Corsi d’arte e teatro per i piccoli profughi siriani a Parigi
Foto: Associazione Ouledna
I bambini siriani durante i laboratori di Arteterapia. Foto: Associazione Ouledna |
PARIGI – “Appello urgente: amiche e amici parigini, un centro per rifugiati siriani, situato vicino allo Stadio Louis Lumière, nel 20° arrondissement, cerca arabofoni di buon cuore per organizzare attività con dei bambini, fare traduzioni e tenere corsi di francese. Un investimento di circa mezza giornata la settimana. Ma anche vestiti per donne, uomini, bambini, neonati e prodotti per l’igiene personale sono comunque i benvenuti”. - L’appello, lo scorso settembre, era arrivato direttamente dall’associazione francese Revivre, che dal 2003 si occupa di sostenere a Parigi gli oppositori del regime di Assad. La risposta, immediata, è stata quella dell’associazione franco-algerina Ouledna, che da anni lavora con un obiettivo: mettere la cultura in tutte le sue forme al servizio dell’umanità, specialmente dell’infanzia maltrattata. Ouledna ha fatto prima da cassa di risonanza, poi si è impegnata in prima linea.
Nata nel 2009 a Parigi, Ouledna unisce artisti, studenti, volontari e psicologi. “Dopo aver letto l’appello di Revivre, abbiamo subito pensato di proporre laboratori di arte terapia”, spiega Al Amira, ragazza franco-algerina, tra le responsabili del progetto. Insieme con il centro culturale Louis Lumière – e in collaborazione con Emmaus e la Federazione francese d’arteterapia – Ouledna dalla fine dello scorso anno ha dato vita a laboratori artistici dedicati ai bimbi siriani, perché attraverso l’arte possano affrontare – e con il tempo superare – tutto quanto hanno già visto e vissuto, anche facendo appello alle proprie energie interiori.
Foto: Associazione Ouledna |
Il progetto è stato battezzato World of Colors for a Child (Un mondo di colori per un bambino), accompagnato dall’hashtag #EmpowermentandResilienceForChildren (Potenziamento e recupero per i bambini). Sui social, fanno bella mostra di sé i piccoli artisti impegnati con tempere e pennelli. Poi, un disegno in primo piano: si vede una ferrovia, un mare, il sole. È opera di Essam. Essam è un piccolo siriano in fuga: è arrivato in Europa insieme con un amico del padre e la sua famiglia, ovvero moglie e 4 figli. Il padre gli aveva promesso che l’avrebbe raggiunto prestissimo. Essam è arrivato a Parigi sano e salvo, ma il padre è morto in Siria. La famiglia che l’aveva accompagnato nella traversata del Mediterraneo, allora, l’ha adottato, e con lui ha dipinto quel disegno: il viaggio in treno, il viaggio per mare, e poi la ritrovata serenità in Europa.
Ai laboratori di arteterapia, oltre a Essam, ha partecipato anche Raed, che per la prima volta ha preso in mano pastelli e fogli per colorare un mandala. “Era concentratissimo mentre lo dipingeva, una concentrazione quasi d’iniziazione, quasi con il fiato trattenuto”, hanno raccontato i volontari che l’hanno seguito. Con Essam e Raed, anche tanti altri piccoli siriani, che non si sono ‘limitati’ a sperimentare la pittura, ma si sono cimentati anche in laboratori teatrali, grazie alla disponibilità dell’attore Charbel Kamel e della ballerina e scenografa di origini algerine Assia Gemra.
Foto: Associazione Ouledna |
Marco Cesario, giornalista italiano da anni residente a Parigi, ha incontrato Al Amira: “Il nostro incontro è stato speciale: è solo grazie a lei se il progetto World of Colours for a Child ha visto la luce. Ai fautori del motto ‘aiutiamoli a casa loro’ basterebbe mostrare le immagini dei droni sopra ciò che resta della città di Homs per capire da cosa fuggono queste famiglie. Pochi si rendono conto infatti dei traumi che questi bambini vivono”. L’arte, però, permette ai bambini di far uscire questa violenza introiettata ma anche di riparare i danni della guerra civile sulla psiche. “Amira mi ha spiegato che quando si abbandona il proprio Paese c’è una prima violenza, ovvero quella quotidiana della guerra civile, e ce n’è anche una seconda, quella della lacerazione dovuta alla partenza, al fatto di dover lasciare la propria casa, il proprio Paese. Sono ferite profonde che l’arte può aiutare a curare”, spiega Cesario.
“Il disegno che più ha colpito – conclude Cesario – è proprio quello di Essam, nel quale ripercorre le tappe del viaggio in tutta la loro drammaticità. In piena guerra ideologica contro i rifugiati credo che questa sia una storia forte che racconta un'altra realtà”. (Ambra Notari)