22 giugno 2017 ore: 09:21
Non profit

Cooperazione, nel 2016 Cefa ha aiutato oltre 100 mila persone

Trentadue progetti in 9 Paesi, oltre 100 mila beneficiari, 198 dipendenti di cui 29 espatriati e 155 locali. Sono i numeri del Bilancio sociale di Cefa, ong che da 45 anni promuove l’agricoltura sostenibile. Farolini (presidente): “Nessuno parte se nella realtà in cui vive c’è la possibilità di una vita serena”
Cooperazione

BOLOGNA – “La scelta di lasciare il proprio Paese alla ricerca di una prospettiva di vita migliore non è mai facile: ci vuole coraggio per questa andata che potrebbe essere senza ritorno, ci vuole una forte motivazione per sopportare il distacco dai propri cari, il viaggio, le incognite, ci vogliono soldi per pagarsi un passaggio. Nessuno parte se nella realtà in cui vive c’è possibilità di una vita serena”. Lo dice Patrizia Farolini, presidente Cefa, nell’introduzione di “Terra, patrimonio per restare”, il bilancio sociale 2016 della ong bolognese che, da 45 anni, è impegnata a promuovere l’agricoltura sostenibile in Paesi in cui la vita non lo è. Con l’obiettivo di consentire a chi vive in quei Paesi di rimanere sulla propria terra. “Oggi che il mondo è più attento alle logiche ambientali e condanna lo sfruttamento incondizionato dei terreni, il nostro lavoro con quei contadini che considerano la terra il loro patrimonio e occasione di reddito, oggi è finalmente riconosciuto e valorizzato”, dice Cefa. Testimonial della ong e del lavoro che fa, in particolare in Tanzania, è stato Patrizio Roversi, viaggiatore e conduttore di Linea verde su Rai1. “Considerato che il mondo è piccolissimo e che ciò che succede in Tanzania ha ripercussioni anche a casa mia, sono partito perché volevo capire da vicino la situazione”, dice Roversi che, da questo viaggio, racconta di aver capito che “Cefa vuole evitare alle comunità rurali la sciagura più grave cioè l’inurbamento, e che questa non è un’utopia, visto che in Tanzania, ad esempio, il modello di agricoltura familiare può funzionare e, perché no, potrebbe essere la ricetta per sfamare il Paese”. 

32 progetti in 9 Paesi del mondo (Guatemala, Marocco, Tunisia, Ecuador, Tanzania, Kenya, Somalia, Mozambico e Italia) con oltre 100 mila beneficiari, 198 dipendenti di cui 14 in Italia, 29 espatriati e 155 locali a cui si aggiungono i volontari (15 nella sede centrale, 13 in servizio civile, 40 nelle sedi periferiche). Ad esempio, in Mozambico Cefa ha attivato 2 progetti: “La via del latte” per sostenere lo sviluppo zootecnico migliorando le competenze degli allevatori del distretto di Beira per aumentare la quantità e migliorare la qualità del prodotto, anche con l’obiettivo di combattere la malnutrizione (2.400 i beneficiari della distribuzione di yogurt e pasti) e “Seminiamo per l’Africa” per potenziare la produzione di sesamo, ortaggi e miele attraverso l’aumento delle competenze di 350 agricoltori del distretto di Caia. In Guatemala Cefa lavora per cambiare la vita delle famiglie svantaggiate di 15 comunità rurali nel dipartimento del Quiché, sostenendo l’istruzione delle bambine e dando strumenti e tecniche di produzione agro-ecologiche per migliorare la sicurezza alimentare: sono 125 le bambine sottratte all’abbandono scolastico e 125 le madri educate a un’alimentazione sana. “Nel 2016 abbiamo sostenuto 100 mila persone impegnate nei loro territori a difendere i propri diritti e con le loro competenze a far crescere il proprio Paese”, aggiunge Farolini. Come è avvenuto a Iringa, nel sud della Tanzania dove, grazie a Cefa, 1.300 agricoltori si sono uniti in consorzio per contare di più, si è creata una filiera agricola, i contadini hanno imparato a coltivare la terra con trattori, sgranatrici, motocoltivatori, a conservare i prodotti e a trasprotarli al mercato. “Un modello che può davvero scongiurare l’inurbarmento e dare alle famiglie contadine, non solo in Tanzania, una vita dignitosa. In questo modo, nessuno è costretto a emigrare”, dice Roversi. (lp)

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