Consiglio d’Europa sui migranti, “la montagna ha partorito il topolino”
ROMA - Alla luce di quanto approvato ieri in Consiglio d’Europa in merito all’Agenda sull’immigrazione, le associazioni italiane continuano a mostrarsi molto critiche. Ecco alcune reazioni.
Il Centro Astalli perplesso: “Risultati tutt’altro che soddisfacenti”. In particolare, afferma l’associazione, “si devono evidenziare nuovamente delle criticità su alcuni punti specifici. Si continua a ragionare su numeri ridicoli che di fatto non tengono minimamente conto del fenomeno nelle sue reali dimensioni. Basti pensare che solo il Libano, la cui superficie è pari alla metà della Regione Lombardia, ospita attualmente più di 1 milione di rifugiati”.
Per il Centro Astalli, con le decisioni prese, “l’Europa realizzerà un progetto di reinsediamento facoltativo da parte degli Stati membri di soli 20 mila rifugiati in due anni. Ricordiamo ancora una volta che per i soli siriani l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati aveva chiesto un reinsediamento di 130 mila persone. Rimane anche confermata la misura del ricollocamento che riguarderà appena 40 mila persone in due anni di cui 24 mila dall’Italia e 16 mila dalla Grecia. Solo lo scorso anno l’Italia ha assistito allo sbarco di 170 mila persone”.
Ulteriore elemento di forte preoccupazione rimane il fatto che “il Regolamento Dublino che stabilisce di chiedere asilo nel primo Paese di ingresso in Europa non solo non è stato superato, ma anzi tutto lascia intendere che verrà applicato con ancor maggiore rigidità, come già si coglie da alcuni segnali alle frontiere interne dell’Europa”.
“Se così fosse – conclude l’associazione -, considerando che nel 2014 più di 100 mila persone sbarcate sulle nostre coste hanno scelto di non chiedere asilo in Italia, non è difficile prevedere, sulla base dei dati del primo semestre 2015, che l’Italia si troverebbe a dover far fronte a un numero di domande più che raddoppiato rispetto alla situazione attuale”.
- Arci: “Ora il governo si inventa l’accoglienza ‘differenziata’”. Per l’Arci, il Governo, per far fronte al caos dell’accoglienza in Italia, di cui è il principale responsabile, avanza proposte che questa confusione aumenteranno, inventandosi nuove strutture ‘chiuse’ o ‘aperte’ di accoglienza e tentando una suddivisione del tutto arbitraria tra persone meritevoli di accoglienza e no, e tra regioni del nord e del sud. Un po’ di fumo per nascondere l’incapacità dimostrata finora di pianificare gli interventi e di costruire un sistema efficace e rispettoso della dignità delle persone”.
Continua l’Arci, “ci sono migliaia di persone arrivate in Italia per chiedere protezione e che sono invece costrette a vivere nel degrado, senza alcuna certezza del diritto (…). Intanto le stazioni delle maggiori città sono diventate dei dormitori per i cosiddetti transitanti. Il regolamento Dublino, inapplicabile, che viene usato dai governi europei per dimostrare l’inadempienza dell’Italia, che non solo non identifica chi arriva ma addirittura li invita esplicitamente a raggiungere altri paesi. Insomma un vero caos, che in un Paese normale avrebbe portato alle dimissioni del Ministro dell’Interno. E invece è lo stesso presidente del consiglio a correre in aiuto di Alfano ipotizzando, anche per inseguire il razzismo istituzionale dei governatori di Regione leghisti, l’accoglienza differenziata, che ricorda le vecchie gabbie salariali: al nord i ‘buoni’ (i rifugiati), al sud i ‘cattivi’ (migranti economici o irregolari), da rispedire al mittente”.
Per l’Arci, infine, “decidere poi di moltiplicare i campi per stranieri, grandi luoghi di segregazione, anche quando vengono definiti ‘aperti’, come la storia di questi centri insegna, da Mineo, a Crotone a Lampedusa, non fa che alimentare razzismo nella comunità ospitante, sprechi e corruzione”.
Cisl: “La montagna ha partorito il topolino”. Per Liliana Ocmin, responsabile del Dipartimento Politiche migratorie della Cisl, “l'accordo raggiunto sul fenomeno dei migranti è incompleto: non sono riusciti a far passare la condivisione di responsabilità da parte dei 28 paesi dell'Ue, non è passata l'obbligatorietà della distribuzione né tantomeno la volontarietà".
"Unico punto positivo – per la Cisl - è il contrasto alla tratta, in attesa comunque della risoluzione Onu. L'intesa, poi, riguarda solo i 40 mila eritrei e siriani, nulla è stato detto o fatto rispetto agli odierni flussi. L'italia e la Grecia sono state lasciate ancora una volta da sole, vince ancora l'egoismo nazionalista. Quindi occasione mancata per una Ue politica e sociale unita nella sfida a favore della accoglienza dei richiedenti asilo”.
Per la Cisl è necessario rivedere gli accordi con i paesi terzi, paesi di transito per prevenire l'odioso traffico degli esseri umani e garantire l'accoglimento delle domande dei profughi con percorsi legali, onorando, così, gli accordi internazionali. “Fondamentale, non smetteremo mai di dirlo, è superare Dublino III per dare respiro ai Paesi più esposti e per permettere una ripartizione equa nei 28 Paesi dell'Unione dei rifugiati che continuano ad arrivare in Italia e dunque in Europa".
Msf: “Politiche di contenimento, muri e misure deterrenti non sono la risposta a questa crisi umanitaria globale”. Per Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere, “non faranno che continuare a spingere persone disperate in viaggi lunghi e pericolosi nelle mani dei trafficanti. Finché non verranno offerte alternative legali e sicure alle traversate sui barconi e ai pericolosi viaggi verso la Libia, la sofferenza estrema di migliaia di persone non si fermerà.”
“I decisori politici – afferma il responsabile di Msf - non hanno capito che la maggior parte di queste persone non ha altra scelta che venire in Europa per fuggire a conflitti, crisi o al caos della Libia. Con o senza un sistema obbligatorio di rilocazione, la portata e le condizioni dell’accoglienza per chi arriva in Italia, come in Grecia, devono essere urgentemente migliorate perché queste persone siano trattate con umanità.”
Msf chiede allora “un ripensamento radicale delle politiche migratorie, perché i bisogni delle persone coinvolte siano al centro degli sforzi per affrontare questa crisi. Gli impatti delle decisioni politiche devono essere misurati per garantire che non contribuiscano al pesante bilancio di sofferenza umana che questa crisi da troppo tempo comporta”.
Alle persone in fuga Medici senza frontiere ha dedicato la campagna #Milionidipassi, con un appello all’opinione pubblica e ai governi perché sia ridata umanità al tema delle migrazioni forzate e venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita. www.milionidipassi.it. In questi giorni rilancia l’appello attraverso l’hashtag #VergognatiEuropa.
Comunità di Sant’Egidio: “Il vertice europeo ha rivelato un’Europa condizionata da egoismi e paure ingiustificate”. Per l’associazione, “il risultato è un compromesso al ribasso per la redistribuzione di un numero limitatissimo di richiedenti asilo: 40 mila persone, tra le migliaia già arrivate sulle coste italiane e greche rappresentano una cifra estremamente ridotta per l’Unione, anche perché sono da dividere tra 28 nazioni”. “L’Europa è nata su ideali ben diversi – continua -, che parlano di difesa dei diritti e di accoglienza. Non si possono rimettere in discussione questi princìpi sanciti da tutti i trattati che sono alla base dell’Unione. Sono trattati da rispettare. Invece altri testi, come gli accordi di Dublino, che obbligano il migrante a chiedere asilo solo nei Paesi di arrivo, possono e devono essere modificati”.
E di fronte ad un compromesso che, in sostanza, si basa sulla volontarietà e lascia gli Stati liberi di stabilire le loro quote di accoglienza, la Comunità di Sant’Egidio lancia un appello a tutti i Paesi dell’Unione: “puntare sull’integrazione è molto più redditizio che alimentare paure per motivi di politica interna e di pura propaganda”.
Unhcr: "Si dovrà fare molto di più". L'Unhcr prende nota della decisione di ieri sera del Consiglio europeo di trasferire 40 mila persone bisognose di protezione internazionale e di reinsediare 20 mila rifugiati. La decisione è un importante passo nel percorso di risposta a questa crisi, ma è chiaro che si dovrà fare molto di più, tra cui affrontare le cause alla radice del fenomeno. In mezzo alla più grande crisi globale di migrazioni forzate dei tempi moderni, è essenziale che gli Stati lavorino insieme per elaborare delle risposte e che l'Europa mostri leadership e capacità di visione per affrontare la sfida del proteggere migliaia di rifugiati che oggi sono in fuga dalle guerre. Per quanto riguarda l’accordo sul trasferimento di 40 mila persone in evidente bisogno di protezione internazionale, la partecipazione di tutti gli Stati membri sarà la chiave per la riuscita. Queste misure dovranno essere ampliate per soddisfare le esigenze attuali e per rispondere al fatto che una parte sempre maggiore di arrivi via mare sta avendo luogo in Grecia. Questa iniziativa può contribuire ad alleviare parte della pressione sull’Italia e sulla Grecia, ma deve essere accompagnata anche da un migliore funzionamento del sistema di Dublino. Per quanto riguarda la proposta di reinsediare 20 mila rifugiati in tutta l’Ue, l'Unhcr esorta gli Stati membri ad assumere impegni concreti per raggiungere questo obiettivo, al di là delle quote di reinsediamento esistenti. Chiediamo inoltre agli Stati membri di offrire altre vie legali per le persone bisognose di protezione internazionale - tra cui una più efficace, puntuale e coerente applicazione delle procedure di ricongiungimento familiare, come proposto nell'Agenda europea sulla migrazione della Commissione. Fornire canali alternativi realistici e significativi per le persone che cercano protezione sarà anche un modo per sostenere gli sforzi internazionali volti a combattere il traffico di esseri umani.
Oxfam: "Un'Europa piccola piccola". Destano forti perplessità le conclusioni emerse dal Consiglio Europeo dei capi di Stato che a Bruxelles sembra più aver rinviato che affrontato i punti nodali intorno all’emergenza immigrazione verso l’Italia e l’Europa. A denunciarlo è Oxfam, a partire da due punti cruciali all’ordine del giorno del dibattito europeo: il rimpatrio dei migranti ritenuti illegali e la ridistribuzione di 40 mila migranti accolti in Italia e Grecia. “Dal summit è emersa ancora una volta un visione generale “securitaria” nella gestione dell’emergenza immigrazione, più che rivolta ad un concreto miglioramento del sistema di accoglienza a livello europeo. – afferma il direttore dei programmi in Italia di Oxfam, Alessandro Bechini – Seppur rappresenti un primo timido passo in avanti, appare del tutto insufficiente la redistribuzione in due anni, di soli 40.000 migranti da Italia e Grecia con una procedura per consenso tra gli Stati, e il reinsediamento di 20.000 rifugiati ospitati in Paesi terzi. Più che una breccia sul muro del Regolamento di Dublino, si tratta di una fessura attraverso cui si intravede un’Europa piccola piccola”. Secondo Oxfam infatti la sostanziale mancanza di vie di accesso legali all’Europa per i migranti, non può che avere come risultato quello di attivare canali illegali che mettono in pericolo la vita dei migranti. Colpisce al contrario come le conclusioni del vertice non facciano nessun cenno alla possibilità di incentivare forme di migrazione legale.
Migrantes: "Ha vinto la chiusura, non l'accoglienza". L'amaro commento di Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, al termine del Consiglio europeo.“Ancora una volta ha vinto la chiusura e ha perso l’accoglienza; ancora una volta ha vinto la tutela delle merci e della proprietà intellettuale, ma ha perso la tutela della vita delle persone; ancora una volta la sicurezza è legata alla crescita di armamenti e meno a un impegno europeo in percorsi di conoscenza, incontro, tutela. Ancora una volta ha perso l’Europa, la casa comune”. Secondo Perego, il superamento di Dublino "non può avvenire con un’azione ‘eccezionale’, quale è quella decisa in questi giorni al Consiglio europeo, ma sarà reale quando si condividerà in maniera ordinaria e strutturale in ogni città e Paese europeo, a partire anche dall’Italia, l’accoglienza di persone che hanno diritto a una forma di protezione internazionale. E’ necessario, a questo proposito, rafforzare alle frontiere europee l’attenzione anche a riconoscere nuovi volti e storie di profughi che fuggono da disastri ambientali, violenze, tratta, per evitare respingimenti e rimpatri che non tutelano la vita e la dignità delle persone”.
Save the Children: "Impegno Ue insufficiente". Questa in sintesi la posizione di Save the Children riguardo la decisione del Consiglio Europeo. Per l’Organizzazione, si tratta di "numeri ben al di sotto di quanto necessario per fare fronte al fenomeno e c’è ancora tanta strada per raggiungere livelli accettabili - spiega una nota -. Secondo le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 25 giugno 2015 sono arrivati via mare solo in Italia circa 66.280 migranti, di cui almeno 6.300 minori, tra loro 4.000 circa sono non accompagnati. Per Valerio Neri, direttore generale di Save the children, "l’accordo sul ricollocamento, in particolare, è solo una procedura “temporanea ed eccezionale” e, come tale, non è un approccio sistematico e strategico per affrontare queste emergenze nel lungo periodo e può mettere a rischio le persone più vulnerabili, come migliaia di bambini in fuga da guerre, violenza e povertà".