22 settembre 2015 ore: 15:19
Non profit

Corpi civili di pace, la risposta nonviolenta ai conflitti internazionali

Al tavolo di discussione “Corpi civili di Pace, tra sperimentazione e stabilizzazione” associazioni e deputati si confrontano su come dare avvio al progetto che prevede entro la fine del 2016 l’invio di 500 giovani in aree a rischio di conflitto
Corpi civili di pace - Striscione

Roma- Associazioni e rappresentanti del Governo si sono riuniti a Roma per discutere sull’avvio del progetto dei Corpi Civili di Pace, gruppi di volontari che svolgono azioni di mediazione in aree a rischio. “Siamo in ritardo ma vogliamo che entro la fine del 2016 500 giovani partano per portare nel mondo una idea nuova di pace”, ha affermato Giulio Marcon, deputato Sel che nel 2013 ha presentato l’emendamento alla legge di Stabilità che ha istituito i Corpi Civili.

Tanti i nodi ancora da risolvere, prima fra tutti il rischio di restringere l’esperienza a poche associazione. Su un punto però sono tutti d’accordo: i Corpi di Pace devono essere rivolti non soltanto a cittadini italiani: “Gli stranieri residenti nel nostro Paese possono dare un contributo importante in un contesto di conflitto internazionale”, afferma Marcon.

Come sottolinea Martina Pignatti, coordinatrice del Tavolo Interventi Civili: “Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria, aveva capito che i Corpi di Pace erano più utili degli aiuti umanitari. Il primo passo da fare però è quello di convocare immediatamente un comitato di monitoraggio”.  Una richiesta espressa anche da Giovanni Bastianini, presidente della Consulta nazionale Servizio Civile: “La sperimentazione deve essere seguita da un gruppo specializzato che ne monitori l’andamento. È lo Stato che deve però definire le linee guida. Per ora settanta parlamentari hanno firmato una proposta di legge e questo ci fa sperare che ci sia un consenso diffuso da parte di diversi schieramenti politici”.

Altro punto al centro del dibattito è il limite dei 28 anni per i giovani che vogliono partecipare ai progetti in aree di conflitto. Le associazioni chiedono di eliminare questo vincolo e di creare un legame più stretto con il Ministero degli Esteri. Per Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Servizio Civile, bisogna poi fare capire all’opinione pubblica perché sono utili i Corpi Civili: “Rappresentano una alternativa concreta all’esercito e possono risolvere molti conflitti”. D’accordo anche Francesco Vignarca, coordinatore Rete Disarmo: “Grazie ai Corpi Civili possiamo proporre una difesa non armata e cambiare lo scenario internazionale. È tempo di iniziare a mettere i primi mattoni, abbiamo aspettato troppo”.

Un risposta diversa, dunque, alle guerre in atto come afferma anche Primo Di Blasio di Focsiv: “La violenza non è la soluzione.  Questa fase di sperimentazione ci serve per capire quello che funziona e quello che va migliorato. Noi andiamo a lavorare in contesti difficili per garantire una sicurezza ad altre persone. Le organizzazioni con l’aiuto del Governo hanno sempre dimostrato di poter superare questa sfida”.  

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