Comunicatore oculare per i malati di Sla: così "firmano" gli atti notarili
MILANO - Un po' di tecnologia e un'interpretazione di buon senso delle leggi: è quanto basta per dare ai malati di Sla la possibilità di rivolgersi ai notai e poter esprimere autonomamente le proprie volontà. Grazie all'impegno del Consiglio nazionale del notariato e di Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), ogni malato di Sla ora può andare dal notaio e utilizzare un "comunicatore a puntamento oculare", ossia un dispositivo che sfrutta l'unico movimento controllabile dal malato, quello degli occhi. In questo modo esprime la sua volontà, senza interpreti, e ha valore giuridico, anche se appunto non riesce a parlare né a scrivere. Tutto questo può sembrare scontato, ma finora non era così.
- La legge notarile prevede per i soggetti non in grado di comunicare autonomamente diversi rimedi, tra cui l’intervento di un interprete in grado di rendere comprensibile il linguaggio a segni e gesti. Con la tecnologia tutto questo è superato e la nuova interpretazione delle norme porta ora ad accettare anche nuove forme di "comunicazione non verbale", come quella appunto fatta attraverso le nuove tecnologie.
Al congresso del Consiglio nazionale del notariato, in corso a Milano, è stata eseguita una simulazione della redazione di un atto, utilizzando il comunicatore a puntamento oculare. “Con questa proposta vogliamo garantire parità di diritti a coloro che si trovano in una situazione di malattia e infermità fisica, consentendo di comunicare in modo semplice, nel pieno rispetto della legge”, commenta Domenico Cambareri, Consigliere nazionale del Notariato. E per Alberto Fontana, tesoriere di Aisla, in questo modo viene tutelata "l’indipendenza e la dignità delle persone con SLA e di tutti i malati colpiti da disabilità gravi". (dp)