Da Idomeni a Salonicco: “Condizioni ancora peggiori, migranti in lacrime”
Campo Sindos (Salonicco). Foto: Antonio Nicolini
Campo militare di Sindos (Salonicco). Foto: Antonio Nicolini |
ROMA – “Mohammed ci ha chiamato in lacrime chiedendoci di portarlo via, altrimenti sarebbe scappato da solo. Avremmo dovuto risparmiare a lui e agli altri l’ ennesima ferita psicologica: quello che sta succedendo in queste ore non ci fa bene come Europa”. Mentre nel campo di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, vanno avanti le operazioni di sgombero, Antonio Nicolini uno dei volontari italiani che per mesi ha portato aiuto ai rifugiati nel grande campo informale, ci racconta quali sono le prime conseguenze delle deportazioni. Una parte dei profughi sono stati trasferiti, infatti, a Salonicco, nel campo militare di Sindos: una ex fabbrica formata da 4 hangar, “molto sporca e polverosa, dove c’è pochissima luce e l’aria è irrespirabile” sottolinea. Qui sono state sistemate tende da 4/6 persone per ospitare le tante famiglie spostate in queste ore.
Foto: Antonio Nicolini |
“Mohammed è un ragazzo siriano che ci aiutava nella distribuzione degli aiuti a Idomeni. Quando ci ha chiamato siamo venuti e siamo riusciti a entrare a Sindos anche se per poche ore: qui ci sono già circa 600 persone trasferite da Idomeni, molte famiglie anche con bambini. Ma il campo non è del tutto attrezzato – spiega – ci sono solo 18 bagni e non c’è acqua potabile, la distribuzione avviene solo tramite le bottiglie di plastica: più che un campo è una cosa raffazzonata in un paio di giorni”. Nicolini spiega che all’interno del campo militare le organizzazioni presenti assicurano che le condizioni miglioreranno: “quello che non capiamo è il perché di questa operazione di forza fatta in fretta e furia, e che di fatto non va a migliorare la condizione di queste persone, ma se possibile, la peggiora. il motivo di tutto questo non è chiaro. Quello che è certo è che si tratta di una sofferenza ulteriore per persone già molto provate. Una sofferenza che non si meritavano e che poteva essere evitata”.
Foto: Antonio Nicolini |
Da ieri sono più di duemila le persone trasferite da Idomeni in altri campi governativi. E si stima che all’interno ci siano ancora dalle quattromila alle seimila persone, che dovrebbero essere mandate via in queste ore. - “Lo sgombero per ora si sta svolgendo in modo pacifico – aggiunge Nicolini – e per questo procede velocemente. Il problema sarà mandare via le persone dalla ferrovia che è la parte più problematica: qui ci sono molti giovani, singoli, che potrebbero fare resistenza. Sarà la prova del nove dello sgombero. Adesso lì ci sono circa un migliaio di persone”.
Intanto con l’operazione di polizia all’interno di Idomeni si sono interrotte anche le attività di volontariato. Agli operatori umanitari e ai giornalisti non è consentito l’accesso al campo. “Noi siamo partiti dall’Italia per portare aiuti umanitari – aggiunge l’attivista – e facciamo parte del progetto Hopefull giving. Dentro al campo distribuivamo diversi generi di necessità anche con l’aiuto di alcuni ragazzi siriani, come Mohammed che ci facevano da mediatori. Ora non sappiamo bene se la nostra attività andrà avanti. Nei campi governativi entrano solo alcune organizzazioni che hanno l’autorizzazione”. Anche gli attivisti di OverThe Fortress sono stati costretti a lasciare Idomeni, come racconta Tommaso Gandini : “Poliziotti in borghese si sono aggirati per tutta la mattina nel campo per individuare chi come noi era ancora all’interno per monitorare quanto stava accadendo -sottolinea -. Ora ci sono due enormi ruspe che stanno tirando giù tutte le tende. Siamo stati costretti a uscire, ma continueremo la nostra attività di monitoraggio”.
Foto: Antonio Nicolini |
E sono tante anche le organizzazioni internazionali che in queste ore stanno criticando le modalità dello sgombero di Idomeni. “Non sono queste le modalità con cui si mette in atto un’operazione del genere quando ci sono di mezzo i bambini. A Idomeni la metà delle persone presenti erano minori – afferma Andrea Iacomini, portavoce di Unicef -. Assistere a questo sgombero, attuato con le ruspe, per questi bimbiche già hanno un vissuto di tragedia è assurdo: non è questo il modo in cui l’Europa può trattarli”. A preoccupare Iacomini è anche il fatto che in queste ore le famiglie siano trasferite in campi militari: “questi centri non sono adatti ai bambini, per noi sarà molto più difficile sapere cosa accade. Chiediamo di essere informati quotidianamente sulla situazione dei minori, per cui non possono valere gli stessi standard che valgono per gli adulti e auspichiamo che alle organizzazioni umanitarie e di volontariato sia consentito accedere. Abbiamo già denunciato che ci sono 22 nmila bambini in Grecia che vivono in condizioni disumane e che sono trattenuti in centri di detenzione: questa è una violazione del diritto dell’infanzia. La Grecia ha dimostrato capacità di accoglienza, ma questo sgombero è davvero inaccettabile”. (ec)