11 giugno 2020 ore: 12:33
Immigrazione

Da Ventimiglia alla rotta balcanica riprendono i respingimenti ai confini di terra

di Eleonora Camilli
Riammissioni illegittime, violenze, violazioni dei diritti. A Trieste le persone che riescono ad arrivare vengono rimandate indietro sulla base di un accordo del 1996. Al confine francese neanche ai minori è concesso di chiedere asilo
Eleonora Camilli Migranti rotta balcanica

Migranti bloccati a Bihac

ROMA - Le piaghe ai piedi, le scarpe distrutte, i volti stremati. Arrivano così, dopo giorni di cammino sulla rotta balcanica i migranti a Trieste. Qui Lorena Fornasir e gli altri volontari dell'associazione Linea d’ombra li accolgono in stazione: curano le ferite, forniscono gel e mascherine, gli danno da mangiare. Nei mesi di pandemia il flusso non si è mai interrotto: da Bihac, in Bosnia, attraversano il confine con la Croazia per poi arrivare in Slovenia e in Italia. E da qui, dopo qualche giorno di riposo, in molti tentano di continuare il viaggio verso altri paesi europei.

“Quando arrivano sono il fantasma di se stessi - racconta Lorena Fornasir - vediamo tante ferite sui loro corpi, spesso sono in condizioni terribili, esausti. Non mangiano da giorni, patiti di fame e di sete, perché hanno bevuto acqua solo da pozzanghere a terra. Oggi  la terra di confine è sempre più pericolosa. A Trieste vediamo quelli che riescono ad arrivare, poi ci sono quelli che la polizia rintraccia e che vengono rimandati indietro, per una politica di deportazioni spietata”. Alcuni dei ragazzi assistiti dall’associazione sono stati anche portati in questura per il fotosegnalamento, senza però che fosse loro permesso di fare richiesta d’asilo. Al contrario, alcuni sono stati fatti salire sui cellulari della polizia e rispediti indietro, prima in Slovenia, poi in Croazia e infine in Bosnia o in Serbia, proprio dove era iniziato il viaggio.  “E’ un fatto gravissimo, sono atti illegittimi - continua Fornasir -. Dicono che essendo già passati in un paese europeo devono essere rimandati indietro, proprio come fa la Francia con l’Italia nel confine opposto. Si riparano dietro questa cornice. Intanto dalle testimonianze che abbiamo raccolto la polizia croata sta assumendo metodi sempre più cruenti, li massacrano letteralmente di botte”. Gli arrivi, seppur con numeri intermittenti sono continuati anche durante il periodo del lockdown. L’associazione oltre alla normale attività ha aggiunto la distribuzione di mascherine e gel igienizzanti: “per fortuna non è mancata la solidarietà. Ci sono arrivate tante donazioni dai privati, una ragazza ha inviato 700 mascherine, altri ci hanno permesso di comprare cibo e di continuare a sostenere i volontari che operano a Bihac, Velika Kladusa e altri siti in Bosnia”.

© Serena Chiodo Ventimiglia centro per migranti

Ventimiglia, centro per migranti

Ma con i flussi ininterrotti sono ricominciate anche le riammissioni di migranti verso i paesi di confine. In particolare come denuncia anche l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) in una lettera aperta inviata al ministero dell’Interno, sono state messe in atto  pratiche illegittime dei respingimenti verso la Slovenia. L'associazione ha anche elaborato un documento di analisi “La riammissione informale dall’Italia alla Slovenia sulla base dell’Accordo bilaterale Italia – Slovenia e le riammissioni a catena verso la Slovenia e la Croazia“. Nella lettera Asgi ricorda come a metà di maggio 2020 il ministero dell’Interno ha annunciato di voler incrementare le riammissioni di migranti in Slovenia che, nei giorni successivi si sono susseguite con effettiva intensità ed hanno riguardato molti cittadini afgani e pakistani. Secondo le testimonianze raccolte, le persone riammesse non avrebbero ricevuto alcun provvedimento e ignare di tutto, si sono ritrovate respinte in Slovenia, quindi in Croazia, ed infine in Serbia o in Bosnia, da dove era iniziato il viaggio, sebbene le stesse fossero intenzionate a domandare protezione internazionale all’Italia .

Si tratta di “ riammissioni effettuate non in ragione del ripristino dei controlli alle frontiere interne mai formalmente avvenuto ma in applicazione dell’accordo bilaterale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla riammissione delle persone alla frontiera, firmato a Roma il 3 settembre 1996, che dimostrano una chiara volontà delle autorità italiane di incrementare riammissioni al confine orientale, secondo le direttive che sarebbero state ricevute direttamente dal Governo italiano” spiega Asgi.

Per questo l’associazione chiede di sapere se tali direttive sono effettivamente state impartite da parte del ministero e comunque di interrompere immediatamente le pratiche illegittime di riammissioni in Slovenia e da qui verso gli altri Stati ricordando che numerose inchieste internazionali testimoniano dei trattamenti inumani e degradanti ai quali, in violazione del divieto inderogabile previsto dall’art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani le persone respinte vanno incontro lunga la rotta balcanica.

© Serena Chiodo Confine Ventimiglia Francia

Confine Ventimiglia Francia

E se a Trieste si registrano violazioni, non va meglio nel confine terrestre occidentale. Secondo una ricerca dal titolo The brutal side of the French Riviera, realizzata da Serena Chiodo e Anna Dotti, anche a Ventimiglia continuano gli abusi e i comportamenti illegittimi nei confronti delle persone che cercano di attraversare la frontiera tra Italia e Francia. “Se non fai resistenza, i poliziotti prendono i tuoi dati e ti lasciano andare. Altrimenti ti insultano e ti picchiano.” Con queste parole un cittadino sudanese descrive la realtà che affrontano i migranti nella zona di confine tra le città di Ventimiglia e Mentone. Secondo la ricerca la polizia francese mette in atto una serie di pratiche illegali: dal racial profiling, alle violenze, i furti e le detenzioni, per respingere verso l’Italia i migranti che provano ad entrare.

In tutto, ogni giorno, la polizia francese respinge una quarantina di migranti, per un totale di oltre 15.000 persone soltanto nel 2019. Ad oggi la maggior parte delle persone respinte proviene dall’Africa subsahariana, Sudan in particolare. Molti sono minorenni. In molti hanno attraversano il mar Mediterraneo per sbarcare in Italia e poi percorrere tutto il paese verso nord, fino alla frontiera con la Francia. Altre persone – per lo più cittadini curdi, afgani e pachistani – raggiungono quest’area passando per la rotta balcanica. Tra i migranti che provano ad attraversare il confine, molti – in particolare cittadini di Senegal, Gambia, Guinea, Mali - hanno vissuto diversi anni in Italia, con un regolare permesso di soggiorno. Ciononostante non sono riusciti a raggiungere una propria indipendenza economica, né a inserirsi nel tessuto sociale del paese, a causa di un sistema d’accoglienza carente, della mancanza di percorsi di inclusione così come di opportunità di impiego. La situazione per queste persone è ulteriormente peggiorata dopo l’approvazione nel dicembre scorso del decreto sicurezza.

Tra i respinti costantemente anche molti minori, in violazione dei loro diritti. Nel report viene documentato come le persone vengano chiuse in container, che il Contrôleur général dei luoghi di privazione della libertà ha definito “strutture sporche, poco dignitose, dove manca il posto per stendersi e dove il cibo e l’acqua sono forniti solo a discrezione dei funzionari di polizia”. Inoltre sono molti i migranti che riferiscono di furti di documenti ed effetti personali. “La polizia spesso strappa i documenti di persone con il permesso di soggiorno francese o con richieste di asilo presentate in Francia”, spiega un attivista di Kesha Niya, movimento che fornisce assistenza ai migranti respinti al confine. La Commissione francese per i diritti umani ha definito “inumane” le pratiche messe in atto dalla polizia francese. “A Ventimiglia non ci sono strutture di accoglienza. L’unica è il ‘Campo Roya’, gestito dalla Croce Rossa italiana: isolato dalla città, ospita circa 200 persone in condizioni estremamente precarie - spiega la ricerca -. Nonostante le continue denunce, le violazioni continuano. Ciò che succede nel cuore dell’Europa palesa la mancanza di responsabilità condivisa e solidarietà tra paesi per quanto riguarda la gestione delle migrazioni. Una situazione che contribuisce alla diffusione di attività criminali, dalla tratta al traffico di esseri umani”.

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