Conferenza disabilità, Bomprezzi: "Esterrefatto dall'indifferenza dei media"
Franco Bomprezzi e la viceministra Maria Cecilia Guerra
boxBOLOGNA - Il giornalista Franco Bomprezzi apre i lavori della IV Conferenza nazionale sulla disabilità ricordando tutte quelle precedenti a partire dal 2001. “In quella circostanza - ha detto Bomprezzi - lo slogan del gruppo di lavoro su comunicazione e cultura, ‘Liberi di vivere come tutti’, che io coordinavo mi venne scippato dall’allora ministro del Lavoro, Livia Turco, che lo portò a slogan dell’intera conferenza. Oggi è un obiettivo che ci poniamo con forza, ancora di più dopo la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili”. Allora, nel 2001, ha continuato Bomprezzi, “venivamo dagli anni del risarcimento del danno, dalle politiche obbligatorie, dalla cultura del bisogno e per la prima volta si parlava delle persone disabili come portatori di diritti”. Da allora, “c’è stata grande dignità e la sala piena di oggi è la riprova che questo mondo quando è chiamato a confrontarsi con la politica è pronto, anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo”.
Franco Bomprezzi e Maria Cecilia Guerra |
Bomprezzi si è detto, invece, “esterrefatto”, come giornalista, “dall’indifferenza dei colleghi. Mi aspettavo almeno qualche titolo sui quotidiani nazionali, anche per dare forza alle politiche di governo. E’ un brutto segnale”. Bomprezzi, che fa quotidianamente informazione sul suo blog Invisibili su Corriere.it, ricorda che “la disabilità diventa notizia solo se estrema e negativa, solo è un’emergenza conclamata intorno a casi singoli e non quando è progettazione condivisa intorno ai casi di tutti”. La Conferenza quindi è un momento importante per “mettere insicurezza le politiche di welfare per le persone disabili”, ha detto il giornalista, “ed è importante che il governo abbia rispettato la scadenza”, anche in questo momento. “Siamo passati a una cultura dei diritti e non vogliamo tornare indietro - ha continuato - Ricordo quando il nostro mondo era frammentato e ognuno andava per i fatti suoi, adesso l’interlocuzione politica e sociale è competente forte, condivisa. Oggi esiste una cultura della disabilità che è patrimonio del Paese e la nostra cultura è portata all’estero come modello di inclusione. Per questo pesa ancora di più il contrasto tra politiche, leggi, coscienza e una realtà che è drammaticamente diversa perché il peso della crisi ha fatto sentire in maniera eccessiva la sua spada sulle famiglie e sulle persone”.
Bisogna mettere al centro la persona, il lavoro, l’inclusione scolastica, i diritti conquistati con battaglie condivise, quindi. “Dal nostro mondo può venire ricchezza per il Paese, non solo problemi”, ha concluso Bomprezzi. (lp)