Coronavirus, nei campi chi ha reddito cittadinanza? "Scorciatoia che toglie dignità"
La ministra Teresa Bellanova, in particolare, si è detta più volte d’accordo a regolarizzare i migranti presenti sul territorio ma ha avanzato anche alcune ipotesi come quella di impiegare in agricoltura percettori di reddito di cittadinanza. Una proposta che fa discutere. “La soluzione non è di mandare i percettori del reddito di cittadinanza nei campi agricoli, per svolgere lavori socialmente utili, è una scorciatoia che spoglia il lavoro di dignità - sottolinea Soumahoro -. Bisogna rimettere al centro il salario e il lavoro. Forse essere stati così tanto tempo lontani dai campi crea un annebbiamento nel pensiero. Parliamo del secondo comparto produttivo del paese, di uno dei settori essenziali: parliamo del cibo che arriva sulle nostre tavole e che può essere distribuito, perché ci sono persone che lo producono, che lo raccolgono e che lo distribuiscono. Invece oggi abbiamo centinaia e centinaia di lavoratori precari, nei campi, nella logistica fino ai raider. Il tema è la filiera, bisogna affrontare seriamente la questione”.
Per Soumahoro “chi decide oggi deve dare una soluzione a problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Come quelli prodotto dai decreti sicurezza, che stanno mostrando la loro inadeguatezza proprio in questo periodo: c’è un presente di questa pandemia che mette a dura prova la nostra comunità mondiale, ma c’è anche una situazione preesistente. Questo nemico invisibile colpisce duramente tutti lasciando sul campo vittime visibili senza risparmiare i soggetti invisibili. Ci sono persone che non hanno accesso alla casa, o che vivono in condizioni precarie negli insediamenti in condizioni igienico sanitarie al limite - aggiunge il sindacalista - Bisogna rispondere a questo con misure concrete: come il permesso soggiorno di emergenza, ma anche abolendo i decreti sicurezza. Di mezzo ci sono le vite umane, la situazione degli insediamenti non si risolve con la politica delle ruspe, le persone vanno portate in alloggi dignitosi. In questi giorni - aggiunge -. Il Portogallo ha fatto una scelta coraggiosa regolarizzando le persone sul suo territorio. Al netto della legislazione dei singoli paesi, oggi sarebbe la cosa giusta da fare anche in Italia per uscire dalla sudditanza politica di chi ragiona in termini di ruspe, ma che in passato le regolarizzazioni le ha fatte, nel 2002, nel 2009 e nel 2012. E’ una scelta di civiltà”.