Dal carcere alle aule dell’università: i detenuti studiano all'Alma mater
BOLOGNA – Studiare in una vera aula universitaria lasciandosi alle spalle le sbarre del carcere. È l’opportunità che avranno una ventina di detenuti del penitenziario della Dozza di Bologna. Ad annunciarlo Claudia Clementi, direttrice della casa circondariale sotto le Due torri, durante l’udienza conoscitiva tenutasi in Comune sul progetto dei lavori socialmente utili rivolto ai detenuti. “Questa è una novità – ha detto Clementi – ma con l’Alma Mater esiste da tempo un protocollo in cui si dà la possibilità a chi lo volesse di poter studiare. Quest’anno abbiamo deciso di fare un passo in più. Riuscendo a predisporre un’aula all’interno del polo universitario in cui i detenuti potranno seguire le lezioni”. Sono molti i progetti che la casa circondariale di Bologna, attraverso una collaborazione con associazioni, cooperative e aziende del territorio, ha messo in piedi negli anni. “Il fine è sempre lo stesso – ha continuato la direttrice – permettere ai detenuti di ricostruirsi una vita”.
Si va dall’officina meccanica Fare impresa in Dozza (quella raccontata in “Menomale è lunedì”, il film di Filippo Vendemmiati presentato in anteprima al Festival del cinema di Roma) fino alla sartoria Gomito a Gomito passando per lo sport con la nascita della neonata squadra di rugby Giallo Dozza e il laboratorio Raee di recupero dei rifiuti elettronici. A essere coinvolti, all’interno dei diversi progetti, sono quei detenuti che stanno finendo di scontare la pena. Su una popolazione carceraria che si aggira attorno alle 650-700 persone sono in tutto 75 quelle che a oggi hanno iniziato questi percorsi.
L’incontro in commissione è stato anche l’occasione per fare il punto sulla possibilità di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche in percorsi di reinserimento, attraverso i lavori socialmente utili. “Bisogna avviare dei progetti concreti e portarli a compimento – ha detto Pietro Buffa, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna – così come abbiamo fatto per il progetto Acero”. Un’iniziativa partita un anno fa e che ha coinvolto, la Regione, l’amministrazione penitenziaria e associazioni e imprese del privato sociale. In un anno sono stati 150 i detenuti che hanno usufruito di un percorso di educazione e formazione lavoro teso al reinserimento. “Dalla riunione di oggi è venuta fuori la disponibilità del Comune ad avviare un dialogo – ha concluso Buffa – e la necessità di informare associazioni e altri enti pubblici sulla possibilità di realizzare dei progetti concreti”. (dino collazzo)