13 settembre 2016 ore: 12:25
Disabilità

Conferenza disabilità, "il diritto al lavoro c’è ma non è garantito"

L'analisi dell'associazione Tutti nessuno escluso": la riforma della legge 68/99 introduce, con la chiamata nominativa, un principio di discrezionalità. “I datori di lavoro potranno scegliere chi inserire. E le associazioni indicheranno i propri soci migliori. Solo la graduatoria è garanzia di equità
Disabilità e lavoro: donna al computer

ROMA – I diritti esistono, ma non sono garantiti: la Conferenza nazionale sulla disabilità pensi a come renderli concreti. E’ questa, in sintesi, la posizione espressa dall’associazione Tutti nessuno escluso, che negli ultimi anni ha monitorato soprattutto la questione dell’inserimento lavorativo e della riforma della legge 68/99, organizzando anche presidi, in particolare contro la “chiamata nominativa”, introdotta dal Jobs Act. Abbiamo quindi chiesto al vicepresidente dell’associazione, Giampaolo Celani, papà di un ragazzo con sindrome di Down, di leggere e commentare con noi il capitolo della bozza di Programma d’azione (che sarà discusso a Firenze) relativo al lavoro.

Chiamata nominativa. “Siamo convinti che il diritto alla dignità e contro ogni discriminazione venga apertamente leso quando, col Decreto 151/2015,  diventa esclusiva la chiamata nominativa non più parziale, superando l’obbligo di assunzione attraverso le graduatorie presso i Centri per l’Impiego – ci spiega Celani - Lo Stato che dovrebbe assicurare l’uguaglianza di trattamento di tutti i cittadini di fronte alla legge, di fatto affida ai privati il compito dell’inserimento lavorativo”. La novità introdotta dalla legge tramite, in particolare, la chiamata nominativa, farà sì che “come nel caso degli abili, ora anche per le persone con disabilità, i datori di lavoro possano scegliere chi inserire. E le associazioni potranno a loro volta assicurare le aziende i migliori soci a disposizione”. In altre parole, “per trovare lavoro, la persona con disabilità dovrà diventare socio di un’associazione, con indubbio vantaggio economico per quelle associazioni che hanno visto riconosciuto il loro mandato di sostegno all’inserimento lavorativo. Una graduatoria, invece, è garanzia di uguaglianza, così come un ente pubblico chiamato ad amministrarla. Avendo fatto fallire scientificamente i Centri per l’impiego, si introduce un principio di discrezionalità”.

Legge inapplicata. C’è però anche un’altra considerazione, in merito a questa “linea d’intervento”: di fatto, “il tasso di disapplicazione della legge è molto elevato, sia nel pubblico, che in aziende a intero o prevalente capitale pubblico e nel privato – riferisce Celani – Ciò deriva dalla disabitudine italiana a vedere disabili al lavoro, ma certamente molto dipende anche dal progressivo depotenziamento del sistema di controllo, delle sanzioni assolutamente irrisorie senza alcuna conseguenza permanente per l’organizzazione multata e dell’incapacità degli enti di controllo a far poi applicare in pienezza la norma”

La trasparenza che non c’è. Altro problema è quello della trasparenza: se da un lato “la legge n. 15/2005 stabilisce l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rendere visibile e controllabile all’esterno il proprio operato”, dall’altro “i Centri per l’impiego e i datori di lavoro non sono trasparenti nel cominciare contenuti delle convenzioni stipulate, né i soggetti coinvolti: non ci sono documenti accessibili per tutti, né su richiesta né in rete. Di fatto, il diritto alla trasparenza non si traduce, neanche per il pubblico, in un obbligo”.

Questi, per Celani e l’associazione “Tutti nessuno escluso”, sono i nodi centrali e critici dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità in Italia. Allora, si chiede Celani, “perché di questi temi non si discute nelle conferenze nazionali, né in occasione degli Stati generali? Non è forse giunto il momento di affrontare questo tema fondamentale del riconoscimento dei diritti e della loro esigibilità”. L’auspicio è che anche di questo si discuta alla Conferenza di Firenze. E che questi temi entrino nel secondo Programma d’azione per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità. (cl)

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