8 luglio 2016 ore: 15:05
Immigrazione

Da Fermo a Dallas, "le miserie che vanno condannate"

Gli omicidi di Dallas e Fermo "sono due miserie che vanno condannate". Commenta cosi' Antonio Karaboue, docente di diritto dell'Immigrazione nella facolta' di Giurisprudenza dell'universita' Niccolo' Cusano, l'odio che ha ultimamente legato i fatti ...
Dallas, sparatoria contro polizia

Gli omicidi di Dallas e Fermo "sono due miserie che vanno condannate". Commenta cosi' Antonio Karaboue, docente di diritto dell'Immigrazione nella facolta' di Giurisprudenza dell'universita' Niccolo' Cusano, l'odio che ha ultimamente legato i fatti di cronaca in Italia e negli Usa. "Gli estremismi e i nervosismi, sia a Fermo che a Dallas, non sono mai condivisibili. In Italia c'e' stato chi ha soffiato sul fuoco dell'immigrazione, negli Stati Uniti delle fazioni morbose e discriminanti hanno fatto apparire una realta' che non era".

Il giurista parla di un segnale preoccupante dal punto di vista sociale: "Casi del genere illuminano e aprono a delle riflessioni sull'evoluzione sociale che stiamo vivendo. Indubbiamente in Italia non aiuta il clima di tensione, considerando la presa di posizione di alcuni partiti politici che, sull'onda della crisi economica, individuano nell'immigrazione una delle cause delle maggiori sofferenze dei cittadini. Non possiamo dimenticare- precisa Karaboue- le campagne e i dibattiti sollevati da alcune realta' particolarmente estremiste negli ultimi mesi, cercando di raggiungere un obiettivo elettorale attraverso la strumentalizzazione delle sofferenze e delle difficolta' dei migranti". Clima di tensione "che non giustifica gli atti violenti e criminali e che fa riflettere su alcuni fenomeni morbosi, negativi e malati, frutto delle situazioni che ci sono e che si vivono".

Nell'omicidio di Fermo emerge "lo spauracchio dell'immigrato che ci toglie il lavoro, che ci toglie i contributi, i diritti e tutta una serie di garanzie anche sotto il profilo della sicurezza. Quante volte si e' detto che le carceri italiane sono popolate da stranieri? Tutta questa serie di informazioni e deformazioni della realta'- spiega ancora il docente all'agenzia Dire- portano a una condivisione erronea dello stato dei fatti. In particolare, nelle fasce meno istruite e piu' socialmente provate puo' crescere quel sentimento di odio che poi, in un'attivita' criminale, puo' sfociare in un'azione omicida".

Parlando di Dallas, il professore di Unicusano tiene a "differenziare la realta' americana da quella europea. Partendo da questo presupposto stiamo mettendo in analogia i due fenomeni solo perche' si sono svolti nello stesso arco temporale. Si tratta di realta' diverse".

Come vanno "condannate le azioni relative a un'attivita' nei confronti delle persone di colore, cosi' non deve passare l'idea che la Polizia possa prediligere o preferire una determinata attitudine ad abbattere le persone di colore. I fatti che si sono susseguiti in America hanno macchiato l'immagine della Polizia, che non e' quella che viene rappresentata. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti dopo l'11 settembre hanno trovato una grande adesione sotto il profilo dell'appartenenza americana alla nazione ed e' l'America uno dei popoli che ha visto il primo presidente di colore. Un presidente nero alla Casa bianca- sottolinea il giurista- questo bianco-nero incrociati ai massimi vertici istituzionali fa comprendere quanto l'America sia pronta ad una condivisione".

Che la Polizia "sia uccisa o uccida il principio e' lo stesso: non e' possibile tollerare alcuna situazione criminale. Certamente alcuni casi hanno danneggiato la figura istituzionale della Polizia. E la stessa Polizia ha fatto ammenda quando l'azione di risposta e' stata palesemente eccessiva e laddove abbia sempre riguardato il popolo nero. Ma la Polizia non e' solo quella- chiosa Karaboue- noi parliamo di un continente, di 51 Stati, di una realta' complessa e numericamente assai piu' influente di alcuni casi registrati che caratterizzano una realta' assai marginale rispetto alla totalita' dell'appartenenza al sistema di sicurezza americano".

Sebbene anche un solo caso criminale "dia fastidio, scalpore, terrore e disdegno, bisogna sempre ricondurlo in termini percentuali a una minima parte di una Polizia fuorviata, molesta e che non rispetta quello per la quale ha giurato davanti la Costituzione nel momento in cui ha preso servizio. Penso che si possa parlare di pecore nere, casi isolati e situazioni che non risalgono a una logica impositiva o maggioritaria. Pur condannando questi atteggiamenti- afferma il professore di diritto dell'Immigrazione di Unicusano- non possiamo giustificare poi un'azione ritorsiva".

Anche in Italia si puo' parlare di pecore nere? "Indubbiamente si', il problema sono le percentuali. In America questi casi li contestualizziamo nella grande realta' americana, nella quale possono essere marginalmente rilevanti sotto un profilo statistico. In Italia non possiamo, nei massimi sistemi, paragonare la realta' americana alla Nazione. L'Italia e' un Paese esposto ai flussi migratori per ragioni geografiche- puntualizza Karaboue- ed e' chiaro che da noi un'azione ha un peso maggiore e maggiorato sia sotto il profilo geografico che sociale. La crisi che viviamo non e' la crisi che vive l'America, le nostre peculiarita' non sono quelle dell'America. Non possiamo dire che l'Italia sia un Paese razzista, non possiamo dire che l'Italia non sia un Paese solidale, non possiamo dare agli italiani una connotazione che non gli appartiene. Anche se sono qualcosa in piu' che mele marce o pecore nere, sono sempre una visione minoritaria e gli stessi italiani sono molto toccati- conclude- lo dimostra la solidarieta' che si sta registrando in questi momenti da parte di tutti. È molto significativa". (DIRE)

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