Con il Ramadan aumenta il rischio infortuni. I suggerimenti dell'Inail
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PERUGIA - Con la pratica del Ramadan (iniziato quest’anno il 28 giugno e che si protrae per un mese, fino al 27 luglio) i lavoratori di fede islamica sono esposti a maggiori rischi, specie quelli che lavorano in settori (e sono la maggior parte degli immigrati) dove già il rischio di infortunio è elevato come l’edilizia e l’agricoltura. Si è posta l’obiettivo di affrontare concretamente il problema la direzione territoriale Inail di Perugia e Terni. Come? Cercando di informare e sensibilizzare anche i datori di lavoro. Con questo obiettivo mette in campo 9 linee guida, o meglio “9 suggerimenti per la sicurezza”, stilati in collaborazione con l’azienda sanitaria 1 dell’Umbria, con l’azienda ospedaliera di Terni, con il Gised (promotore del progetto nazionale Diabete Ramadan) e Conup, Consulta umbra per la prevenzione dell’università degli studi di Perugia attraverso la quale sono coinvolti nel progetto i giovani immigrati e le “seconde generazioni”. Recentemente Inail e Asl avevano lavorato insieme al progetto “Alcol free” per contrastare l’uso di alcol sui cantieri, ora con questa attenzione al legame tra Ramadan e rischi sul lavoro “vogliamo porre l’attenzione sulla persona, ampliando la sfera dei rischi derivanti dall’organizzazione del lavoro - come spiega Alessandra Ligi direttore di Inail Perugia/Terni -. E’ necessario valutare in maniera più ampia e completa il rischio, come del resto prevede il Testo unico (D.Lgs.81/08) sulla sicurezza sul lavoro. In questo periodo per i fedeli musulmani, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, vige l’obbligo del digiuno, il cui rispetto, aggiunto al periodo di caldo intenso, può esporre i lavoratori musulmani ad una serie di rischi, quali la disidratazione, l’ipoglicemia, la perdita di coscienza, che determinano un ampliamento rispetto a quelli già esistenti”. Si registra negli anni passati, statisticamente, una incidenza maggiore di infortuni nel periodo del Ramadan? “Un dato preciso non c’è – risponde Alessandra Ligi -. Si pensi però che la cantieristica è per lo più estiva e il Ramadan cade in questo periodo”.
Quali sono le reazioni dei datori di lavoro lo abbiamo chiesto a Cristiana Bartolucci, responsabile del Cesf, Centro edile per la sicurezza e la formazione che con il Cpt, organismo bilaterale di sicurezza in edilizia, rappresenta i datori di lavoro nel settore. “Non ci sono resistenze o barriere, i nostri datori di lavoro sono abituati, basti pensare che il 40% degli ingressi in edilizia sono di lavoratori stranieri. Non c’è solo il Ramadan, i datori sono abituati alle interruzioni per la preghiera, ad esempio”. Il rendimento forse più basso di questo periodo sul posto di lavoro “può in alcuni casi essere percepito come un ostacolo – aggiunge Alessandra Ligi di Inail – e per questo necessita di supporto che i datori apprezzano. Ma oggi c’è maggiore tolleranza e molte barriere psicologiche e resistenze, anche se in qualche caso possono sussistere, sono superate”.
Alle 2000 imprese edili umbre il Cesf ha appena fatto arrivare i 9 suggerimenti. “Non si tratta di 9 comandamenti, ma di 9 indicazioni per la sicurezza – specifica Ligi di Inail – che hanno lo scopo di far riflettere e creare cultura”. Tra questi, prima di tutto, si indica ai datori di verificare quanti dei propri lavoratori seguono il Ramadan; poi di segnarli al medico competente, per prevenire malattie metaboliche, cardiopatie, malattie al fegato, turbe endocrine); ancora, predisporre un piano che distribuisca i carichi di lavoro tenendo conto del Ramadan; favorire momenti di recupero durante la giornata; monitorare la sicurezza; essere pronti con supporti in caso di malori (acqua, ghiaccio, zucchero, sali minerali) e nel contatto con il 118; garantire comunque presenza di bevande idrosaline nei pressi; garantire informazione e formazione sul rapporto tra lavoro e digiuno con l’aiuto di mediatori culturali se occorre. L’opuscolo, oltre ad esempi più dettagliati di intervento in caso di malore, contiene indicazioni anche per i lavoratori stessi, come quella di comunicare di star svolgendo il Ramadan e di osservare le disposizione impartite dal datore di lavoro.
Dati. Gli infortuni che hanno riguardato lavoratori stranieri in Umbria sono calati, secondo l’ultimo rapporto Inail, del 13 per cento, di meno rispetto al calo del 30% che riguarda tutti i lavoratori. Ciò vale anche per i gli incidenti mortali. “Gli stranieri sono più spesso adibiti ad attività più rischiose, in edilizia, agricoltura, industria meccanica”, conferma Ligi. La presenze di lavoratori stranieri in generale in Umbria sono dal 10 al 15% rispetto a tutti i lavoratori impiegati. Le nazionalità predominanti sono la rumena, l’albanese e la magrebina. (ep)