19 agosto 2014 ore: 12:14
Non profit

Cooperazione. Le critiche di Zanotelli? "Non si può restare legati al passato"

Su Unimondo le riflessioni di Vincenzo Pira, che risponde alle critiche mosse alla legge sulla cooperazione da parte del missionario Alex Zanotelli. "Un'analisi anche 'passionale' deve essere fatta con onestà scientifica, lealtà intellettuale e attenzione a evitare preconcetti"
Cooperazione internazionale, mappamondi

ROMA - La legge sulla cooperazione continua ad accendere il dibattito. Rigorosa e articolata la risposta del cooperante Vincenzo Pira, pubblicata su Unimondo, di fronte alle dichiarazioni di scetticismo formulate nei giorni scorsi da padre Zanotelli, che ha criticato l’impostazione di fondo della riforma, troppo sbilanciata – a sua detta - a rilanciare gli affari delle imprese italiane nel sud del mondo, invece che tesa a sanare le ferite degli impoveriti. La riflessione di Pira, che si occupa di cooperazione internazionale dal 1976, non solo cerca di ribattere punto per punto alle tesi zanotelliane, ma si domanda pure dove siano finite, in questo dibattito, le voci dei missionari e delle loro riviste, trovandole sorprendentemente silenti, rispetto alla loro presa di posizione nelle fasi di elaborazione della legge 49 del 1987.

“Padre Zanotelli non salva nulla – commenta Pira - e appellandosi al suo essere 'missionario che ha vissuto sulla sua pelle, il dramma di chi vive nei bassifondi della vita e della storia, un credente in Dio che vuole vita piena per tutti i suoi figli/e' chiede 'al governo Renzi di ritirare e di riscrivere questo disegno di legge che è uno schiaffo sia alla dignità del popolo italiano che alla dignità dei tre miliardi di impoveriti nel mondo'”. Ma secondo lui, che lavora da anni come volontario con diverse associazioni laiche e religiose, sarebbe più utile al dibattito capire quanto questa posizione sia condivisa nel mondo missionario e nell’associazionismo cattolico.

Sottolinea inoltre come non sia corretto addossare al governo Renzi la volontà di affrettare, a tutti i costi, l’approvazione di questo disegno di legge, dal momento che il Parlamento ne discute ormai da vent’anni e gli organismi di volontariato, le associazioni e le Ong hanno partecipato attivamente sia al dialogo sia alla mediazione per trovare risposte adeguate ai diversi problemi nati nell’elaborazione della legge. “Una legge approvata con diversi emendamenti da tutte le componenti politiche, frutto di mediazioni alte non può essere ridotta a 'ideologia portante del governo Renzi'. Una analisi anche 'passionale' deve essere fatta con onestà scientifica, lealtà intellettuale e attenzione a evitare preconcetti. Altrimenti si cancella la ricerca del vero che non deve essere estranea non solo all’impegno politico ma anche a quello etico e civile”, dichiara.

“Non si può restare – secondo Pira - unicamente legati al passato maledicendolo e non provando invece a correggere ciò che non funziona. E la proposta di legge in fase di approvazione va in tal senso”. La nuova legge prenderebbe atto del fallimento della strategia “assistenziale” che avrebbe caratterizzato 60 anni di cooperazione internazionale, proponendone un superamento a partire dall’uso delle parole. Non si parlerebbe più di “aiuti” ma di “partenariato e cooperazione”. Inoltre, nel realizzare le iniziative di cooperazione allo sviluppo l’Italia dovrà assicurare “il rispetto dei principi di efficacia concordati a livello internazionale, in particolare quello della piena appropriazione dei processi di sviluppo da parte dei Paesi partner, dell’allineamento degli interventi alle priorità stabilite dagli stessi Paesi partner e dell’uso di sistemi locali, dell’armonizzazione e coordinamento tra donatori, della gestione basata sui risultati e della responsabilità reciproca; di criteri di efficienza, trasparenza ed economicità, da garantire attraverso la corretta gestione delle risorse ed il coordinamento di tutte le istituzioni che, a qualunque titolo, operano nel quadro della cooperazione allo sviluppo”.

Auspicando che la legge venga approvata al più presto, Pira riconosce che la sua approvazione debba essere seguita da una applicazione coerente e disciplinata, da un confronto che prenda atto delle problematiche sottese all’identificazione di modalità e strumenti compatibili con i tempi e le caratteristiche operative della cooperazione internazionale.

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