Coronavirus, l’appello di Terra!: “Misure urgenti nei ghetti del Sud”
ROMA - L'emergenza Coronavirus rischia di acuire le diseguaglianze già forti nel nostro paese, lasciando indietro donne e uomini in condizioni di privazione ed emarginazione. Fra loro, sono migliaia i migranti impiegati in agricoltura e stipati nelle baraccopoli pugliesi e calabresi. "In una situazione come questa non si può continuare a fingere che le migliaia di persone costrette a vivere nei ghetti del Mezzogiorno semplicemente non esistano - dichiara Fabio Ciconte, direttore dell'associazione Terra! - Il governo deve prendere misure urgenti per offrire loro l'accesso alla sanità e ai servizi igienici. Le loro braccia fanno comodo all'agricoltura italiana, settore vitale per la vita collettiva, che non può fermarsi nemmeno durante il Coronavirus. Ma è inaccettabile che i braccianti relegati negli insediamenti informali restino invisibili di fronte a questa emergenza".
Ad oggi sono migliaia le persone che affollano queste città di legno, teli di plastica e lamiere. Un numero destinato a gonfiarsi se non saranno cancellati i decreti sicurezza, che hanno gettato nell'illegalità una massa di donne e uomini i quali, privi di ogni titolo per rimanere sul suolo nazionale e privi dei mezzi per ritornare indietro, si concentrano nei ghetti. "Questi luoghi insalubri e di violazione costante dei diritti umani devono cessare di esistere - conclude Ciconte - e a tutte queste persone va data una soluzione abitativa e il diritto di lavorare regolarmente. La pandemia non può essere un'ennesima occasione per voltarsi dall'altra parte. Anche perché nei ghetti non si possono prendere le misure precauzionali imposte a tutto il resto d'Italia e un'eventuale infezione sarebbe molto più difficile da contenere".