22 luglio 2014 ore: 14:26
Non profit

Cooperazione, Quartapelle: “Con la nuova legge diventa centrale in politica estera”

Riforma della cooperazione internazionale al centro del dibattito oggi alla Camera tra Ong e mondo politico, dopo l’approvazione del testo a Montecitorio. Cantini, direttore generale della Cooperazione allo sviluppo: “Legge innova, ma non si parte da zero”
Cooperazione internazionale. Bambini con mappamondo in mano

ROMA – “Una legge che innova il senso di fare cooperazione”. È questa, per Lia Quartapelle, deputato del Partito democratico e relatrice del disegno di legge sulla cooperazione allo sviluppo alla Camera dei deputati, la svolta della riforma della Cooperazione, passata nei giorni scorsi alla Camera dei deputati e ora attesa al Senato. Durante il seminario tenutosi oggi a Roma presso la Camera e promosso dalle reti di Ong di cooperazione internazionale Aoi, Cini e Link 2007, Quartapelle ha analizzato tutti gli aspetti salienti del testo di legge che cambia la politica di cooperazione italiana. “Prima la cooperazione era parte integrante della politica estera – ha affermato Quartapelle -. Oggi la politica di cooperazione diventa parte qualificante. Non è semplicemente una differenza di carattere retorico, ma ridà alla politica di cooperazione la possibilità di essere un punto centrale di quello che il ministero degli Esteri può fare e di come possiamo ritrovare una posizione nel mondo”.

Tre i pilastri su cui regge tutto l’impianto della legge. In primo luogo la chiara definizione di una delega politica. “Il ministero degli esteri cambia nome e ad Affari esteri si aggiunge cooperazione internazionale – ha spiegato Quartapelle -. Poi c’è il vice ministro delegato che si assumerà la responsabilità di rappresentare in Consiglio dei ministri, senza diritto di voto, qualora si discuta di politica di cooperazione”. Altro aspetto importante, quello della nascita dell’Agenzia per la cooperazione. “Diventa un braccio operativo esterno al ministero – ha aggiunto Quartapelle -. Nella legge è chiarito il rapporto tra i due. L’agenzia avrà un ruolo di implementazione. Verrà costruito un centro decisionale che prenderà decisioni in merito ai progetti finanziati con più di 2 milioni di euro”.

Terza questione cruciale, quella delle risorse. Per Quartapelle, infatti, le politiche di cooperazione italiane sono state “indebolite negli ultimi anni dalla difficoltà di fare una pianificazione economica prevedibile”. Una difficoltà a cui la nuova legge risponde attraverso un documento triennale di programmazione degli interventi, ma anche delle risorse. “Rispetto alle risorse disponibili è prevista una relazione annuale di previsione sugli stanziamenti allegata alla legge finanziaria – ha aggiunto Quartapelle - e poi una relazione annuale sull’utilizzo delle risorse. Per la prima volta avremo una visibilità di tutte le risorse messe a disposizione. Elemento importante, inoltre, è l’inserimento del ruolo di Cassa depositi e prestiti come istituzione finanziaria per lo sviluppo”. Tra le novità previste dal testo, infine, anche l’apertura verso tutte le realtà impegnate nel mondo della cooperazione. “Abbiamo fatto un grande lavoro per far sì che la possibilità di lavorare con il ministero degli Esteri fosse aperta non più a chi ha l’idoneità – ha spiegato Quartapelle -, ma a tutti quei soggetti che fanno cooperazione sulla base di una procedura comparata e sulla base dell’idea che fa chi sa fare e non chi è abilitato a fare. Questo comporterà un modo di lavorare sicuramente più efficace”.

Per Giampaolo Cantini, direttore generale della Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, con la nuova legge non bisognerà partire da zero. “Questa legge innova profondamente – ha affermato Cantini -, ma non credo che si debba scrivere su una pagina bianca. La nuova legge deve costruire sul patrimonio pluridecennale della cooperazione italiana”. Sulla cooperazione, infatti, si continuerà a lavorare su fronti strategici per l’Italia. “In generale, c’è un disegno delle strategie e delle priorità – ha spiegato Cantini -. Non si parte da zero. Noi stessi in questi anni abbiamo cercato di affinare gli strumenti per studiare le priorità. Non possiamo andare ovunque. Non abbiamo le risorse per farlo”. Nonostante una scarsità di risorse cronica, ha spiegato Cantini, “abbiamo una presenza molto importante nella gestione dei profughi nella crisi siriana in Iraq, in Giordania e in Libano”. Ma non solo. L’impegno dell’Italia è presente anche in Nord Africa, in Tunisia e in Egitto, in Medio Oriente col Libano e la Palestina e in Africa subsahariana, in Etiopia, Mozambico, Senegal e Burkina Faso. “In questi paesi la presenza dell’Italia e lo spessore dei rapporti – ha spiegato Cantini -, la posizione di primo partner commerciale, non possono essere scissi dalla presenza qualificante della cooperazione”.(ga)

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