrattuali e di scarse tutele dei loro diritti, ostacolati quando non addirittura impossibilitati a organizzarsi in forme associative.
L’Italia ha già ratificato a fine 2012 la C189 , ma in molti paesi questo purtroppo ancora non è avvenuto

In Italia secondo i dati INPS i rapporti di lavoro iscritti all’Inps nel settore domestico sono 886.125. Di questi l’87,5% sono donne (circa 780 mila), mentre il 76% sono di origine straniera (circa 692 mila). Dal 2015 l’Europa dell’Est è stata l’area geografica da dove provengono quasi la metà dei lavoratori stranieri (circa 404.571). Un numero interessante ed in aumento sono state le lavoratrici e lavoratori italiani che raggiungono 213 mila (con un sostanziale incremento dei badanti di nazionalità italiana nel 2015 del +13,0%). Le altre lavoratrici/ori provengono da: Filippine (71 mila), America del Sud (62 mila), Asia dell’Est (51 mila), Nord Africa (34 mila), Africa centrale e meridionale (19 mila), America Centrale (12 mile).

Di queste tematiche si parlerà nel Convegno che verrà introdotto insieme a Maria Suelzu, International Advocacy Officer di Caritas Internationalis, Francesca Koch, presidente Casa Internazionale delle Donne e Lidia Borzì, presidente provinciale Acli Roma.

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