30 aprile 2016 ore: 13:29
Famiglia

Concorso scuola, vietato scegliere la sede delle prove. Anche se devi partorire

Ilaria è al nono mese di gravidanza, data presunta del parto molto vicina a quella della prova scritta di inglese. Ha chiesto di poterla svolgere nella sede più vicina a casa ma le hanno risposto di no: nel bando nessuna regola per chi è incinta. "Vergogna, ora mi chiedo se fare 120 Km o rinunciare"
Donne incinta, parto, gravidanza
PERUGIA – Il bando del Concorso scuola 2016 non prevede alcuna regola specifica per le donne in gravidanza. E' quello che si è sentita dire, dall'Ufficio scolastico regionale, una trentaquattrenne umbra, Ilaria Venanzi, al nono mese di gravidanza e in elenco per sostenere la prova scritta del “Concorso scuola 2016”, per la classe di concorso di inglese, il prossimo 19 maggio, 8 giorni prima del termine previsto per la gravidanza. Una volta conosciute le date, e prima che venissero comunicate le sedi dove le prove verranno svolte, Ilaria si è rivolta all’Usr dell’Umbria chiedendo “ di poter svolgere l'esame nella sede più vicina al mio domicilio”. Ma la risposta che ha avuto è stata netta: “L’assegnazione delle sedi è informatizzata”, cioè “è il sistema che la decide” e perciò “nulla può essere modificato”, nemmeno di fronte a un certificato medico che attesti di essere in procinto di partorire. E poi, “il bando del Concorso scuola 2016 non prevede alcuna legislazione per le donne in gravidanza”.
 
Ilaria non si dà per vinta, e scrive al Miur, all’Usr  e alla consigliera di parità dell’Umbria ma i tempi della risposta si allungano e nel frattempo il 22 aprile esce l’elenco con le assegnazioni delle sedi. Ilaria, che abita a Spoleto, dovrà svolgere l’esame a Perugia. Intanto la consigliera di parità segnala la richiesta, che riguarda Ilaria ma anche altre donne nella sua situazione, alla direttrice dell’Usr Sabrina Boarelli” ricevendone la comunicazione che “oramai realisticamente non si può fare niente”. E così Ilaria è in dubbio se affrontare 120 chilometri in uno stesso giorno a una settimana dal parto o rinunciare. Ricorda anche che la prima assegnazione delle sedi è uscita con un criterio sbagliato e poi è stata corretta, “segno che anche ciò che esce dal sistema può essere modificato”. 
 
In un Paese dove la gravidanza continua a essere rimossa dall’organizzazione del lavoro, dove non viene contemplata “nella legislazione” dei bandi di concorso, dove un datore di lavoro resta spesso disorientato e si sente in diritto di spingere alle dimissioni chi sta per avere un figlio, Ilaria – e con lei tante donne nelle stesse, naturali condizioni – si sente “discriminata” e “allucinata”: “Con che coraggio – dice - definiamo l'Italia uno stato di diritto? Non dovrebbero essere garantite le pari opportunità tra uomini e donne?”.  
 
Ilaria ha voluto condividere la sua esperienza su Facebook e tante donne l’hanno contattata, come la madre con un bimbo di 10 giorni che ha chiesto di poter uscire ogni due ore, durante la prova di concorso, per allattare il piccolo: le è stato concesso con l’accompagnamento di un commissario, ma con un’avvertenza che suona come una punizione. “Non creda di poter recuperare il tempo impiegato per l’allattamento”. (ep)
 
 
 
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