7 marzo 2017 ore: 12:07
Società

Comuni in "rosa": aumentano le donne ai vertici delle amministrazioni

8 marzo. L’Anci questa mattina a Roma ha riunito le amministratrici d’Italia per discutere di buone pratiche al femminile. Le donne al vertice dei comuni sono più istruite e più giovani rispetto ai loro colleghi. Negli ultimi 30 anni un terzo dei comuni (34,4%) ha avuto una donna come sindaco
Donne imprenditrici

ROMA - Una politica per le donne, pensata dalle donne. Per celebrare l’8 marzo, l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha organizzato questa mattina presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli “Stati generali delle amministratrici”. Una occasione per discutere di buone pratiche istituzionali: dai piani anti-violenza alle politiche per il welfare, dagli asili nido alle azioni di sostegno all’occupazione femminile.

-“Le amministratrici nei comuni hanno promosso azioni che hanno inciso positivamente nella vita quotidiana. Hanno saputo dare forma al silenzio di tante donne rilegate e isolate”, ha detto Simona Lembi, Presidente Commissione Anci Pari Opportunità. “Oggi vogliamo trasformare la presenza delle amministratrici in massa critica, capace di azioni innovative e utili per tutta la società. Sono tre le aree di intervento: la lotta alla violenza contro le donne, il lavoro e i servizi ai bambini da 0 a sei anni. I comuni devono essere presenti sostenendo i centri anti-violenza e promuovendo campagne culturali rivolte alle scuole. Non dobbiamo dimenticare la questione lavorativa: una donna su due non ha un lavoro pagato o riceve una paga minore rispetto a quella dell’uomo. È un tempo segnato dalla crisi economica e quindi occorre ridistribuire le risorse che abbiamo. Le donne oggi rappresentano una parte del Paese che ha poca voce ma molto talento”.

Il numero di donne sindaco è cresciuto di più di 7 volte in 30 anni: nel 1986 erano 145 comuni amministrati da donne sindaco, nel 2016 sono 1.097. Un terzo dei Comuni (34,4%) ha avuto una donna al vertice dell’amministrazione. La rappresentanza femminile è maggiore al nord (30,6 per cento al nord ovest e 31,7 per cento al nord est), mentre al centro si colloca al 29,7 per cento e al sud e nelle isole al 26,8 per cento. La regione più ‘rosa’ d’Italia è l’Emilia Romagna, dove oltre la metà dei comuni è stato governato negli ultimi 30 anni da donne (175 comuni, pari al 52,4 per cento). Segue la Toscana (44,8 per cento) e la Lombardia (42,5 per cento). A fine classifica troviamo la Campania (15,5 per cento) e la Basilicata (19,1 per cento). La componente femminile pesa di più nei comuni medio-piccoli (tra i 5mila e i 20mila abitanti). Al contrario, più bassa è l’incidenza nei comuni piccoli e grandi.

L’incidenza delle donne sul totale degli amministratori è pari al 29,5 per cento, in aumento rispetto al 27,7 per cento del 2015. Fra i sindaci le donne rappresentano solo il 14,1 per cento (13,7 per cento nel 2015), più alta la percentuale di donne tra i vicesindaci (25,9 per cento), mentre i Presidenti del Consiglio sono donne nel 23,2 per cento dei casi.

Nella composizione delle giunte comunali le assessore sono solo 6.834, pari al 33,1 per cento del totale delle cariche. Tuttavia, negli ultimi 30 anni il numero è quintuplicato: nel 1986 erano 1.459 le donne in carica, nel 2016 6.834. La rappresentanza femminile tra i consiglieri comunali è invece del 28,8 per cento (in aumento di quasi due punti percentuali rispetto al 2015).

Le donne si confermano mediamente più istruite dei loro colleghi maschi: il 46,2 per cento ha una laurea o un titolo postlaurea (tra gli uomini la percentuale è del 31,7 per cento). E sono anche più giovani: il 26 per cento ha meno di 36 anni, contro il 17 per cento degli uomini. Solo il 18 per cento delle donne ha più di 55 anni, mentre negli uomini la percentuale raggiunge il 32 per cento.

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