Da cinque giorni senza cibo, 30 profughi a Milano "fuori convenzione"
MILANO - Da cinque giorni una trentina di profughi a Milano sono senza cibo. Ospiti nelle strutture di via Quintilliano della Chiesa Copta evangelica, sono considerati dalla Prefettura "fuori dalla convenzione", ossia non hanno più diritto all'accoglienza. Il motivo? Avrebbero rifiutato il trasferimento in un altro centro. "Non è vero", sostiene Massimo Bakhit, vicepresidente della Chiesa copta. Per capire che cosa stia succedendo è necessario risalire all'agosto del 2014: la cooperativa Integra di Lecce stipula una convenzione con la Prefettura di Milano per l'accoglienza dei profughi. Integra, a sua volta, offre alla Chiesa Copta di ospitarne una parte: dei 35 euro al giorno per migrante che lo Stato riconosce a Integra, 21 vanno alla struttura religiosa, che deve garantire i posti letto, lavaggio della biancheria e il vitto.
Per un po' di mesi tutto fila liscio, ma poi Integra comincia a non pagare più la Chiesa Copta, perché anche i pagamenti dallo Stato sono in ritardo. Il credito che la Chiesa Copta vanta cresce di mese in mese così come la tensione tra le due realtà. I migranti, circa 80, intanto continuano a vivere nei due centri dei copti: in aggiunta a quello di via Quintilliano, viene ristrutturato un edificio in via Fantoli. Oltre a vitto e alloggio, non viene loro offerto molto altro: né corsi di italiano né un'assistenza per la presentazione della richiesta d'asilo.
"Per noi la situazione è diventata ben presto insostenibile - racconta Massimo Bakhit -, perché non riuscivamo più a pagare l'affitto dei locali, la luce e il gas". Nel dicembre del 2015 la Prefettura interviene e viene stipulato un nuovo accordo tra Integra e Chiesa Copta per sanare il debito che la prima ha verso la seconda e che ammonta ormai a 255mila euro. Viene concordato un piano di rientro del debito. Inoltre, il cibo non viene più fornito dai copti, ma direttamente da Integra. "Il problema è che Integra ci ha versato solo 159mila euro, che sono serviti a pagare in parte gli arretrati", assicura il vicepresidente della Chiesa Copta. Il 21 aprile 2016 la Prefettura dispone che i profughi ospiti in via Fantoli siano trasferiti in altri centri sempre gestiti da Integra, perché l'edificio è senza luce per il mancato pagamento delle bollette.
"Non abbiamo i soldi e certo i migranti non potevano vivere al buio", aggiunge Bakhit. Restano le 30 persone alloggiate nel centro di via Quintilliano, che è anche la sede della Chiesa copta. "Ho chiesto io alla Prefettura che vengano trasferiti, perché senza i pagamenti non siamo più in grado di ospitarli". E così arriviamo a domenica 24 aprile, quando gli operatori di Integra propongono ai migranti il trasferimento. "Hanno rifiutato perché non volevano più andare in un centro della cooperativa Integra e hanno capito che così sarebbero rimasti sotto la protezione diretta della Prefettura", spiega Bakhit. Per la Prefettura invece si è trattato di un rifiuto che non può essere perdonato, tanto che ora nessuno più porta loro da mangiare, a parte qualche panino fornito dagli stessi Copti. Il contenzioso tra i due enti probabilmente finirà in tribunale, mentre per i profughi si profila un futuro in strada. (dp)