Crollo della natalità in Toscana: meno 18% in 7 anni
- FIRENZE - Le donne toscane sono oggi più istruite che ieri, partecipano maggiormente al mercato del lavoro, si laureano di più che in passato, ma al contrario di molti altri paesi europei le donne toscane fanno pochi figli o non diventano mai madri. Un calo della fertilità che si è aggravato ulteriormente con la crisi economica, quando, tra il 2015 e il 2008, i nati in Toscana sono diminuiti del 18,2 per cento: più che in Italia (-15,8%) o in Francia (-4,5%).
Conciliare maternità e lavoro appare difficile, raccontano i ricercatori dell'Irpet che stamani hanno presentato a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, nella sede della presidenza della Regione, un'anteprima sul prossimo rapporto di genere che uscirà a maggio. "La maternità rimane uno dei periodi cruciali, per cui la donna rischia di uscire definitivamente dal mercato del lavoro, o di starci dentro con contratti peggiori o salari più bassi di prima che avesse figli" sottolinea la ricercatrice dell'istituto per la programmazione economica della Toscana, Natalia Faraoni. E unito al basso tasso di fertilità questo rischia di essere davvero allarmante.
"Passa il concetto che fare figli sia un ostacolo al lavoro delle donne e questo è preoccupante – commenta la vice presidente ed assessore alle pari opportunità della Toscana, Monica Barni - . I numeri, che pure sottolineano un netto miglioramento della donna sul mercato del lavoro, ci dicono infatti che le donne che scelgono di fare figli hanno dopo un reddito più basso di prima e più basso anche delle donne che hanno scelto di non fare figli. E questo è un problema, che ha a che fare con tempi di conciliazione e l'organizzazione del welfare, forse anche con valori culturali, la cui soluzione non può essere solo regionale ma nazionale".
Numeri e statistiche dello studio raccontano che in questi anni sono cambiate aspettative e stili di comportamento delle donne toscane: una rivoluzione silenziosa, in particolare per chi ha tra venticinque e quarantanove anni. E' cambiata anche la società, con passi in avanti ma anche l'aggravarsi di alcuni problemi.
La piramide demografica della Toscana, è evidente, ha una base sempre più instabile. La Toscana ha smesso di fare figli da tempo, fin dagli anni Settanta quando il saldo naturale tra nati e morti era già negativo: il minimo storico è del 1995. Ma se si sovrappone la fotografia del 1972 con quella del 2015 pare che siano passati anni luce. Quarantacinque anni fa nel rapporto tra ultrasessantacinquenni e i giovanissimi fino a quattordici anni erano più numerosi i secondi: oggi l'indice di vecchiaia è passato dal 73,4 al 195,1 per cento. Vuol dire che gli anziani sono praticamente il doppio dei giovani, con tutto ciò che in termini economici ne consegue; ma sono cresciuti anche in rapporto alla fascia di mezzo. Nel 1972 i toscani con più di sessantacinque anni erano due per ogni dieci residenti che di anni ne contavano tra quindici e sessantaquattro: oggi sono il doppio (39,9%).
Si fanno sempre meno figli ma anche più di rado ci sposa o si decide di convivere. Assieme alla maternità il passaggio da giovani ad adulti è l'altro aspetto maggiormente critico. La società appare sempre più formata da "individui soli", è stato sottolineato più volte stamani. Aumenta il periodo in cui si resta in famiglia e aumentano poi i single, a tutte le età. L'Irpet ha confrontato i numeri del 1985 con quelli del 2015: tra chi ha meno di cinquanta anni i toscani che vivono soli sono oggi l'8,9% (erano il 4,2 trenta anni prima). Crescono gli uomini single, ma anche le donne: anzi, in percentuale la curva per loro si impenna leggermente di più. Aumentano anche i figli con un solo genitore: dall'1,6 si passa al 2 per cento, quando i figli hanno non più di quattordici anni, e dal 2,7 al 6 per cento quando crescono.