21 novembre 2014 ore: 12:16
Disabilità

Da Federanziani le proposte per un "vero" Fondo per la non autosufficienza

Istituire il nuovo fondo presso l’Inps e prevedere tre livelli di contributi in base alla gravità. Sono due delle proposte di Federanziani di cui si tratterà nel 3° Congresso della Corte di giustizia popolare per il diritto alla salute che si svolge a Rimini dal 21 al 23 novembre
Non autosufficienza, assistenza domiciliare - operatrice e anziana

RIMINI – In Italia il 20% della popolazione è over 65. Gli over 75 sono quasi 6 milioni e gli ultracentenari raggiungono quota 17 mila. Numeri che collocano il nostro Paese ai vertici della classifica delle popolazioni più longeve. E se, da un lato, questi dati sono indice di un benessere diffuso, va anche considerato che un numero sempre maggiore di anziani soffre di malattie croniche o vive in condizioni psicofisiche invalidanti. Si stima, infatti, che siano quasi 3 milioni quelli parzialmente o non del tutto autosufficienti con un trend in crescita costante negli ultimi anni che li porterà vero i 3,5 milioni nel 2025 (dati Istat e Censis). Una situazione che, oltre ad aggravarsi nel tempo, presenta significative differenze a livello territoriale, richiede un carico assistenziale crescente e rappresenta una sfida impegnativa per le famiglie e per il sistema del welfare. Una sfida che l’Italia affronta in ritardo. È questa l’analisi fatta da Federanziani sulla situazione della non autosufficienza nel nostro Paese di cui si parlerà nella tre giorni del Congresso della Corte di giustizia popolare per il diritto alla salute che si apre oggi al Palacongressi di Rimini e sulla cui base la federazione delle associazioni della Terza età ha elaborato le proposte per un nuovo Fondo per la non autosufficienza.

“Tutti i sistemi di welfare europei hanno capito che la non autosufficienza ha un peso sempre maggiore e si sono attrezzati, l’Italia invece è ancora ferma a una legge del 1980, quella sull’indennità di accompagnamento”, commenta Augusto Battaglia, presidente della Comunità di Capodarco di Roma. Indennità che non tiene conto dei diversi gradi di dipendenza e delle diverse tipologie di intervento necessarie a fronteggiare bisogni assistenziali complessi e non considera le condizioni familiari e ambientali in cui si sviluppano le specifiche azioni assistenziali. Da qui la proposta di Federanziani di un ‘nuovo’ Fondo per la non autosufficienza che, in primo luogo preveda 3 livelli di contributi: 504 euro al mese (indennità al titolo della minorazione), 900 euro e 1.500 euro (buoni servizio).

Le altre proposte prevedono di istituire presso l’Inps il nuovo Fondo per la non autosufficienza, sostitutivo dei fondi per l’indennità di accompagnamento e compresivo delle indennità per ciechi, sordi, talassemici e minori non deambulanti; definire in sede di Stato-Regioni Liveas, tipologia di prestazioni, modalità di erogazione, requisiti e limiti Isee e concordare con l’Inps le modalità di monitoraggio del processo anche in ambito regionale; utilizzare i buoni servizio per spese di assistenza personale e a domicilio o quota Rsa nell’ambito di progetti di sostegno all’autonomia e al nucleo familiare, definiti nel distretto socio-sanitario e rendicontati presso il comune di appartenenza (sono i comuni ad attivare le reti locali e a concordare con le Asl l’integrazione di interventi necessari); affidare alle commissioni medico-legali delle Asl il riconoscimento del titolo all’assistenza sulla base dei tre livelli di bisogno assistenziale (all’Inps spettano i controlli e il monitoraggio del sistema); devono essere le Regioni a regolare l’utilizzo dei buoni servizio e le modalità di rendicontazione, a disciplinare l’integrazione con gli interventi sanitari dei servizi delle Asl e dei fondi integrativi, sono gli utenti e le famiglie a scegliere gli operatori nell’ambito dei soggetti accreditati o fra gli operatori iscritti ad appositi albi tenuti dai comuni. Infine, gli emolumenti, riconosciuti prima dei 65 anni, sono erogati al titolo della minorazione. Per gli over 65 riconosciuti non autosufficienti gil importi del secondo e del terzo livello possono subire variazioni in diminuzione sulla base della condizione reddituale Isee, mentre restano invariati i trattamenti per ciechi, sordi, talassemici e minori non deambulanti, mentre saranno definiti nuovi criteri per il riconoscimento del diritto a congedi parentali, in particolare per l’assistenza ai soggetti over 65 che usufruiscono del buono servizio di secondo e terzo livello.

Secondo Federanziani, i riflessi di questa riforma sarebbero positivi sia sull’occupazione che sulla finanza pubblica e sulle imprese. Oggi le famiglie si avvalgono di badanti e assistenti familiari – un fenomeno spesso sommerso e irregolare che potrebbe emergere e assumere una consistenza significativa in un quadro di sussidiarietà e in un mix equilibrato di lavoro di cura formale e informale e in presenza di una più forte rete di interventi da inserire nei Liveas. I benefici poi ci sarebbero oltre che per gli enti previdenziali (per l’emersione dal sommerso) anche per la  finanza pubblica, in particolare la sanità che verrebbe sgravata da significativi costi assistenziali. E la fattibilità? Battaglia porta come esempi quello della Francia in cui è stata istituita una tassa di scopo e della Germania dove, per finanziare il fondo, i lavoratori hanno rinunciato a 2 giorni di ferie. “In Germania, una persona allettata nell’ultima fase della sua vita può prendere 1.750 euro al mese dallo Stato con cui può pagarsi l’assistenza a domicilio, da noi siamo ancora ai 500 euro dell’accompagnamento. È un altro mondo”, ha concluso Battaglia. (lp)

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