30 maggio 2017 ore: 13:38
Salute

Con "Fondo Alzheimer 360°" l’Emilia Romagna punta a prevenire la malattia

Otto associazioni, una ricerca triennale, decine di laboratori sul territorio. Sono i numeri del fondo permanente creato per combattere la demenza senile. In regione sono oltre 11 mila nuove diagnosi all’anno, 74 mila persone malate e oltre 100 mila coinvolte, considerando anche chi se ne prende cura
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BOLOGNA - Otto associazioni, una ricerca triennale, decine di laboratori benessere sul territorio. È il “Fondo Alzheimer 360°”, fondo permanente fatto di donazioni singole o di rete, promosso da Amici di Casa Insieme e sostenuto da 8 associazioni in regione, che dà il via a una ricerca triennale presso la fondazione Iret di Ozzano e a decine di laboratori benessere sul territorio con un unico obiettivo: lavorare sulla prevenzione della malattia. “Questo progetto nasce dalla convinzione che oggi solo da una visione che intrecci prevenzione, assistenza e ricerca possa scaturire una speranza per le persone malate, le loro famiglie e le generazioni future – ha detto Stefano Montalti, presidente Amici di Casa Insieme e Maratone Alzheimer – Per questo nasce Fondo Alzheimer 360°, il primo in regione: la sinegia di associazioni, enti e privati cittadini rende possibili traguardi insperati”. Sono oltre 11 mila ogni anno le nuove diagnosi di demenza senile in Emilia-Romagna (l’Alzheimer è la forma più frequente), con circa 74 mila persone malate (dato stimato) e oltre 100 mila coinvolte, considerando anche i caregiver. Al momento non ci sono cure per l’Alzheimer che, in futuro, rischia di diventare una delle principali forme di invalidità: secondo i dati Istat e Oms gli 800 mila malati di Alzheimer in Italia raddoppieranno entro il 2050.

Grazie alle donazioni raccolte in meno di un anno, prendono il via 2 progetti: una ricerca triennale preso la Fondazione Iret di Ozzano (ente di ricerca scientifica in campo biomedico) dedicata allo studio delle malattie degerative del sistema nervoso centrale, e decine di laboratori benessere sul territorio regionale. La ricerca intende studiare il decorso della patologia anche prima che compaiano i sintomi cognitivi, con l’obiettivo di ritardarne la comparsa. Gli studi preclinici indicano che alterazioni cellulari e molecolari compaiono nel cervello ben prima che i segni conclamati della malattia siano manifesti: su questo lavorerà il ricercatore della Fondazione Iret che, per tre anni, si dedicherà al progetto. Nel 4% dei casi di Alzheimer si riconoscono cause genetiche ma per il restante 96% la malattia si sviluppa senza cause conosciute: gli studi epidemiologici hanno indicato una serie di fattori, legati a comorbilità (diabete, ipertensione, malattie cadiovascolari) e stile di vita (alimentazione, movimento fisico, socializzazione, training cognitivo) che modificano la malattia. A queste evidenze però mancano i due elementi chiave per poterle utilizare in strategie cliniche: conoscere i meccanismi molecolari e cellulari su cui interviene la malattia e conoscere la finestra temporale per eventuali interventi terapeutici, farmacologici e non. “Come Fondazione Iret crediamo molto nelle partnership fra soggetti diversi che permettono di unire le forze di fronte a obiettivi comuni importanti – ha detto Laura Calzà, direttore scientifico Fondazione Iret – Il Fondo Alzheimer 360° è un esempio di collaborazione virtuosa che siamo certi porterà a risultati significativi. Dal nostro punto di vista riuscire a far percepire l’importanza della ricerca è già un grande risultato”.

Nei laboratori benessere si lavora sulla prevenzione facendo leva su alimentazione, attività fisica, attività cognitiva e socializzazione. Si tratta di interventi psicoeducativi di promozione della salute rivolti alle persone over60 senza deterioramente cognitivo, che saranno attivati sul territorio regionale: 10 incontri di gruppo di un’ora e mezza ciascuno, a cadenza settimanale, condotti da uno psicologo con esperienza nel campo dell’invecchiamento e da un esperto in alimentazione e attività fisica. Ideati da Amici di Casa Insieme e sperimentati tra il 2013 e il 2016 nel comprensorio di Cesena, i laboratori hanno coinvolto finora 400 persone e ora saranno realizzati in rete con altre associazioni Alzheimer dell’Emilia-Romagna e ospitati in centri sociali, quartieri o sedi messi a disposizione da enti partner. L’obiettivo? Favorire la consapevolezza e l’adozione di stili di vita sani per contrastare l’insorgenza di disturbi neurodegenerativi e aiutare le persone a diventare protagoniste della propria salute, aumentando i livelli di benessere. Nei laboratori sono 3 le tematiche prevalenti: memoria, alimentazione e attività fisica. (lp)

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