Cooperazione, gli enti locali per i migranti: ecco il piano "Mac"
Roma - La cooperazione allo sviluppo ha voltato pagina: non piu' aiuti alle emergenze ma attivita' di lungo periodo coi Paesi terzi, a cui contribuisca non solo il governo ma anche i privati e gli enti locali. Proprio per fornire consulenza a questi ultimi nella candidatura ai bandi di cooperazione, e per la gestione dei migranti sul territorio italiano, ha visto la luce il progetto Mac - Migrazioni, Asilo, Cooperazione, lanciato da Legautonomie, associazione a cui aderiscono circa 1.500 comuni italiani e anche le prefetture.
Se ne e' parlato questo pomeriggio a Roma al seminario di Legautonomia e Leganet 'La cooperazione internazionale nei territori: il ruolo dei comuni nei partenariati territoriali'. Comuni, citta' metropolitane, province, e regioni oggi possono candidarsi ai bandi proposti dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), novita' introdotta dalla riforma della Cooperazione del 2014: "Grazie a questa legge ora e' possibile selezionare meglio gli obiettivi, garantendo la trasversalita' degli impegni (dei fondi italiani all'estero, ndr) e un linguaggio comune tra le politiche sull'immigrazione, di supporto alla cooperazione allo sviluppo, di promozione dei territori di destinazione e delle potenzialita' degli enti locali, nel quadro di una moderna attivita' di cooperazione allo sviluppo", come ha spiegato all'agenzia Dire Oriano Giovannelli, responsabile Welfare e immigrazione per Legautonomie.
"I Comuni stessi ci hanno chiesto aiuto sul tema dei migranti e di cio' che la gestione del fenomeno comporta: asilo, accoglienza, servizi e centri Sprar. A questo noi abbiamo aggiunto la cooperazione, lanciando il progetto Mac: migrazioni, asilo e appunto cooperazione. Abbiamo quindi sottoscritto un protocollo di intesa con Viminale, grazie al quale Mac ha fornito assistenza gia' a circa 50 comuni", come ha spiegato il project manager Giulio Calvisi. Che anticipa un altro accordo ancora in discussione col ministero dell'Interno, "per incoraggiare i rimpatri volontari assistiti, perche' rappresentano un'altra risposta al fenomeno. In Germania lo scorso anno se ne sono registrati 55mila, a fronte di 20mila rimpatri forzati". Secondo Calvisi, "questo dimostra che e' una strategia valida, che il nostro governo puo' sposare". (DIRE)