La Capitale europea del volontariato ha ospitato ieri la prima tappa di un percorso che vedrà il mondo del volontariato riflettere su un nuovo testo alla luce delle nuove sfide. A coordinare i lavori la Fondazione Zancan. Vecchiato: “Chi siamo e cosa vogliamo essere nel futuro. Questa sarà la nuova carta: il passaggio dall’io al noi”
PADOVA - Una nuova Carta dei valori del volontariato a vent’anni dalla sua prima edizione, senza lasciare indietro i giovani e le nuove forme di impegno civico e volontariato. Nella città Capitale europea del volontariato del 2020 si lavora anche a questo, ovvero a lasciare un segno tangibile di questa grande occasione che possa accompagnare il volontariato italiano nei prossimi anni. Ad avviare i lavori, un incontro tenutosi ieri presso il Centro culturale Filippo Franceschi e curato dalla Fondazione Zancan. “Dono, fraternità e bellezza. Il diritto di fare del bene”, questo il titolo dell’evento che ha visto esperti e docenti universitari confrontarsi su diversi temi, dai fondamenti costituzionali della solidarietà al pensiero nativo, fino alle sfide del dialogo interreligioso. Tutto questo per porre le basi di un progetto ambizioso: riscrivere la Carta dei valori del volontariato con un approccio nuovo e condiviso. “Inizia la riscrittura della carta dei valori del volontariato per rilanciare la capacità dei volontari e incoraggiarla a prefigurare nuove forme di socialità solidale di cui abbiamo un estremo bisogno - ha spiegato a Redattore Sociale Tiziano Vecchiato, della Fondazione Zancan e coordinatore dei lavori della giornata dedicata alla nuova carta -. Una società che non ha fiducia nel proprio futuro non fa spazio ai giovani e non affronta le sfide che tutti insieme dobbiamo affrontare”.
Con l’incontro di ieri è iniziata quella che Vecchiato definisce la “preparazione del cantiere”. Un incontro quindi che in qualche modo ha messo le basi per una riflessione che accompagnerà il volontariato italiano per tutto il 2020, anche grazie all’esperienza di Padova Capitale europea del volontariato. “Per preparare il cantiere bisogna pulire, fare spazio, organizzare i materiali da costruzione che per terra sembrano pietre, ma se le monti ad arco romano diventano una cattedrale. Ovviamente devi avere già in testa quello che può diventare, un acquedotto o una cattedrale, ma su questo non partiamo da oggi. C’è una lunga riflessione e quando ce l’hanno chiesto l’abbiamo intensificata”.
Per la prima carta dei valori del volontariato si è dovuto attendere il 2001, ma come ha ricordato lo stesso Mattarella durante la cerimonia di inaugurazione di Padova Capitale europea, il volontariato italiano ha radici molto più profonde. “Durante gli anni 70 c’è stato il grande dibattito sollecitato anche da figure come don Giovanni Nervo o anche da Luciano Tavazza - ha ricordato Vecchiato -. Negli anni 80, invece, c’è stata una scossa sociale faticosa, penso all’obiezione di coscienza e lì c’è stata una spinta all’innovazione. Poi la legge del ’91, ed infine un passaggio da pionieri a colonizzatori, quelli che dovevano mettere ordine sul campo da gioco e far fruttificare il terreno e le piante. È giusto e ragionevole che la carta dei valori sia arrivata in quegli anni”. Ora la sfida è in qualche modo più ampia e plurale. “A quei tempi - ha continuato Vecchiato - bisognava rinforzare molto l’identità del volontariato e quindi metterlo in grado di affermarsi socialmente, di farsi strada, spazio e di essere riconosciuti. È un approccio molto sul "chi sono io volontario" e non sul chi siamo”. Ma con quella che Vecchiato definisce la “quantità partecipativa” che caratterizza il volontariato odierno, bisogna pensare al plurale. “Chi siamo e cosa vogliamo essere nel futuro: questa sarà la nuova carta - ha aggiunto -, cioè il passaggio dall’io al noi".
La giornata di lavori a Padova è stata, come spiega lo stesso Vecchiato, “una ricognizione dei potenziali che abbiamo per lavorare su nuove forme di socialità nativa e quindi sussidiarietà”. A maggio un secondo appuntamento per entrare nel vivo della costruzione della Carta dei valori. “Faremo un approfondimento residenziale con preparazione prima in un gruppo ristretto rappresentativo di vari mondi di azione e di pensiero e da lì verranno fuori un sacco di materiali da divulgare - ha aggiunto Vecchiato -. Poi, ci sarà una lista di altri spunti essenziali da mettere negli articoli della carta dei valori. Infine, seguirà un ulteriore lavoro e i risultati finali saranno una presentati durante una conferenza di consenso in cui la carta dei valori sarà approvata da una giuria di persone riconosciute, di sicura indipendenza e bellezza di pensiero”. La carta dei valori, tuttavia, è solo “un distillato”, ha aggiunto Vecchiato. Tutto il resto dei lavori “confluirà in sussidi e in materiali che raccoglieranno l’approfondimento costituzionale, quello della Philosophy for Children, del dialogo interreligioso e della bellezza. Tutte queste cose diventeranno un corredo della carta dei valori”. Un lavoro, ha aggiunto Vecchiato, che dovrà “accompagnare la crescita del volontariato nei prossimi 10-15 anni - ha aggiunto -. Come ha detto Stefano Tabò, presidente di Csvnet, bisogna fare una carta che guardi ai prossimi 20 anni. E proprio per questo, qualche navigatore con molta esperienza, ha detto che non dobbiamo farla troppo bella, la Carta, perché dobbiamo dare delle sfide raggiungibili, altrimenti perdiamo un’occasione unica”.
Il cantiere della carta dei valori del volontariato sarà aperto anche ai giovani e a quel volontariato informale di cui si parla ormai da diversi anni. “Non accetterò che un combattente reduce partecipi se non porta un giovane che sarà un futuro rivoluzionario del volontariato - ha aggiunto con un pizzico di ironia Vecchiato -. Se chi partecipa, che ha una certa età, esperienza ed è stato una guida, non porta un giovane che sarà un futuro Tavazza o Giovanni Nervo allora raccogliamo acqua con un cesto: sarà costituito così il gruppo che farà il seminario chiuso a maggio”. Alla Fondazione Zancan il compito di accompagnare veterani e giovani rivoluzionari, per dirla con Vecchiato, verso la stesura di una nuova Carta dei valori. Una scelta non casuale, ha concluso Vecchiato. “Perché hanno chiesto alla Fondazione Zancan di fare questo? Perché è da sempre un testimone di questo lungo percorso, fin dalla sua nascita, ed ha sempre avuto a cuore tutto questo, senza sovrapporsi, seguendo lo spirito di don Giovanni Nervo”.(ga)