26 agosto 2015 ore: 14:18
Non profit

Cooperante in Siria: condizioni terribili, ecco come vive chi resta nel paese

Erica Beuzer della ong bolognese Gvc, è ad Aleppo: è una delle 18 al mondo autorizzata dalla Mezza Luna Rossa a operare in Siria: “La città è divisa in due, la linea elettrica è stata distrutta. Le aree più in difficoltà sono a ridosso della linea di combattimento”
©gvc-italia.org Siria. Emergenza idrica a Aleppo. Foto 1

Foto: Gvc-italia.org

BOLOGNA - Dinamite posizionata agli angoli del tempio di Baalshamin a Palmira: così i miliziani dell’Isis hanno distrutto parte del patrimonio storico della cittadina siriana, come mostra un video pubblicato online dai terroristi. Intanto, continuano i viaggi della speranza attraverso l’imbuto dei Balcani delle migliaia di profughi verso il cuore dell’Europa. Berlino, per il popolo siriano, ha sospeso il Trattato di Dublino: non saranno più rimandati indietro al primo paese d’ingresso nell’Unione, quello dove sono state prese loro le impronte.

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Siria. Emergenza idrica a Aleppo. Foto 1

Ma ci sono anche siriani che restano nel loro paese, chi per troppo amore, chi perché non ha le possibilità economiche per fuggire: pochi giorni fa, Erica Beuzer, cooperante della ong bolognese Gvc – una delle 18 al mondo a essere autorizzata dalla Mezza Luna Rossa a operare in Siria – è partita alla volta di Aleppo, il governatorato più popoloso dello Stato. I combattimenti nella città sono iniziati nel febbraio 2012 e attualmente è divisa in due: i quartieri ovest e il centro sono sotto il controllo delle forze governative, mentre i gruppi dell’opposizione controllano le aree a est. Secondo le stime delle Nazioni Unite, attualmente vivono ad Aleppo 5.086.996 persone di cui 2.056.080 in condizioni di bisogno di assistenza e 1.340.500 sfollati concentrati soprattutto nella zona ovest della città.

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Siria. Emergenza idrica a Aleppo. Foto 4

“Gli scontri di governo e gruppi dell’opposizione stanno rendendo intollerabile la vita della popolazione, creando generazioni di profughi. In città scarseggiano acqua e carburante, tutto il cibo e gli altri beni vengono portati attraverso l’unica strada ancora accessibile”. Erica racconta di una città con condizioni di vita molto diverse da quartiere a quartiere: vie di ristoranti e di bancarelle colme di frutta e verdura si alternano a postazioni militari e strade chiuse da blocchi. La vita si dirada mano a mano che ci si avvicina alla linea del fronte: “La linea elettrica è stata distrutta già molto tempo fa, e la città ronza di generatori piccoli e grandi. L’elettricità è venduta dai privati a unità di ampère”.

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Siria. Emergenza idrica a Aleppo. Foto 2

I due punti di accesso all’acqua – il fiume Fourat, la fonte originale, e la stazione di pompaggio principale – sono sotto il controllo di due schieramenti fra i diversi in campo: “L’apertura dipende dai giochi della guerra e dalla capacità negoziale di mantenere in funzione la stazione di pompaggio, riparata dai tecnici del governo. I pozzi vengono continuamente trivellati per permettere a governo, ong, privati e famiglie di fare scorta d’acqua e per la distribuzione alle scuole, agli ospedali e agli sfollati”. Erica racconta di avere incontrato il direttore del Water Board, che le ha spiegato come l’unica strada percorribile sia trovare un accorso per un uso neutrale delle risorse dell’acqua e non come merce di scambio di guerra: “Dice che anche se ora è impossibile, non bisogna smettere di fare advocacy perché ciò avvenga. Nel frattempo, possiamo solo trivellare un altro pozzo o purificare altra acqua di fiume”. 

Situazione particolarmente critica quella nella zona di Hamadanye, in costruzione prima della guerra, che avrebbe dovuto costituire una zona di espansione immobiliare: “Decine e decine di palazzine in stato più o meno avanzato di costruzione non sono state terminate, alcune hanno solo lo scheletro: ora sono occupate da sfollati di altre zone della città. Qui ha trovato rifugio soprattutto la parte più povera della popolazione. Le condizioni sono terribili, in particolare per quanto riguarda lo smaltimento delle acque e dei rifiuti, e si sono registrati numerosi casi di leishmaniosi. Ad aggravare la situazione, parte dell’area è a ridosso della linea di combattimento”. (Ambra Notari)

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