12 luglio 2016 ore: 10:55
Giustizia

Confindustria progetta aziende in carcere: così faremo lavorare i detenuti

Nel carcere di Sollicciano sono allo studio progetti di laboratori di pelletterie, mini fabbriche per prodotti informatici e tecnologici e manifatture specializzate nella moda. Baccani: progetto che sogniamo da anni
Carcere di Sollicciano. Uomo dietro le sbarre in penombra

FIRENZE - Confindustria a Sollicciano. Un incontro lampo, quello tra la direttrice del carcere, Marta Costantino, e i vertici provinciali della categoria degli industriali, ma che potrebbe segnare la svolta per il futuro dell’istituto penitenziario fiorentino. Progetti soltanto sulla carta, per il momento, ma allo studio c’è la creazione di piccoli laboratori di manifattura, all’interno della prigione, in cui potrebbero trovare lavoro decine di detenuti. -

“Vorremmo costruire a Sollicciano laboratori di pelletteria, mini fabbriche per prodotti informatici e tecnologici e manifatture specializzate nella moda” ha spiegato Simone Campinoti, presidente di Confindustria Empolese Valdelsa che, su impulso del cappellano di Sollicciano Don Vincenzo Russo, ha incontrato nei giorni scorsi la direttrice, insieme al vicepresidente di Confindustria Firenze Franco Baccani. “E’ un progetto che sogniamo da anni – ha aggiunto Campinoti – e che finalmente potrebbe concretizzarsi. Abbiamo trovato terreno fertile tra le aziende del territorio, volenterose di investire in carcere, sia per questioni economiche sia per questioni sociali. Come primo obiettivo, vorremmo creare piccoli laboratori in cui far lavorare decine di detenuti, speriamo fino a cinquanta, dopodiché il progetto si potrebbe ampliare”.

Dopo la prima visita, avvenuta qualche settimana fa, nei prossimi giorni, i vertici di Confindustria torneranno a Sollicciano per un secondo sopralluogo, con l’intento di monitorare spazi e stanze in cui potrebbero essere dislocati i laboratori.
Tra queste celle del carcere fiorentino, sono pochi i reclusi impegnati in attività professionali. Forse è proprio questo, uno dei più gravi problemi di Sollicciano, dove i 700 detenuti trascorrono gran parte della giornata in cella, senza far niente. Finisce che, quando vengono scarcerati, rischiano di rientrare in carcere, non avendo imparato a far nulla e incapaci di trovare lavoro. E’ infatti altissima la percentuale dei recidivi, che statisticamente diminuiscono quando in galera si fa formazione professionale. 

Se i progetti di Confindustria dovessero andare in porto, saranno coadiuvati da una serie di corsi di formazione professionale, in virtù dei quali i detenuti potranno specializzarsi in varie mansioni per poi cominciare a lavorare. “Crediamo fortemente – ha concluso Campinoti – nel ruolo rieducativo del carcere, non in quello punitivo. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo la proposta del cappellano Don Vincenzo Russo di venire a Sollicciano per tentare di costruire un nuovo progetto e dare lavoro ai reclusi”.

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