Covid, la pandemia non ferma il servizio civile (che ha saputo “ripensarsi”)
© Enrico Genovesi//Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano” (particolare)
ROMA - “Fondi”, “Riforma”, “Covid-19”: sono le parole che più di tutte hanno raccontato il Servizio Civile Universale (SCU) in questo 2020.
La pandemia ha segnato profondamente il sistema del SCU, portandolo ad una sospensione quasi totale tra marzo e metà aprile 2020, in pieno lockdown, per poi progressivamente ripartire, tanto che a fine anno il Dipartimento ha potuto potuto dichiarare “come gli effetti dell’emergenza sul sistema servizio civile sembrino, al momento, esser stati adeguatamente mitigati”, con il 98% dei giovani operatori volontari tornati in servizio attivo in 12.471 sedi, soprattutto grazie alla rimodulazione di molte attività “da remoto” o “mista” piuttosto che “sul campo”.
Nei resoconti ufficiali di questi mesi, nonché nelle dichiarazioni istituzionali del ministro per le Politiche giovani e lo Sport Vincenzo Spadafora e di molti enti, è stata continua e motivata dai fatti la sottolineatura di un servizio civile universale che comunque “non si è fermato” e che ha saputo “ripensarsi” per “sostenere istituzioni e cittadini, con la disponibilità e la professionalità degli enti e l'interesse, la generosità e l'entusiasmo degli operatori volontari nel contribuire a nuove attività, a volte non previste ‘dal progetto’, che hanno consentito loro di continuare ad impegnarsi per il proprio Paese e di acquisire, contestualmente, conoscenze e competenze diverse”.
Accanto all’emergenza, il tema del finanziamento del Scu, nonché della sua stabilizzazione economica, ha aperto e chiuso l’anno nelle notizie su giornali, siti e comunicati ufficiali. Partito già a gennaio con l’allarme sui fondi lanciato dagli enti (in particolare dalla Cnesc), e passato soprattutto dal dibattito pubblico sul quotidiano Avvenire tra marzo e agosto e dalla campagna del magazine online Vita.it ad ottobre, si è concluso solo a fine anno con la conferma di uno stanziamento complessivo di 400milioni di euro aggiuntivi in Legge di Bilancio per il biennio 2021-2022.
È stato l’appello di 53 tra intellettuali ed accademici, ospitato il 7 aprila scorso dal quotidiano Avvenire, ad aprire questo dibattito sul “ripensare e rilanciare il Servizio Civile Universale”, proponendo tra l’altro di affidare “a una forza nazionale giovanile la missione di aiutare le fasce più deboli della cittadinanza, a fianco della Protezione Civile e altre organizzazioni già attive. Insieme al personale della Sanità, i giovani motivati da un forte senso civico costituiscono oggi la nostra risorsa più preziosa”.
Sollecitati dalle riflessioni dello Direttore del quotidiano della Cei, Marco Tarquinio, questo confronto è passato dagli interventi del Ministro Spadafora, dello stesso Presidente del Consiglio, Giuseppe Conto, e di altri 15 contributi di parlamentari, esponenti dell’associazionismo e giovani, che hanno declinato le sfumature della varie visioni attuali del SCU e della sua riforma: da “esperienza orientata all’ingresso nel mondo del lavoro” fino a componente strutturale di un auspicato nuovo “Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta”.
Nella stessa direzione è andato, a partire dal 7 ottobre, l’appello lanciato dal magazine Vita.it e sottoscritto da 132 uomini di cultura, tra i quali Ferruccio De Bortoli, Massimo Cacciari, monsignor Mario Delpini, Stefano Zamagni, Enrico Giovannini, Giorgio Gori, Claudia Fiaschi, Moni Ovadia, Romano Prodi, Andrea Riccardi e ancora il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
L’impegno per una stabilizzazione finanziaria del Scu ha visto attivi e protagonisti anche i giovani operatori volontari, che tramite la loro Rappresentanza nazionale hanno avviato la campagna di sensibilizzazione “#CentoXCentoServizioCivile”, con un appello sottoscritto - anche questo - da intellettuali, responsabili di grandi associazioni e politici.
Latente, sullo sfondo ma ogni tanto riaffiorante, è rimasta sempre la proposta di un servizio civile “obbligatorio”, presente in Parlamento con 7 proposte di legge nonché nei commenti periodici di alcuni editorialisti e giornalisti come Aldo Cazzullo e Giovanni Floris, che nel suo ultimo libro “L' alleanza. Noi e i nostri figli: dalla guerra tra i mondi al patto per crescere”, lo indica tra le proposte finali “per far sentire utili” le nuove generazioni e inserirle in un “processo di responsabilizzazione”.