9 agosto 2016 ore: 15:30
Welfare

Dal Baobab alla consulta disabilità, Baldassarre: ecco il mio piano per Roma

INTERVISTA all'assessora al sociale Laura Baldassare, che pensa a una nuova stagione dei diritti per la capitale a partire dal tema della legalità. Tra i primi interventi un centro per migranti transitanti, un garante per l’infanzia, un tavolo sui campi rom. Con l'aiuto di istituzioni e associazioni
Laura Baldassare

ROMA - Un centro per transitanti sul modello Milano, un garante cittadino dei diritti dell’infanzia, un tavolo per lavorare sul superamento dei campi rom e una consulta per venire incontro alle richieste delle persone con disabilità. Sono questi i primi obiettivi della neoassessora al sociale Laura Baldassare che in una lunga intervista a tutto campo a Redattore sociale parla della nuova stagione dei diritti che ha intenzione di aprire a Roma. “Il tema della legalità è prioritario – dice – e trasversale a tutte le linee programmatiche che stiamo realizzando”. 

Laura Baldassare
Laura Baldassare

Partiamo dall'attualità. In questi giorni si parla molto del caso dell’assessora Muraro. Alcune testate riportano una spaccatura all’interno della giunta, secondo cui alcuni assessori non saranno presenti mercoledì al consiglio straordinario per mettere la loro faccia sulla difesa della collega. Lei ci sarà?
Non c’è alcun caso Muraro. E’ una questione portata avanti solo dai media, pertanto tutti gli assessori che potranno esserci, rispetto agli impegni che hanno, ci saranno. Questa è una giunta che sta lavorando come una squadra ed è molto compatta.

Una delle questioni che il suo assessorato si troverà ad affrontare è l’eredità della vicenda Mafia Capitale che ha coinvolto le cooperative e il mondo del sociale. La sindaca Raggi ha detto chiaramente di voler scardinare il sistema. Avete già iniziato a pensare come fare?
Sicuramente il tema della legalità è trasversale a tutte le linee programmatiche che stiamo realizzando, per noi è prioritario ogni giorno. Ma bisogna evitare di fare di ogni erba un fascio. Le responsabilità individuali e personali vanno perseguite, ma dobbiamo allearci con la parte più positiva del terzo settore, che negli anni ha fatto un grande lavoro di advocacy. Fin da subito apriremo una nuova stagione rispetto alle consulte, ci confronteremo con il terzo settore, le università e le associazioni. E’ chiaro però che rispetto ai contratti per i servizi c’è bisogno di regole certe, quindi l’indicazione data ai dipartimenti è quella di un rispetto puntuale della normativa in vigore. Il monitoraggio è poi l’altra parte fondamentale, perché bisogna controllare innanzitutto la qualità dei servizi erogati. E’ una parte che negli anni è stato del tutto dimenticata.

Veniamo al Baobab, da settimane l’emergenza è continua a via Cupa con i migranti che dormono in strada. Per superarla si parla di una tendopoli a Tiburtina. In che modo verranno trasferite le persone? Ci sarà un nuovo sgombero o avete raggiunto un accordo con i volontari e le associazioni?
La situazione dei migranti che dormono e vivono a cielo aperto in via Cupa è una delle eredità più pesanti da gestire perché il Comune non ha la possibilità di agire in emergenza. Fin dalle prime ore dell’insediamento della giunta ogni lunedì ho incontrato le istituzioni, le associazioni che lì lavorano e i volontari. Innanzitutto bisogna dare una risposta urgente, nel giro di settimane, per evitare che i migranti continuino a dormire in strada e che i cittadini siano costretti a vivere in una situazione del genere. Abbiamo, quindi, attivato tutte le risorse attivabili: le istituzioni, le organizzazioni e i volontari. Nei prossimi giorni incontrerò anche i comitati di quartiere. Inoltre, abbiamo cercato di capire quanti posti in accoglienza ci sono e li abbiamo incrementati, dando la priorità ai soggetti vulnerabili. Bisogna anche dire che siamo di fronte a una tipologia di migranti particolare, i cosiddetti transitanti, che a livello giuridico non esistono ma esistono come persone. Sono migranti che non vogliono restare a Roma, il loro progetto migratorio prevede di andare altrove. Abbiamo aperto anche un’interlocuzione costante con la prefettura e la questura anche per velocizzare i passaggi burocratici per chi di loro chiede la relocation. Ma sappiamo che c’è un problema di arrivi, soprattutto notturni. Quindi ci troviamo nella necessità di allestire una tensostruttura in una zona che non sarà tanto vicina alla stazione Tiburtina, proprio per non avere un impatto negativo sulla cittadinanza. Sarà in un luogo isolato rispetto alle abitazioni.

Tra quanto sarà operativa la nuova tensostruttura?
Stiamo lavorando ogni giorno su questo e contiamo di allestirla nelle prossime settimane, rispettando tutte le normative. Abbiamo trovato molte collaborazioni, l’idea è quella di attivare tutte le risorse che Roma può esprimere con una regia pubblica. Ma noi la tensostruttura non avremmo voluto costruirla, siamo costretti a farlo per dare una risposta nell'immediato. Nel frattempo abbiamo iniziato un percorso per dotare Roma di un luogo che strutturalmente possa accogliere questo tipo di migranti.

Verrà creato un centro per transitanti a Roma?
Sì, la tensostruttura servirà in emergenza per togliere le persone dalla strada. Parallelamente sul modello di Milano e di altre città europee abbiamo formulato insieme alle istituzioni, le associazioni e le organizzazioni un’idea progettuale. Su questo abbiamo già richiesto dei contributi per far in modo che l’estate prossima non ci sia una nuova emergenza.

Ci sono due luoghi che in questo anno sono stati spesso chiamati in causa come possibili strutture dove creare un centro per transitanti. Uno è l’ex Ferrhotel, dato in comodato d’uso da Ferrovie ma poi bloccato dalla ragioneria per i costi troppo alti della messa a norma. Mentre i volontari del Baobab chiedono di attrezzare a questo scopo l’ex Ittiogenico. Una di queste due soluzioni è stata presa in considerazione?Vengono prese in considerazioni tutte le strutture ma per ora non c’è nessuna decisione sul luogo fisico in cui il centro verrà realizzato. Ci siamo concentrati piuttosto su che cosa realizzare per accogliere in modo dignitoso questo particolare gruppo di migranti. Sul luogo fisico tutte le ipotesi sono aperte.

Il modello seguito sarà quello di Milano, con un progetto del Comune ma gestito insieme alle associazioni e i volontari?
Sì, ma vorrei anche dire che a settembre partiranno dei corsi per i volontari attivi. Verrà richiesta l’adesione a un codice di comportamento, perché anche il volontariato va professionalizzato, dando gli strumenti alle persone che offrono la loro disponibilità di poter interagire in modo migliore. Quindi, sì, seguiremo il modello Milano ma con dei miglioramenti. Da quel modello prendiamo la regia pubblica e l’attivazione di tutte le risorse disponibili, sia pubbliche che private. Non intendiamo creare dei luoghi che siano di conflitto con la cittadinanza, dobbiamo pensare a una rete territoriale che si prenda carico di tutte queste situazioni.

In fatto di migranti, a Roma c’è un’altra emergenza che riguarda i minori non accompagnati, che finiscono nelle reti degli sfruttatorii. In particolare, la stazione Termini è uno dei luoghi di prostituzione. Come pensate di intervenire su questo fenomeno?
Purtroppo si tratta di una questione che coinvolge tutta l’Italia e tutta l’Europa. Credo che sia  necessario un ripensamento complessivo del sistema di accoglienza prestando attenzione ad alcuni aspetti cruciali. E’ importante dargli un tetto a questi ragazzi ma dobbiamo lavorare anche per dargli un futuro, quindi il tema è quello dell’inclusione sociale. Rispetto alla stazione Termini riprenderemo la riflessione già fatta con il prefetto Gabrielli e ora con il nuovo prefetto Basilone, e con tutte le altre realtà istituzionali che possono contribuire. C’è anche il tema centrale del ruolo dell’Anci. L’obiettivo è quello di favorire il più possibile il dialogo tra le istituzioni e le organizzazioni come metodo. E poi sicuramente serve un monitoraggio costante: vorremmo creare un garante cittadino per l’infanzia e l’adolescenza. Abbiamo visto che altrove una figura come questa ha contribuito significativamente alle attività di controllo e di creazione di una cultura più attenta sui diritti dei bambini e adolescenti.

Un tema cruciale è anche quello che riguarda i rom e sinti. Nel programma Raggi è stata più volte sottolineata l’idea di superare il modello dei campi. Come state pensando di farlo, avete idea di continuare la sperimentazione di Danese dei bonus casa per le famiglie più disagiate?
Questo è un tema prioritario che vogliamo affrontare fin da subito, quindi nelle prossime settimane porterò una delibera in giunta per la creazione del tavolo che deve elaborare il piano per la popolazione rom, sinti e camminanti. Si tratta di un atto necessario a una pianificazione dettagliata e alla traduzione anche su Roma della strategia nazionale. I pilastri di questa strategia sono l’accesso alla scuola, ai servizi sanitari, all’occupazione e agli alloggi. Vogliamo superare i campi che sono negativi sia per chi ci abita che per i cittadini che vivono intorno a questi luoghi di segregazione. Abbiamo la grande opportunità di poter pianificare. Rispetto ai bambini dobbiamo porci la domanda se gli stiamo davvero garantendo il diritto all’istruzione. Per lavorare su questo tema abbiamo dei fondi europei che non devono essere sprecati. Nel lavorare per queste popolazioni lavoriamo anche per tutti i cittadini romani. Rispetto alle decisioni specifiche è chiaro che valuteremo caso per caso, ma va superato sicuramente l’approccio assistenzialista.

Un’altra questione cruciale è quella della povertà. Roma è molto indietro sulla sperimentazione della social card. Come pensate di intervenire? State pensando a una sperimentazione nella capitale del reddito di cittadinanza?
La domanda che ci siamo posti anche noi è come sia possibile che Roma, rispetto ad altre città, sia rimasta così indietro. Questa è un’altra eredità che abbiamo trovato. Anche qui bisogna rifarsi alle indicazioni europee, perché l’Italia è una delle poche nazioni che non ha una misura di sostegno al reddito per le popolazioni indigenti. Siamo in un momento cruciale, perché finalmente ci sarà il Sia, il sostegno all’inclusione attiva, anche su Roma a partire dal mese di settembre. Questa misura prevede un sostegno alla famiglia, in particolare, si partirà da famiglie con bambini, dalle disabilità e dalle donne in stato di gravidanza accertata. Questa è una grande opportunità per muoversi nell’orizzonte del reddito di cittadinanza che è un tema fondamentale di contrasto alla povertà. Sappiamo, per esempio, che l’incidenza della povertà sui minorenni è molto alta, perché le famiglie con bambini subiscono di più gli effetti della crisi. Mentre l’incidenza sugli anziani è inferiore, perché abbiamo le pensioni sociali. Quindi una funzione di sostegno al reddito funziona. Rispetto all’eredità che abbiamo trovato dobbiamo innanzitutto fare ordine, perché poi in autunno ci sarà una grande possibilità per le famiglie.

Infine, sulla disabilità uno dei grandi temi è quello dell’assistenza. Le famiglie e i caregiver hanno scritto una lettera alla giunta sul tema dell’assistenza domiciliare. Chiedono, in sostanza di poter amministrare da sole i fondi  bypassando le cooperative. Come pensate di rispondere a questa richiesta?
Credo che su questo serva un ripensamento globale. Come dice il nome, il mio è un assessorato alla persona: l’obiettivo è dare risposte adeguate alle famiglie che hanno una situazione difficile. Nel nostro programma c’è l’idea di ripensare globalmente l’assistenza e le politiche di questa città rispetto alle persone con disabilità. Loro stesse hanno coniato lo slogan “niente su di noi senza di noi”, per questo vorremmo farlo con loro. Vogliamo aprire una nuova stagione di consultazione e di consulte, una delle prime sarà proprio sulla disabilità. Chiameremo al tavolo le associazioni e gli esperti che lavorano su questi temi. Da subito abbiamo previsto, inoltre, un coordinamento degli assessori municipali delle politiche sociali per lavorare tutti insieme. Roma Capitale deve prendersi tutti gli spazi che finora non si è preso, come la definizione dei livelli essenziali di assistenza in tutti i municipi e dare linee di indirizzo. Solo così riusciremo a dare una risposta concreta alle singole famiglie. (Eleonora Camilli)

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